mercoledì 6 novembre 2024

Giuli fa tutto di prescia quasi dappertutto, mentre è lentissimo, quasi immobile, in alcuni casi

Si sta discutendo, da tempo, del successore di Fortunato Ortombina alla Fenice di Venezia. La designazione spetta al CdI del teatro  che è presieduto dal sindaco. E già viene fuori un altro pezzo dell'occupazione selvaggia della destra di Meloni, perchè si è fatto il nome di un fedelissimo della Premier (lo era anche di Almirante), e perciò ben noto anche a Giuli. Si tratta di Colabianchi, ora a Cagliari, ma a fine mandato e , per giunta, sotto indagine ( e questa potrebbe essere una buona scusa per Brugnaro per dire che non lo vuole a Venezia). Tanto per Colabianchi, una stella della Destra al potere,  che brilla poco di 'luce propria' , le sorelle Meloni e, di conseguenza Giuli, una costellazione terrestre dove infilarlo la troveranno. 

 Brugnaro sembra non essere d'accordo ed ha le sue buone ragioni, compresa quella di non voler farsi indicare il nome dal ministro. Però, ha fatto sapere, a seguito di pressioni di Giuli, altrimenti perchè?, che incontrerà a breve il ministro per discutere della questione. 

 Per i Musei, dove Giuli ha dato il benservito a fine mandato a direttori anche di valore, ha già nominato, in attesa della 'chiamata' internazionale, i delegati alla direzione, che sono sovrintendenti già attivi altrove.

Dice: per non lasciare, il tempo che ci vuole, quelle istituzioni senza dirigenti al vertice; ma dimentica  che la responsabilità per questi delegati di due musei contemporaneamente produrrà certamente più danni che benefici. Chissenefrega! Il mandato meloniano è acchiappare il prima possibile, tutto quello che si può.

 Mentre,  il 'velocista' Giuli  sembra non intenda perdere tempo in nessun caso, a Palermo sta facendo perdere tempo inutilmente, tenendo ferma la nomina di Betta - la sua riconferma - al vertice del Teatro Massimo che sembrava cosa fatta mesi fa, quando finalmente Schifani e Lagalla si erano accordati.

 Poi arriva lui che promette un messia venuto dal cielo, ma questo messia 'giuliano' evidentemente non vuole scendere sulla terra. E si dice anche che Lagalla, dapprincipio e da sempre sostenitore convinto della riconferma di Marco Betta, sia adesso combattuto, perchè non più autonomo quanto sembrava e ammaliato da certe sirene. Lagalla ha perso insomma quella determinazione che aveva mostrato fin da maggio al momento della presentazione della nuova stagione.

 E Giuli? Vogliamo dirla tutta? Di quello che pensa e soprattutto vorrebbe non ci importa. Il sindaco Lagalla, presidente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo indichi Betta e il ministro firmi la  nomina. E basta.

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