giovedì 27 novembre 2025

Ponte sullo Stretto. Corte dei Conti e Sindacato d'accordo: non s'ha da fare ( da Blog Sicilia, di Manlio Viola, Gaetano Scariolo)

 

Ponte sullo Stretto, ecco i 3 motivi del primo stop imposto dalla Corte dei Conti

Il Ponte sullo Stretto non si deve fare. E adesso la Corte dei Conti dice anche perché. Sono state trasmesse le motivazioni della prima delle due bocciature pronunciate dai magistrati contabili, quella del 29 ottobre.

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I tre motivi della Corte, si parte dai temi ambientali

Sono tre i motivi posti dalla Corte. Secondo i magistrati contabili la delibera violerebbe la normativa europea sulla tutela dell’habitat naturale dello Stretto. Il primo tema, dunque, è di natura ambientale. La delibera Iropi che lo rende una priorità nazionale non supererebbe questo problema per carenza di istruttoria.

Il secondo punto riguarda le modifiche al rapporto contrattuale fra governo e Società Stretto di Messina. Il contratto predisposto in istanza ai tempi di Berlusconi, puntava sul project financing quindi su denaro proveniente dai privati. Nel passaggio al finanziamento pubblico la Corte trova punti di inceppamento contrattuali

Il terzo punto sarebbe la mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei Trasporti sul piano delle tariffe che stanno alla base del piano economico finanziario dell’opera. Insomma non è chiaro quanto costerà attraversare il ponte e questo è un elemento essenziale per la sostenibilità economico finanziaria dell’opera nel tempo.

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Tutti elementi tecnici, dunque, che adesso la Società Stretto di Messina e i tecnici del Ministero analizzeranno nel dettaglio.

La Cgil “Il Ponte farebbe più danni all’economia che portare vantaggi”

Intanto arriva anche uno studio della Cgil Calabra fatto proprio dal sindacato a livello nazionale secondo il quale il Ponte sarebbe dannoso per il lavoro, si perderebbe un traffico merci fra i 20 e i 30 mila containers, le navi da crociera non passerebbero più per lo Stretto e si rischiano i posti dei lavoratori del traghetti dello Stretto.

La replica leghista

“La Cgil manca di rispetto al lavoro e ai lavoratori in nome di una miserevole propaganda ‘no Ponte’. Landini non fa altro che pensare a scioperi a danno del Paese e di milioni di italiani e annuncia la partecipazione alla manifestazione No Ponte che ci sarà sabato a Messina. Di lavoro non se ne parla, lo andasse a raccontare agli oltre 15 mila candidati che, in poco più di un mese, hanno fatto domanda di poter lavorare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Come può un sindacato ignorare questo fenomeno? Questa è economia reale per il territorio, non chiacchiere. In tutti i Paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento, la riprotezione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse nell’arco del periodo di costruzione” sostiene Nino Germanà, vicepresidente dei senatori della Lega al Senato.

La Cgil alla marcia No Ponte sullo Stretto: “Causerà danni, tolti 3 miliardi a vere priorità”

La Cgil Sicilia parteciperà alla manifestazione a Messina, prevista il 29 novembre, contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Lo ha annunciato il segretario regionale del sindacato Alfio Mannino, per cui si tratta di un’opera i cui costi sono aumentati, tanto da rendere necessaria una verifica sulla necessità di procedere a una nuova gara d’appalto. Sono stati, inoltre, presentati documenti incompleti, quindi non ci sono trasparenza e chiarezza né sull’utilità effettiva, né sui piani tariffari, per non parlare delle deroghe in materia di ambiente”.

I 3 miliardi del Fsc

Il segretario della Cgil Sicilia ritiene che, con i soldi dei Fondi di coesione e sviluppo, pari a 3 miliardi, si sarebbero potute realizzare opere funzionali. “Sono stati dirottati su un progetto che non sarà in ogni caso avviato prima del 2027 più di 3 miliardi del Fsc. Noi chiediamo che questi fondi siano investiti subito sulle vere priorità: su strade, autostrade, trasporto ferroviario e altre infrastrutture. Il progetto ponte non sta in piedi, è pura propaganda politica. Propaganda a spese dei siciliani visto che l’opera la si finanzia con risorse che comunque devono essere destinate al Sud e alla Sicilia in particolare”.

“Ponte creerà danni al territorio”

Dai dati elaborati dal dipartimento Politiche delle reti, delle infrastrutture e dei trasporti della Cgil nazionale, il Ponte sullo Stretto creerà danni al territorio. “Nel tratto di mare tra Calabria e Sicilia transitano oggi da due a quattro navi al mese che trasportano auto (car carrier) dirette al porto di Gioia Tauro, e due navi a settimana portacontainer, tutte alte oltre 65 metri. Vanno poi aggiunte le portacontainer e le car carrier dirette ai porti del Tirreno, e il traffico crocieristico verso Napoli, Civitavecchia, e Genova. Se venisse costruito il Ponte, ci sarebbe quindi una perdita attualmente stimata di 20.000/30.000 container a settimana che non potrebbero più attraversare lo Stretto, con un conseguente impatto devastante e forse irreversibile sull’economia del porto e sull’intero sistema logistico calabrese, proprio mentre il mondo investe sulle rotte marine. Perché è evidente – spiegano dalla Cgil – che quelle navi non circumnavigherebbero la Sicilia per arrivare a Gioia Tauro: i costi del carburante, il tempo aggiuntivo e le rotte commerciali consolidate le porterebbero altrove, a partire dal porto di Malta”.

