Questa mattina i vigili del fuoco francesi hanno annunciato che l’incendio di Notre-Dame è stato completamente spento, dopo una serata e un’intera notte al lavoro. Mentre è partita la gara di solidarietà, spinta dalle donazioni dei miliardari francesi Pinault e Arnault, molto rimane da capire sui fatti di Parigi.
La causa dell’incendio non è ancora nota. La procura indaga per «disastro colposo», esclude la pista dell’attentato e del dolo («Non c’è nulla che porti nella direzione di un gesto volontario», ha detto il procuratore, Rémy Heitz), e secondo una fonte di polizia citata da Le Parisien gli investigatori lavorano all’ipotesi di una fiamma provocata da un lavoro di saldatura sul telaio di legno del tetto della cattedrale. Già dalla notte tra lunedì e martedì la procura ha iniziato ad ascoltare le persone impiegate nei lavori: «C’erano cinque imprese nel cantiere. Vogliamo iniziare a sentire le prime quindici persone, quindici operi, che sarebbero stati ieri al lavoro», ha detto Heitz, che ha anche spiegato che ieri gli allarmi sarebbero scattati due volte: «La prima alle 18:20, ma dopo un’ispezione non era stato trovato fuoco. La seconda alle 18:43, e il fuoco a quel punto c’era».
La cattedrale è fuori pericolo?
Il peggio — la distruzione totale di Notre-Dame inghiottita dal fuoco — sembra scongiurato, ma martedì mattina alle 8 sono cominciate le valutazioni dei tecnici per capire se la struttura della cattedrale sia stata indebolita al punto da non essere più sicura e da rischiare cedimenti. Se quasi tutte le opere più importanti sono state messe in salvo, non è ancora chiaro lo stato dei rosoni e delle vetrate policrome vecchie di secoli. Sono crollate alcune sezioni della volta, fra cui quella del transetto, ma l’interno della chiesa è ancora complessivamente integro. Bisognerà accertare se le alte temperature abbiano compromesso la tenuta della pietra e del marmo, che, secondo gli esperti, tende a calcificarsi e a sbriciolarsi.
Macron ha elogiato i pompieri. Ma potevano fare di più?
Oltre 400 pompieri, con 18 cannoni ad acqua, hanno combattuto le fiamme sul tetto di Notre-Dame tra mille difficoltà. La conformazione del telaio del tetto, interamente di legno di quercia, ha facilitato il propagarsi del fuoco. Agire dall’interno era impossibile: colava piombo fuso dalla guglia, cadevano travi di legno, i cannoni non sarebbero potuti entrare dalle porte. Ma anche da fuori si poteva fare poco: il tetto della cattedrale è alto 45 metri, la guglia arriva fino a 92, mentre i bracci mobili dei camion dei pompieri, ha spiegato il generale Gilles Glin, ex capo di brigata a Parigi tra il 2011 e il 2014, arrivano «al massimo a 30 metri. Questa problematica rende l’intervento complicato nonostante il getto dell’acqua abbia una portata importante». Contrariamente ai pompieri americani, i francesi — come gli italiani — prediligono combattere il fuoco dall’interno degli edifici. Una tattica, ha spiegato l’esperto Serge Delhaye citato da Le Parisien, «più pericolosa per gli umani ma più efficace». Solo quando però la struttura non sembra a rischio di crolli: «Nessun generale manderà degli uomini a rischiare la vita per salvare un tetto di legno, nemmeno quello di Notre-Dame. Il nostro mestiere è salvare vite, e lì non ce n’era in gioco».
E allora non si poteva agire dall’alto con i Canadair, come diceva Trump?
No. Tutti gli esperti (consultati dal Corriere e da altre testate internazionali) e persino la Protezione Civile francese hanno spiegato che un lancio di 5/6 mila litri d’acqua su un edificio di quasi novecento anni, in una zona urbana, avrebbe causato danni peggiori del fuoco, rischiando di abbattere quel che rimaneva di Notre-Dame e di ferire le persone impegnate nei soccorsi. Anche l’ipotesi degli elicotteri, rilanciata da alcuni, non era percorribile: la colonna di fumo non avrebbe reso possibile uno sgancio sicuro, e la portata dei «secchi» forse non sarebbe stata sufficiente a spegnere un incendio che si propagava tanto velocemente.
Perché un monumento così importante non ha un sistema automatico anti-incendio?
Notre-Dame ha ovviamente degli allarmi anti-incendio, che hanno funzionato. «Li abbiamo sentiti verso le 18.30», ha confermato il portavoce della cattedrale, André Finot. Mancano invece dei sistemi automatici di spegnimento del fuoco, come quelli presenti negli alberghi, per intenderci. Pare sia complicato dotare edifici così vecchi di apparecchiature simili, per motivi architettonici: questi sistemi paradossalmente sarebbero molto rischiosi. «Non sono infallibili, si innescano molto velocemente — ha spiegato l’ex capo dei pompieri parigini — e rischiano di distruggere opere inestimabili. Fanno correre rischi e in un contesto simile causano più danni che altro».
Perché c’erano quei lavori?
Da anni la cattedrale di Notre-Dame, rovinata dalla pioggia e dall’inquinamento, aveva bisogno di un pesante intervento di manutenzione. Per lungo tempo la fondazione «Friends of Notre-Dame» si è battuta perché il governo francese finanziasse un grande restauro, di cui aveva parlato anche il Time nel 2017, citando una funzionaria del governo secondo la quale «Notre-Dame è un monumento come tanti, non cadrà». Lo scorso inverno il presidente della fondazione Michel Picaud aveva viaggiato negli Stati Uniti con l’obiettivo di raccogliere «20 milioni di euro dai mecenati americani, affinché il governo francese sblocchi altri 40 milioni per le parti da restaurare urgentemente nei prossimi 10 anni». A quel tempo aveva messo insieme le donazioni di 500 americani e 400 francesi. In totale, il grande programma di restauro doveva durare diversi decenni e arrivare a costare, per l’intera cattedrale, 150 milioni di euro. I cantieri della prima parte del progetto — sulla guglia e il tetto — erano partiti la scorsa estate, per un valore intorno ai 6 milioni. Da ieri, il tema della scarsa cura della cattedrale da parte del governo è tornato in parte d’attualità, ma anche qui le responsabilità saranno da accertare.
Quanto durerà l’indagine?
Impossibile dirlo ora. Quel che pare sicuro è che l’indagine durerà molto e ci vorrà del tempo per avere nuove risposte: siccome gran parte del tetto è bruciato, proprio lì dove è scaturito l’incendio, non sarà semplice trovare elementi di prova su cosa abbia fatto partire la scintilla. Anche per la ricostruzione promessa da Macron ci vorranno decenni. Ma i francesi sembrano aver già deciso: rivogliono Notre-Dame lì dov’è stata per 850 anni.
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