Il possibile ritorno delle Province scuote il governo. Le linee guida per la riforma degli enti locali elaborata dall’esecutivo, infatti, le ripesca, infiammando il Movimento, da sempre contrario. Ad animare il dialogo l’anticipazione del Sole 24 Ore, che rivela i contenuti del testo scritto su carta intestata della Presidenza del Consiglio, risultato del tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città istituito dall’ultimo Milleproroghe (articolo 1, comma 2-ter del Dl 91/2018). Uno dei punti principali del tavolo è il ritorno alle vecchie Province con elezione diretta: una contro-riforma che per tagliare i costi punta a cancellare ambiti ottimali e altri enti intermedi.
L’idea fa storcere il naso a Luigi Di Maio e ai Cinque Stelle. «Si tratta di una riforma del Testo unito Enti locali portata avanti dalla Lega sulla quale il M5S non è assolutamente d’accordo», sottolineano fonti M5S. «Per me le Province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari. Questa è la linea del M5S», dice il capo politico. La Lega, però, corregge il tiro del vicepremier. «Stiamo facendo un lavoro importante con il M5s, e nello specifico con il vice ministro all’Economia Laura Castelli, in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali e a partire dal confronto col territorio che la riforma Delrio ha disarticolato con il risultato che i servizi che fornivano una volta le Province, come i trasporti e le scuole, non li copre più alcuno», spiega, contattato al telefono, il sottosegretario all’Interno, Stefano Candiani, che, insieme alla pentastellata Castelli, guida il tavolo. «Ho letto quanto dichiarato da Luigi Di Maio sull’abolizione delle Province ma non voglio entrare nella polemica politica», dice Candiani. «Dico che continueremo il lavoro e che avremo a disposizione presto anche degli studi e dei numeri che dimostrano, purtroppo, come la riforma Delrio abbia anche fatto lievitare le spese invece di produrre risparmi». Mentre dal Movimento ribadiscono che la paternità dell’idea è del Carroccio, Di Maio insiste: «L’obiettivo è eliminare ciò che non è indispensabile e reperire risorse per abbassare subito le tasse a imprese e famiglie». Cresce l’irritazione leghista: « I 5Stelle non possono cambiare idea ogni giorno su tutto. Oggi tocca alle Province, distrutte da Renzi con gravi danni per i cittadini e per la manutenzione di scuole e strade. Un viceministro 5Stelle lavora per rafforzarle, un altro ministro 5Stelle lavora per chiederle. L’Italia ha bisogno di SÌ e di serietà, non di confusione». Il dibattito in Italia sulle Province? «Lo affronteremo quando ritorneremo», taglia corto il premier Giuseppe Conte.
Intanto le opposizioni vanno all’attacco. «Pur di andare contro alle scelte del nostro Governo, fanno risorgere le vecchie province. Dopo aver salvato il Cnel e il bicameralismo paritario, torna l’elezione diretta delle province. Questo è il Governo Del Cambiamento: diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone». Lo scrive su Facebook Matteo Renzi. «Litigano su Siri, legge di bilancio, Rai, Libia, immigrazione, Roma, litigano su tutto. C’è una cosa che però li mette sempre d’accordo: spartirsi le poltrone. Con ritorno alle Province pronti 2500 nuovi incarichi», aggiunge presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci. E anche la capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini punge: «L’ultima barzelletta del governo riguarda la resurrezione delle Province: c’è un tavolo tecnico-politico guidato dalla viceministra Castelli e dal sottosegretario Candiani che ha partorito le linee guida di riforma degli enti locali e che prevede il ritorno alle vecchie Province, con l’elezione a suffragio universale di 2500 tra presidenti e consiglieri. Il documento è stato rigorosamente redatto su carta intestata della presidenza del Consiglio. Bene: stamani il vicepremier Di Maio ha detto che per lui le Province si tagliano e che ogni poltronificio deve essere abolito. Fino a ieri eravamo convinti che a Palazzo Chigi ci fossero due diversi governi, uno della Lega e uno dei Cinque Stelle. Oggi ne spunta un terzo, che evidentemente lavora all’insaputa degli altri».
Nessun commento:
Posta un commento