La perdita dei posti di lavoro

Secondo l’analisi della Cgil, le ricadute occupazionali sarebbero devastanti. “Non possiamo dimenticare – dice la Cgil che, anche se improbabile, la costruzione del Ponte determinerebbe la progressiva scomparsa del servizio di traghettamento nello Stretto, con la conseguente perdita di circa 2.500 posti di lavoro oggi garantiti da quel sistema, tra marittimi, addetti alla logistica, personale portuale, amministrativo e servizi collegati. Una ferita occupazionale che colpirebbe duramente famiglie, comunità locali e interi territori”.

La replica leghista

“La Cgil manca di rispetto al lavoro e ai lavoratori in nome di una miserevole propaganda ‘no Ponte’. Landini non fa altro che pensare a scioperi a danno del Paese e di milioni di italiani e annuncia la partecipazione alla manifestazione No Ponte che ci sarà sabato a Messina. Di lavoro non se ne parla, lo andasse a raccontare agli oltre 15 mila candidati che, in poco più di un mese, hanno fatto domanda di poter lavorare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Come può un sindacato ignorare questo fenomeno? Questa è economia reale per il territorio, non chiacchiere. In tutti i Paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento, la riprotezione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse nell’arco del periodo di costruzione”. replica in serata Nino Germanà, vicepresidente dei senatori della Lega al Senato.

 

Ponte sullo Stretto, è battaglia, Ciucci “Avviata analisi motivazioni”, Wwf “Avevamo ragione noi”

All’indomani della pubblicazione delle motivazioni dello stop al Ponte Sullo Stretto da parte della Corte dei Conti la Società Stretto di messina avvia l’analisi dei dati per rispondere ai magistrati contabili. Quella che si annuncia è una battaglia legale ma non si tratterà di una procedura ne semplice ne veloce. Per predisporre un documento compiuto di risposta la Società attenderà le motivazioni anche della seconda delibera della Corte , quella del 17 novembre, le cui motivazioni dovrebbero arrivare intorno a metà dicembre.

“Abbiamo ricevuto e stiamo esaminando in queste ore le motivazioni della Corte dei conti per il provvedimento di ricusazione del visto alla Delibera CIPESS n. 41/2025 che ad agosto ha approvato il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina” ha confermato l’Amministratore delegato della Stretto di Messina , Pietro Ciucci.

“Siamo fiduciosi di poter individuare le opportune iniziative conseguenti alle motivazioni della Corte dei conti, anche sulla scorta dell’impegno profuso per riavviare la realizzazione del ponte secondo le modalità previste dalla legge speciale approvata dal Parlamento cha ha altresì definito l’opera strategica e di preminente interesse nazionale”.

Nessun atto almeno fino alle motivazioni della seconda delibera

Ma per il momento non succederà nulla di nuovo “E’ in ogni caso necessario conoscere anche le motivazioni della Corte alla correlata ricusazione del visto al Decreto interministeriale (MIT – MEF) n. 190/2025 di approvazione del III Atto aggiuntivo alla Convenzione fra il MIT e Stretto di Messina, che è previsto che siano comunicate entro i 30 giorni successivi alla delibera del 17 novembre scorso”.

Ieri sera le motivazioni

Le motivazioni del diniego alla registrazione della delibera Cipess da parte della Corte dei Conti erano state rese note ieri sera. Si tratta dei motivi del pronunciamento del 29 ottobre mentre si continueranno ad attendere le motivazioni del secondo pronunciamento correlato, quello del 17 novembre.

I tre motivi della Corte, si parte dai temi ambientali

Sono tre i motivi posti dalla Corte. Secondo i magistrati contabili la delibera violerebbe la normativa europea sulla tutela dell’habitat naturale dello Stretto. Il primo tema, dunque, è di natura ambientale. La delibera Iropi che lo rende una priorità nazionale non supererebbe questo problema per carenza di istruttoria.

Il secondo punto riguarda le modifiche al rapporto contrattuale fra governo e Società Stretto di Messina. Il contratto predisposto in istanza ai tempi di Berlusconi, puntava sul project financing quindi su denaro proveniente dai privati. Nel passaggio al finanziamento pubblico la Corte trova punti di inceppamento contrattuali

Il terzo punto sarebbe la mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei Trasporti sul piano delle tariffe che stanno alla base del piano economico finanziario dell’opera. Insomma non è chiaro quanto costerà attraversare il ponte e questo è un elemento essenziale per la sostenibilità economico finanziaria dell’opera nel tempo.

Gongola il Panda del WWF

“Le motivazioni della Corte dei conti sulla bocciatura del Ponte confermano quanto affermato da sempre dal WWF Italia” si legge in una nota dell’associazione ambientalista che si concentra solo su un aspetto senza osservare che è la delibera Iropi il fulcro di tutto.

“La procedura seguita ostinatamente dal Governo ha violato le normative in materia di tutela ambientale e di appalti, oltre ad altre normative. Spiace dover essere arrivati alla pronuncia della Corte per vedere affermato quello che era sotto gli occhi di tutti e che organi ministeriali importanti che hanno esaminato l’iter del progetto non hanno incredibilmente colto”.

“Ora il Governo ha di che riflettere” invita l’associazione. “Noi, insieme a tutto il movimento che si oppone al Ponte e che chiede di impiegare 13,5 miliardi di euro per opere pubbliche di cui Sicilia e Calabria hanno fortemente bisogno, ci ritroveremo oggii a Messina per un convegno sull’insostenibilità dell’opera e sabato per il grande corteo No Ponte”.

A quella manifestazione ci sarà anche la Cgil che ieri ha presentato uno studio in base al quale sono più i posti di lavoro che si perdono che non quelli che si guadagnano con il Ponte

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