Fra poche ore si inaugura la stagione sinfonica di Santa Cecilia a Roma, prima senza Pappano, con i dipendenti in agitazione. Ieri sera il sovrintendente, dall'Ongaro, contro il quale sono rivolte principalmente le critiche (corali, pochissime le eccezioni) dell'assemblea sindacale, era a vedere L'Imbalsamatore di Battistelli (da Renzo Rosso), ostentando tranquillità. Un pò dimesso, tirato in volto (preoccupato?), invece, Carlo Fuortes, anch'egli presente, che è in attesa del verdetto del Tribunale di Napoli a seguito del ricorso del San Carlo sul reintegro di Lissner.
L'assemblea dei dipendenti dell'Accademia, quasi all'unanimità, rimprovera al sovrintendente il preoccupante calo del pubblico in sala, che non gli si può certo imputare in toto. Ma, forse, di averlo nascosto, di non prenderlo in seria considerazione e di non far nulla per porvi rimedio, sì.
E quindi di raccontare bugie assieme ad altri sovrintendenti che parlano di sale piene, a dispetto della realtà che racconta di sale mezze vuote.
A queste false notizie ha dato una mano di recente anche un noto settimanale che ha parlato di boom di lirica e musica classica. Al coro per la (falsa) vittoria si è unito anche Corrado Augias, il quale naturalmente ha voluto attribuirsi parte di tale successo, a seguito della sua trasmissione musicale in tv.
Ora si apprende che tale successo non esiste e che, al contrario, il pubblico cala in maniera preoccupante, come hanno scritto nel comunicato i dipendenti dell'Accademia. Certo c'è stato di mezzo il Covid, la cui incidenza non va sottovalutata, e neanche taciuta. Ma il problema non è recente, esisteva da prima del Covid, quando, pure allora, nessuno ne parlava, anzi si diceva il contrario.
Marino Sinibaldi, dal 2014 al 2017 al vertice del Teatro di Roma, rivelò, contro tutti, che le sale non si riempivano più come un tempo.
La mancanza di pubblico è un problema non solo di Roma; a Firenze, alla base della crisi recente ( sotto Pereira) c'era anche la mancanza di pubblico, che per molti anni non c'era stata. Sebbene molto addietro nel tempo, noi ricordiamo, le tante volte che abbiamo frequentato il Comunale a Firenze, la sala piena.
Disaffezione, disinteresse, programmi inadeguati ( tante volte abbiamo scritto di stagioni fatte 'per i critici' più che per il pubblico pagante), prezzi alti e nessuna incentivazione alla creazione di un nuovo pubblico. Sono queste le cause da rimuovere.
Questo si rimprovera ai vertici di Santa Cecilia come di altre istituzioni. Quali iniziative concrete ed efficaci hanno assunto per avvicinare nuovo pubblico? Nessuna che ci sovvenga degna di attenzione.
Ma allora i cori di tutte le età come pure le orchestre di ogni età che Santa Cecilia attiva da molti anni? Iniziative lodevoli, che portano acqua (soldi) al mulino (casse) della santa della musica, ma nessun ascoltatore in più. Per questo occorre attendere anni. Per ora, e non è poco, praticano la musica che è il primo passo per desiderare anche di ascoltarla. Niente più.
Sono colpevoli perchè si sono dati stipendi di una certa entità e, secondo noi, immeritati - dall'Ongaro, come parecchi altri, 240.000 Euro lordi ogni anno - ma in fondo fanno una vita tranquilla, mentre invece dovrebbero alzare le ch...e trottare in cerca di nuovo pubblico il quale solo piò consentire loro di tenere le ch...su quelle poltrone che potrebbero rivelarsi sempre più scomode, e dalle quali essere scalzati.
Oggi, scrivono i giornali, i dipendenti hanno deciso di non far saltare l'inaugurazione della stagione, ma quasi certamente leggeranno un comunicato di protesta e sfiducia contro la sovrintendenza.
Infine, a dall'Ongaro in particolare, si rimprovera anche una scorrettezza sindacale: la nomina a tempo di un nuovo assistente del direttore - incarico prima affidato a Rizzari, andato in pensione - senza aver consultato l'orchestra e senza concorso.
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