Una “lista degli stupri”, scritta in rosso come un elenco di bersagli. Otto nomi e cognomi di studentesse, e quello di uno studente. È apparsa ieri nel bagno dei maschi del liceo classico Giulio Cesare, in corso Trieste, a Roma. Un gesto che ha gelato la scuola, arrivando a soli due giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un paradosso amaro che ha trasformato un luogo di studio in un teatro di minaccia e sopraffazione.
La denuncia è partita dai quattro rappresentanti d’istituto e dal collettivo antifascista Zero Alibi, che sui social hanno parlato di “fatto di una gravità inconcepibile”. Non si tratta, scrivono, di una semplice scritta sul muro: “Un muro può essere cancellato, ma la cultura alla base del messaggio no”. Perché ricorrere alla violenza sessuale come arma, scherno o intimidazione — aggiungono — significa alimentare la stessa cultura che “ogni giorno uccide, ferisce, opprime, umilia e zittisce le donne”.
Gli studenti ricordano anche che pochi giorni prima erano stati strappati due fogli di raccolta firme che chiedevano maggiore attenzione al tema della violenza di genere. La comunità scolastica si è radunata in cortile, in un’assemblea spontanea durata ore, per ribadire che il Giulio Cesare non vuole essere un luogo ostile.
La preside: “Il nostro liceo non è ricettacolo d’intolleranza”. Durissima la reazione della dirigente Paola Senesi, che ha parlato di “ottusi graffiti vandalici” e ha espresso “solidarietà alle studentesse e agli studenti coinvolti”. La preside ha voluto chiarire che ogni forma di stereotipo, sessismo o violenza — fisica, verbale, psicologica o digitale — è incompatibile con i valori del liceo: “Il Giulio Cesare non è aperto alla violenza. Non vuol essere ricettacolo d’intolleranza”.
Valditara: “Fatto grave, va sanzionato”. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha definito l’episodio “grave” e ha chiesto che sia “indagato e sanzionato duramente”. Ha ricordato che le nuove norme danno alle scuole strumenti disciplinari più incisivi e ha annunciato verifiche sui corsi obbligatori di educazione al rispetto previsti dalle linee guida di educazione civica: “Nella scuola italiana non c’è spazio per violenza e discriminazione”.
Roccella: “Serve uno sforzo comune”. La ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha sottolineato l’urgenza di un’alleanza educativa ampia, che includa non solo scuola e famiglia ma anche media, cultura e musica, mondi che parlano direttamente ai giovani. “C’è bisogno di uno sforzo comune”, ha detto, “e stiamo cercando di promuoverlo”.
Una scuola ferita, non per la prima volta. Purtroppo non è un caso isolato. Già in passato il 25 novembre al Giulio Cesare aveva visto gesti ostili: striscioni strappati e persino bruciati nei bagni, compresi quelli con il 1522 — il numero antiviolenza — e messaggi realizzati dagli studenti per denunciare il controllo, la gelosia e la violenza nelle relazioni. L’episodio richiama anche la “lista delle conquiste” emersa l’anno scorso al liceo Visconti, sempre a Roma, compilata da cinque maturandi e scoperta da un docente. Allora gli studenti si presentarono in assemblea, dando avvio a una discussione collettiva.
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