giovedì 31 marzo 2022

Animal Farm, da Orwell, la nuova opera di Alexander Raskatov, è coprodotta da Amsterdam, Vienna e Palermo ( da operawire.com) in inglese

 The Dutch National Opera, Wiener Staatsoper and the Teatro Massimo are set to collaborate on a new opera entitled “Animal Farm.” 

The work by Moscow composer Alexander Raskatov is based on George Orwell’s book.

In the press release, the companies said, “The Vienna State Opera, the Dutch National Opera in Amsterdam and the Teatro Massimo di Palermo have announced the world premiere of a new opera that has been jointly commissioned by the houses in a co-produced production.”

It added, “‘Animal Farm,’ based on George Orwell’s novella, composed by Alexander Raskatov, will premiere on March 4, 2023 in Amsterdam. The Vienna premiere will follow on February 28, 2024, with a new line-up and musical direction by Alexander Soddy. Damiano Michieletto is responsible for the production.”

The press release also noted that the director “Damiano Michieletto has long harbored the desire to bring Animal Farm to the opera stage; he is fascinated by the scenic potential of the fable’s surprising complications and sharply defined actors.”

Basta con le sanzioni contro gli artisti di nazionalità russa ( da Il Giornale, di Luigi Mascheroni)

 Centodiciannove fra artisti e direttori d'orchestra di tutto il mondo - l'elenco si trova sul sito OperaWire (operawire.com) - hanno firmato una petizione contro la guerra in Ucraina. Ma non è che la prima parte della notizia, scontata. 

Più interessante invece è la seconda: i firmatari chiedono anche di porre fine al boicottaggio contro gli artisti russi. Non devono essere cancellati dai teatri, dai programmi, dai festival per via della guerra. «Sosteniamo pienamente le sanzioni e le pressioni diplomatiche esercitate contro il regime di Putin. Tuttavia non tutti i russi e i bielorussi, e certamente non tutti gli intellettuali delle due nazioni, sostengono l'invasione. Pertanto troviamo ingiusto condannarli per le azioni del dittatore e dei suoi sostenitori senza alcuna prova diretta della loro collusione». Un punto a favore contro la folle «cultura della cancellazione» che chiede abiure, esami di coscienza, confessioni, delazioni (ieri l'agenzia di Anna Netrebko, la CSAM, ha espulso l'artista dalla sua scuderia...). 

Tra i nomi di peso della petizione: Antonio Pappano, Simon Rattle (ex dei Berliner), Franz Welser-Möst (ha diretto l'ultimo capodanno da Vienna coi Wiener), Leonidas Kavakos, Frank Peter Zimmermann, Ian Bostridge, Isabel Faust, Renaud Capucon. Tra gli italiani: il pianista Maurizio Baglini, la compositrice Silvia Colasanti, Fabio Luisi, Rinaldo Alessandrini, Carlo Rizzi (ma mancano i direttori Gatti, Muti, Chailly). 

È un inizio: la barbarie di chiedere patenti morali e dichiarazioni politiche agli artisti va fermata. È davvero necessario conoscere le idee di un musicista prima di ascoltarne l'esecuzione? Pronunciarsi sulla guerra è - e deve rimanere - una libera scelta, non un obbligo. E vale per ogni guerra, conflitto, governo. Chiediamo forse agli artisti cinesi, prima di andare in scena, di esprimersi sul regime del loro Paese? O a quelli musulmani di prendere le distanze dal diritto islamico sull'omosessualità? 

La petizione contro il boicottaggio degli artisti russi è un punto fermo. All'inizio prevale sempre l'irrazionalità, il fanatismo, l'eccitazione, il «Crucifige!»: si sono fatti tentare anche sindaci, intellettuali, direttori di istituzioni prestigiose. Poi per fortuna arriva la riflessione, la razionalità, il buon senso. Adesso, non torniamo più indietro.

Netrebko rientra in Occidente - con l' eccezione del Met - ma è fuori dai teatri russi

 L'Opera di Novosibirsk, in Siberia, ha fatto sapere di avere cancellato un concerto della soprano superstar russa Anna Netrebko per i suoi commenti sull'operazione militare di Mosca nella vicina Ucraina.

 La cantante 50enne dalla capitale austriaca Vienna, dove risiede, ha "condannato" l'operazione, dopo che lei e altri artisti russi in Europa e negli Stati Uniti hanno subito pressioni affinché prendessero posizione pubblicamente.

