giovedì 27 novembre 2025

Sciopero dei giornalisti. Un contratto non rinnovato da 10 anni ( da La Stampa) NOSTRO COMMENTO

 Oggi le giornaliste e i giornalisti italiani sono in sciopero. Scioperiamo perché il nostro contratto di lavoro è scaduto da 10 anni e soprattutto perché riteniamo che il giornalismo, presidio fondamentale per la vita democratica del Paese, non abbia avuto la necessaria attenzione da parte degli editori della Fieg: molti tagli e pochi investimenti, nonostante le milionarie sovvenzioni pubbliche.

In oltre 10 anni la riduzione degli organici delle redazioni e la riduzione delle retribuzioni dei giornalisti attraverso stati di crisi, licenziamenti, prepensionamenti e il blocco del contratto hanno avuto fortissime ripercussioni sul pluralismo e sul diritto dei cittadini ad essere informati. In questi 10 anni i giornalisti dipendenti sono diminuiti, ma è aumentato a dismisura lo sfruttamento di collaboratori e precaripagati pochi euro a notizia, senza alcun diritto e senza futuro.

In questi 10 anni il potere di acquisto degli stipendi dei giornalisti è stato eroso dall’inflazione, quasi del 20% secondo Istat: per questo chiediamo un aumento che sia in linea con quelli degli altri contratti collettivi. Gli editori hanno proposto un aumento irrisorio e chiesto di tagliare ulteriormente il salario dei neo assunti, aggravando così in modo irricevibile la divisione generazionale nelle redazioni.

Non ne facciamo una battaglia corporativa. Pensiamo che un’informazione davvero libera e plurale, che sia controllo democratico, abbia bisogno di giornalisti autorevoli e indipendenti, che non siano economicamente ricattabili.

Chiediamo un contratto nuovo, che tuteli i diritti e che guardi all’informazione con le nuove professioni digitali, regolando l’uso dell’Intelligenza Artificiale e ottenendo l’equo compenso per i contenuti ceduti al web.

Vogliamo spingere gli editori a guardare al futuro senza continuare a tagliare il presente. Se davvero la Fieg tiene all’informazione professionale deve investire sulla tecnologia e sui giovani che non possono diventare manovalanza intellettuale a basso costo.

Lo deve a noi giornalisti, ma soprattutto lo deve ai cittadini tutelati dall’articolo 21 della Costituzione.

Il comunicato della Fieg

Diversamente da quanto afferma il sindacato, gli Editori nell’ultimo decennio hanno realizzato ingenti investimenti a tutela sia della qualità e della libertà dell’informazione che dell’occupazione giornalistica.

In un contesto drammatico nel quale le aziende hanno registrato un dimezzamento dei ricavi si è riusciti a scongiurare i licenziamenti attraverso il ricorso alle norme di settore e ciò è sempre avvenuto con il consenso del sindacato. Negli ultimi anni, il modello di business dei media tradizionali si è dovuto misurare con la concorrenza sleale degli Over The Top (quali Google, Meta e altri) che sfruttano economicamente i contenuti editoriali trattenendo la maggior parte dei ricavi pubblicitari e dei dati: ciò ha indebolito la sostenibilità finanziaria delle imprese editrici che, tuttavia, hanno reagito con responsabilità e rigore, raccogliendo la sfida dell’innovazione senza interventi drastici.

Anche le aziende vogliono un contratto nuovo. Per fronteggiare l’attuale scenario occorre infatti poter promuovere l’innovazione, cogliere le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica e dal sistema dell’informazione digitale, con un sistema di costi compatibili con le nuove dinamiche del settore, e il contratto nazionale di lavoro dovrebbe rappresentare uno strumento di competitività. Tuttavia, in questi mesi di trattative ci si è trovati di fronte un sindacato che non ha voluto affrontare né il tema della complessiva modernizzazione di un contratto antiquato (che prevede ancora il pagamento delle ex festività soppresse da una legge del 1977) né l’introduzione di regole più flessibili per favorire l’assunzione di giovani, preferendo invece limitarsi a richieste esclusivamente economiche finalizzate al recupero della asserita perdita salariale registrata nell’ultimo decennio.

