L'intento della vergognosa riforma di Sangiulinao ed ora del suo successore Giuli, fedelissimo delle sorelle Meloni, più fedele perfino di Sangiuliano, prevederebbe che il ministro nomini, di fatto, il sovrintendente della Fondazione lirica.
Detto così potrebbe apparire che l'intento principale sia l'occupazione di posti di potere. Non solo sembra, ma è proprio così. Il ministero avanza il fatto che i contributi maggiori alle fondazioni vengono dal ministero ( non dal ministro; Giuli capisce l'italiano? Sono cioè fondi pubblici). E questo gli darebbe il diritto a mettere bocca sul governo delle fondazioni liriche, addirittura a indicare il sovrintendente, e non ad attendere l'indicazione del CdI- come accade fino ad oggi - per poi firmare - salvo vengano ravvisati impedimenti gravissimi - e dare giuridica attuazione alla sua nomina.
La linea che la schifosa riforma proporrebbe, per non farla troppo sporca, sarebbe quella di aumentare il numero dei componenti il CdI della fondazioni, assegnando la nomina di due dei componenti al Ministro, ai quali si aggiungerebbero i componenti di nomina comunale e regionale, in modo da dare nei fatti, quando il governo delle istituzioni sul territorio sono della medesima parte politica, la maggioranza per l'indicazione del sovrintendente al ministro. Il quale facendo tintinnare i soldi nella borsa è in grado di ricattare anche i consiglieri di minoranza.
Ora non tutti i sindaci o Governatori, quali che essi siano, sono sordi all'odore dei soldi e perciò di fatto anche i sovrintendenti li nominerebbe il ministro in carica.
E' già accaduto, come una sorta di prova generale della riforma schifosa, alla Scala, e se è accaduto alla Scala figuriamoci se non può accadere in altri teatri.
Al momento vanno nominati i Sovrintendenti di Venezia, Bari, Palermo, Cagliari e Genova. E nel giro di pochi mesi anche quelli di Napoli e Roma.
Come a Venezia, le acque sono agitate anche a Bari. A Palermo, dove la riconferma di Marco Betta, che sembrava cosa fatta, tarda ancora.
A Genova, Orazi conta di restare per un secondo mandato. Mentre a breve si comincerà a parlare di Napoli e Roma, dove Lissner è a fine mandato e Giambrone non può essere confermato per raggiunti limiti di età.
Ora il problema vero che viene è che le nomine avverranno con spostamenti di sovrintendenti attuali o precedenti, perchè un posto dove andare a prendere nuovi amministratori di enti culturali non esiste, e dunque le sostituzioni avvengono con una giostra su cui girano sempre gli stessi nomi. E il ricambio a quando?
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