L'Opera di Novosibirsk in Siberia ha cancellato il concerto in cui avrebbe dovuto esibirsi il 2 giugno. "Vivere in Europa e avere l'opportunità di esibirsi nelle sale da concerto europee sembra essere più importante (per lei) del destino della patria", afferma la direzione del teatro in una dichiarazione. Ma "il nostro Paese è ricco di talenti e gli idoli di ieri saranno sostituiti da altri con una chiara posizione civica".

 

Netrebko, che negli anni ha espresso opinioni pro-Cremlino e nel 2014 ha posato con una bandiera nella regione separatista di Donetsk in Ucraina, possiede anche la cittadinanza austriaca. Dopo l'invasione dell'Ucraina aveva detto di volersi assentare per qualche tempo dalle scene rinunciando alle recite di Adriana Lecouvreur in programma dal 9 marzo alla Scala, dove tornerà il 25 maggio con un recital.

La condanna espressa da Netrebko non è stata tuttavia sufficiente per il Metropolitan Opera di New York per riconsiderare il divieto di una sua esibizione già cancellata. (ANSA-AFP).

Direttori d'orchestra italiani all'Opéra di Parigi, dove torna Anna Netrebko

 La prossima stagione dell'Opéra di Parigi - che include 18 opere, 12 balletti e in tutto 14 nuove produzioni - segna il debutto di quattro direttori d'orchestra italiani, che saliranno sul podio del teatro francese per la prima volta: Speranza Scappucci, Jader Bignamini, Antonello Manacorda e Simone De Felice.

 

Scappucci dirigerà I Capuleti e i Montecchi, titolo che le ha portato fortuna in un altro debutto prestigioso quello alla Scala lo scorso gennaio, quando è stata chiamata all'ultimo per sostituire l'indisposto Evelino Pidò.

A Jader Bignamini - direttore della Detroit Symphony Orchestra e direttore residente dell'orchestra Verdi di Milano, dove è cresciuto - sarà invece affidata la Forza del destino con un cast d'eccezione che include il baritono Ludovic Tézier e soprattutto Anna Netrebko, che nei giorni scorsi ha annunciato il suo rientro a breve sulle scene dopo il periodo sabbatico che ha preso all'inizio della guerra in Ucraina.

Il torinese Antonello Malacorda, fra i fondatori della Mahler Chamber orchestra, si alternerà invece con Simone Di Felice, Kappelmeister del teatro dell'Opera di Francoforte, nel Flauto magico.

 

Non sarà invece un debutto, ma una conferma quella della regista argentina Valentina Carrasco che firmerà la regia di Nixon in China di John Adams, una delle nuove produzioni più attese, con sul podio il direttore musicale dell'Opéra, Gustavo Dudamel.

Nixon in China è la prosecuzione di un'apertura al repertorio americano di cui fa parte la prima assoluta della nuova orchestrazione di A Quiet Place di Leonard Bernstein che ha debuttato lo scorso 9 marzo. Le nuove produzioni includono Salomé con la regia di Lydia Steiner e la direzione di Simone Young, Peter Grimes con l'allestimento di Deborah Warner e la direzione di Joana Mallwitz, Roméo et Juliette diretta da Carlo Rizzi con la regia di Thomas Jolly, Hamlet diretto da Thomas Hengelbrock e la regia di Krzysztof Warlikowski, Ariodante diretto da Harry Bicket e l'allestimento di Robert Carsen. E La scala di seta eseguito dall'Accademia. (ANSA).

Draghi alla Stampa Estera. Stiamo finanziando la guerra. Serve un tetto al prezzo del gas

 È quanto ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso di una conferenza stampa alla Stampa estera, a Roma, a chi gli chiedeva un commento all'accusa di finanziare la guerra della Russia in Ucraina continuano ad acquistare il gas e il petrolio russi. "Sono d'accordo con lei: Italia e Germania insieme agli altri paesi importatori di materie prime stanno finanziando la guerra, non c'è alcun dubbio", ha detto Draghi. "È anche per questo che abbiamo spinto così tanto verso l'attuazione di un tetto al prezzo del gas. In Europa stiamo discutendo", ha aggiunto Draghi. "Per ridurre i finanziamenti alla Russia occorre abbassare il prezzo del gas perché non possiamo rinunciare al gas immediatamente"

Quel criminale assassino di Putin ricatta col GAS tutto l'Occidente, in particolare le nazioni che hanno condannato l'invasione dell'Ucraina e che considera per questo 'nemiche'( da Corriere della Sera, di Federico Fubini)

 Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che impone che il gas russo venga venduto ai Paesi «ostili» solo dietro un pagamenti in rubli. Secondo quanto riportato dall'agenzia Ria Novosti, il presidente russo avrebbe detto che i contratti esistenti saranno bloccati nel caso in cui questa domanda non venisse accolta. 

