Altro che “caso chiuso”, come avevano dichiarato da Fratelli d’Italia dopo l’incontra tra la premier Giorgia Meloni e il capo dello Stato Sergio Mattarella al Quirinale mercoledì scorso, per discutere del “caso Garofani”.
Sul consigliere del presidente della Repubblica e l’ormai famosa cena romana organizzata da Luca Di Bartolomei in cui il segretario del Consiglio Supremo di Difesa si era lasciato andare ad una serie di giudizi politici su governo, premier Meloni e opposizione, ad intervenire con durezza e parole chiarissime è la seconda carica dello Stato.
È infatti Ignazio La Russa, presidente del Senato, ad esprimersi oggi pubblicamente sulla vicenda chiedendo senza mezzi termini le dimissioni di Garofani. “Credo che il segretario del Consiglio Supremo di Difesa, che si deve occupare della difesa nazionale, sia meglio che lasci quel ruolo”, ha detto La Russa intervenendo all’evento Italia Direzione Nord in Triennale, a Milano.
“Il presidente della Repubblica, che si è trovato tra capo e collo questa vicenda, non ha nessuna responsabilità, e sono certo non condividere le cose dette dal suo consigliere”, ha sottolineato La Russa parlando delle parole “intercettate” dal quotidiano La Verità, che ne ha pubblicato alcune parti.
Il presidente del Senato ha poi aggiunto: “Che Meloni non c’entrasse niente era del tutto evidente. Si parla di un Consigliere che in ambiente di tifosi, a ruota libera, si è lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni su governo, su Meloni”. “Se lo dice un consigliere del presidente della Repubblica non si può addossare questo pensiero al presidente, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima, soprattutto se gli è stata chiesta una smentita e lui ha detto ‘si trattava di chiacchiere di amici’. Fosse stato uno di destra oggi lo vedremo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso”, ha concluso La Russa. “Si tratta dei suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il Consigliere del Presidente”, il giudizio del presidente del Senato.
Una posizione che arriva come uno schiaffo al Colle, dove la reazione secondo le indiscrezione è “glaciale” di fronte alle parole di La Russa. Da qui probabilmente la parziale retromarcia del presidente del Senato, probabilmente anche su spinta di Palazzo Chigi e della premier Giorgia Meloni, a smussare le dichiarazioni del mattino. “Spiace che avere risposto a una domanda sul consigliere Garofani possa pensare di far riaprire un caso che, anche io, come Giorgia Meloni, considero chiuso e sul quale ho espresso personalmente sin dal primo minuto, piena solidarietà al presidente Mattarella. Certo, ho detto, forse in maniera troppo sincera, che Garofani potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo non di consigliere ma di segretario del Comitato supremo di Difesa. Ma non tocca a me chiedere le sue dimissioni e nemmeno l’ho fatto”, l’ulteriore commento di La Russa.
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