Sebbene nel suddetto periodo il recupero dell’inflazione sia stato garantito dal sistema di scatti in percentuale previsto dal contratto, gli Editori hanno offerto un riconoscimento economico importante, superiore a quello concesso nell’ultimo rinnovo del 2014, pur in assenza di alcun tipo di innovazione contrattuale.

Con riferimento ai collaboratori è da ricordare come le aziende agiscono nel pieno rispetto dei compensi previsti dall’accordo del 2014 sottoscritto con il sindacato. In merito la Fieg ha costantemente espresso la propria volontà di migliorare l’accordo contrattuale vigente ma, anche su questo tema, si è dovuta registrare l’indisponibilità al confronto.

Quanto all’intelligenza artificiale si ribadisce che la soluzione non può risiedere nella pretesa di introdurre norme limitative di utilizzo, destinate ad essere velocemente superate, ma piuttosto occorre un approccio etico da parte delle aziende con la possibilità di dotarsi di Codici che tutelino tanto la professione giornalistica quanto i lettori.

Per affrontare le sfide dell’immediato futuro gli Editori sono pronti a fare la loro parte, continuando ad investire sui prodotti e sulla valorizzazione della professionalità e auspicano che il confronto possa avvenire in termini più realistici e senza pregiudizi.


COMMENTO

Anche io sono un giornalista, giacché dal 1978 (Paese Sera) e fino ad oggi ho svolto l'attività giornalistica accanto ad altre, e dunque qualcosa ho da raccontare.

 Negli anni ho visto lentamente ma inesorabilmente diminuire i compensi, parallelamente alla diminuzione drastica delle vendite in edicola dei giornali, alla quale non ho certo dato il mio contributo giacché, per tutti i lunghissimi anni di mia attività , con un rallentamento solo negli ultimi mesi - ho sempre acquistato, con i soldi miei, due o tre quotidiani al giorno. Mi pare, perciò di aver fatto come il mitico Fra Galdino di manzoniana memoria il quale raccontava di prendere da una mano e dare dall'altra. 

 Certo ho guadagnato facendo questo lavoro, ma i guadagni maggiori mi sono v enuti dalla mie direzioni ( Piano Time soprattutto, ma anche, relativamente, Applausi, poco da Music@ che comunque aveva scopi particolarissimi. era legata alla mia attività di  insegnante di Storia della Musica ed aveva il Conservatorio come speciale editore.

Posso dire, in tutta sincerità che se non avessi svolto parallelamente all'attività giorn alistica, altri lavori, facendo due conti,  andavo in perdita.

Perchè ho sempre lavorato senza mai un contratto, perfino con il quotidiano Il Giornale  con il quale ho collaborato per oltre un decennio. Ho scritto quasi 800 articoli, per alcuni periodi ho avuto addirittura una rubrica fissa settimanale ( Amadeus), ma contratto mai. Alle  mie richieste veniva sempre risposto: aspettiamo il momento opportuno.

 Dal giornale, o dai giornali, mi si potrebbe obiettare che se ho potuto fare anche altri lavori, ad esempio, molta  radio e tv, lo devo anche alla mia attività giornalistica a tutti nota. E' vero.

 Resta il fatto che le paghe miserabili dei primi anni  e quelle più consistenti degli ultimi - ma tutte le spese di qualunque genere sempre e solo a  mio carico ( trasferte, viaggi ecc...)- non sono state mai accompagnate da un contratto, come meritavo.

 Perchè l'ho fatto? Perchè ho potuto svolgere, da direttore come da collaboratore ( quasi sempre fisso) il lavoro che avevo desiderato e che mi piaceva. Stop. (P.A.)

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