L'interpretazione del decreto e delle sue conseguenze operative è però ancora poco chiara, specie perché ieri il presidente russo aveva parlato per 45 minuti al telefono con il premier italiano, Mario Draghi, e nelle scorse ore, commentando la telefonata, Draghi aveva detto di non ritenere che si fosse vicini al blocco delle forniture di gas da parte delle Russia e che le aziende europee possono continuare a pagare il gas — secondo i contratti in essere — in euro e dollari. 

Secondo quanto ricostruito dal Corriere, il decreto potrebbe portare a un meccanismo di questo tipo: — L’azienda importatrice (ad esempio, Eni) apre due conti bancari presso Gazprombank: uno in euro e uno in rubli; — Trasferisce il pagamento nel conto in euro; — A quel punto, Gazprombank vende gli euro sul mercato di Mosca e compra rubli; — Gazprombank mette i rubli nel conto di Eni in rubli e trasferisce i soldi per il gas a Gazprom. 

Questo schema soddisferebbe entrambe le frasi pronunciate da Putin: le aziende straniere pagherebbero il gas in rubli (a Gazprom), continuando però di fatto anche a pagarlo in euro (a Gazprombank), assolutamente come oggi. 

In altre parole, questo meccanismo salverebbe le apparenze dell’ultimatum senza cambiare quasi niente nella sostanza. Resta da vedere se il punto «politico» della questione possa passare — se cioè i Paesi europei accetteranno questo meccanismo. 

Anna Netrebko, senza essere richiesta, condanna la guerra in Ucraina. Se ne è convinta in fretta per non rischiare di essere radiata per qualche tempo da tutti i teatri in Occidente

 Si è  convinta solo ora a condannare l'invasione dell'Ucraina?  Come mai non  lo ha fatto un mese fa quando l'invasione è iniziata, e le è stato richiesto a più riprese ed in diversi modi di condannare la guerra russa in Ucraina? 

Allora, evidentemente non era convinta; e, addirittura, si era opposta duramente alla richiesta delle istituzioni occidentali che esigevano dai musicisti una condanna della guerra. Si  era spinta anche a difendere il suo scopritore e sodale Valery Gergiev, amico dichiarato e sostenitore di Putin, che mai e poi mai, dopo i favori da lui ricevuti, avrebbe avuto il coraggio di dissociarsi da lui e di condannare l'invasione dell'Ucraina.

 Ambedue, assieme a molti altri, furono banditi dalle istituzioni musicali d'Occidente. Gergiev, a differenza della Netrebko, ha, comunque, un teatro nel quale può continuare tranquillamente la sua attività in patria, anche se il rombo dei bombardamenti stride con qualunque musica al Mariinskji; ed anzi in Russia si è ora allargata, dopo che è stato nominato direttore anche del Bolshoi.

 La Netrebko per non fare la figura che poi ha fatto, dichiarò di volersi  per qualche tempo riposare. Solo per non dire che tutti i teatri avevano cancellato le sue partecipazioni - cosa che fecero  immediatamente tutti in Occidente.

 Ora, dopo un mese appena, quel riposo mascherato le sta troppo stretto, e la infastidisce la constatazione che quel suo rifiuto a condannare la guerra in Ucraina, le sta costando uno stop della carriera, con relativa perdita di entrate che nel suo caso non sono di poco conto. Ma Lei non lo fa certo per i soldi (??????)

 E allora, ritrova l'uso della parola e riacquista la forza di condannare l'invasione russa dell'Ucraina. Condanna della quale - così dice ora - lei è stata sempre convinta ma che non ha espresso per opporsi al principio  che si voleva  gli artisti  obbligati ad esprimere le proprie convinzioni politiche. Non sempre, ma in certe occasioni, come la presente, sono tenuti ad esprimerle, anche non richiesti.

