L'imbalsamatore di Renzo Rosso, dal quale Battistelli nel 2001 ha tratto il suo lavoro, su commissione del Teatro Almeida di Londra, racconta di un tale Miscin, di professione imbalsamatore, alle cui cure è affidata la salma di Lenin esposta nel mausoleo moscovita. Senonchè lo scienziato imbalsamatore, scopre un giorno un prodotto chimico che farà sembrare come viva, ancora più viva, la salma del famoso dittatore, il 'grande padre' della rivoluzione sovietica. Ma , troppo di sicuro di sè, commette un errore, sbaglia dosaggio, e la salma invece di rivitalizzarsi, 'evapora'.
Che fare? Prima che il 'giorgiano' - come veniva definito Stalin - faccia fare all'imbalsamatore la fine di Lenin, è lo stesso imbalsamatore a trovare il rimedio. Si sostituisce alla salma di Lenin, del quale non solo conosce ormai il flusso dei pensieri, ma al quale è arrivato a somigliare, per la quotidiana vicinanza, come una goccia d'acqua. Per farlo chiede aiuto a sua moglie, l'altra 'croce' della sua vita, che nel frattempo era fuggita con un ballerino abbandonando il marito, malato di gelosia.
Fin qui la storia, neppure tanto inverosimile se è vero che, alle nostre latitudini qualcosa di simile - il rischio cioè di 'evaporazione'- si verificò al momento in cui si stava imbalsamando la salma di Pio XII.
Il racconto di Renzo Rosso è del 1997, Battistelli scrive nel 2001 il suo 'monodramma giocoso da camera' - titolo lontanissimo dal modello mozartiano del Don Giovanni cui sembra rifarsi - per attore solista e orchestra da camera. Negli anni questa pièce che non sappiamo se definire 'melologo' - troppo importante il 'pezzone' di musica ininterrotta che supera l'ora - o 'musica di scena', se la scena è sparita - si è trasformata in una sorta di 'film' con colonna sonora nata prima del testo o addirittura - modello Wagner - contemporaneamente a quello, ad opera del medesimo autore.
Negli anni dicevamo la pièce che era partita mostrando in scena il laboratorio dell'imbalsamatore e il suo armeggiare quotidiano attorno alla salma del dittatore, è diventata altro.
Adesso la scena appare vuota; è occupata dall'orchestra 'cameristica', e ciò che passa nella testa dell'imbalsamatore è diventato più importante e presente di ciò che egli fa nel suo lavoro quotidiano, diventando un film vero e proprio che attinge anche ad immagini storiche di grande impatto. Il tarlo che consuma la sua mente non è solo la vicenda del dittatore, c'è anche quello della moglie fedifraga.
Il protagonista, che in qualunque caso e circostanza, ha bisogno di un attore di grande personalità - e Popolizio lo è - si piazza al lato della scena con un leggio, e racconta e si racconta leggendo nei suoi pensieri. Adesso, così congegnato il lavoro di Battistelli potrà girare con più facilità di prima: basta un' orchestra da camera, un bravo attore che sa tenere la scena, anche immobilizzato, solo con la voce ( che non sempre arriva chiara, mentre sarebbe indispensabile che si capisse ogni sillaba) e con il film realizzato, una volta per tutte, da Lorenzo Letizia.
Il 'Contemporanea Ensemble Parco della Musica' ha svolto magnificamente il suo compito, sotto la direzione di Tonino Battista; ma dalla Sala Petrassi dell'Auditorium si esce un pò delusi, nonostante che il 'film con musica' che è diventato L'imbalsamatore sia stato accolto con un certo calore dal pubblico presente ( non numeroso, ma giusto) nel quale non sfuggiva la folta rappresentanza di invitati del mondo musicale.
Infine, un plauso al festival che è tornato ad offrire il programma di sala, indispensabile, che negli anni passati aveva eliminato per ragioni stupidamente 'ecologiche'.
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