Questa sua condanna tardiva, sebbene le faccia onore, si accompagna a clamorose bugie riguardanti i suoi rarissimi - li ha definiti così - rapporti con Putin, per il cui sostegno, indiretto,  donò al teatro di una città del Donbass una bella cifra. Si trattò sicuramente di un appoggio ad un teatro che se la passava non certamente bene, da parte di una cantante. Cosa normalissima, ma i tempi di quel suo appoggio restano sospetti.

Non invochiamo vendetta, suggerendo alle istituzioni  di tenere ancora chiuse le porte in faccia alla Netrebko, benché se le sia meritate.

 Comunque si sappia che noi, per quel che vale il nostro parere, siamo fermamente convinti che la musica lirica possa andare avanti anche senza la Netrebko e che la lezione ad assumersi le proprie responsabilità, pena l'ostracismo in Occidente, alla cantante  avrebbe fatto bene. Mentre sappiamo che già a maggio proprio Lei dovrebbe tenere un recital alla Scala, dove  avrà certamente da sopportare anche fischi. Il Met, a differenza dea Scala, non dà molto credito alla sincertià di questa condanna, che ritiene tardiva e interessata, e la tiene ancora alla larga. Fino a quando'. Gelb non l'ha detto. 

Alla Nuvola , Oscar Pizzo presenta uno spettacolo già visto da tempo, con interpreti più dimessi

 INTERPRETARE. Dialogo fra un musicista e un giurista. Autori Mario Brunello e Gustavo Zagrebelsky. Edizioni Il Mulino 2014.

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 L'argomento è assai interessante e per questo quando uscì, otto anni fa, il bel volume scritto a quattro mani da Zagrebelsy e Brunello, tutti seguirono il dibattito che esso suscitò, con presentazioni in molte città d'Italia ed in luoghi dove si fa solitamente cultura, come le Università.

 Ora Oscar Pizzo, al timone della Nuvola 'spettacolo', torna sull'argomento, invitando Cassese, fine giurista, e  soprattutto star televisiva a differenza di Zagrebelsky, e il suo ex sodale di un tempo Guido Barbieri giornalista, a parlare del medesimo argomento, prendendo le mosse dalla Variazioni Goldberg che Cassese conosce a memoria e dalle quali egli dichiara di aver imparato molto. 

Si ricostituisce così la coppia che Carlo Fuortes volle a 'Musica per Roma', perchè gli organizzasse 'cose da pazzi', e cioè Pizzo-Barbieri che sono  ancora giovani ed hanno bisogno di crescere e farsi largo. 

 Giovanissima non è, invece, Leonetta Bentivoglio - ma  sempre giovane come tutte le signore - che, cogliendo la palla al balzo dell'iniziativa di Pizzo alla 'Nuvola',  interroga oggi su La repubblica, Cassese sull'argomento. E per far sembrare che l'argomento è di quelli nuovissimi, non cita mai quel libretto di otto anni fa che proprio Zagrebelsky illustrò sulle pagine del  loro comune (di Zagrebelsky e Bentivoglio) quotidiano, suscitando un grande interesse, anche perché nel dialogo fra il giurista ed il musicista, la scelta degli interlocutori era caduta su 'numeri uno' dei rispettivi campi.

 Perchè, oggi,  Leonetta Bentivoglio, pur conoscendo quel libro  e la discussione che ne seguì, non lo cita mai?  Non intende rovinare la festa di Pizzo?

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 L'idea di invitare un grande giurista a parlare di musica, cara Bentivoglio, e cari Pizzo-Barbieri, l'ebbi io moltissimi anni fa, quando assunsi la direzione del 'Festival delle Nazioni' di Città di castello. Era il 2004 ( ne ho parlato, qualche post fa, a commento della mancata riconferma di Monda alla 'Festa del Cinema' di Roma).

Un mio carissimo amico, purtroppo defunto, Salvatore Sechi, finissimo giurista, consigliere della Presidenza della Repubblica, e fagottista per passione, mi aveva parlato una volta della comune passione musicale che lo legava a Gustavo Zagrebelsky, allora presidente della Consulta. E di come la passione, molto più che una semplice passione, spingesse Zagrebelsky a offrire veri e propri concerti pianistici ai giudici della Consulta, in memorabili 'accademie' musicali private ma  molto richieste.

Pensai di invitare Zagrebelsky a Città di Castello, nell'ambito di alcuni incontri che comunque fissai con personaggi del vario mondo che avevano la passione per la musica. Salvatore Sechi mi procurò un appuntamento con Zagrebelsky, che incontrai nella storica sede della Consulta. L'incontro fu molto cordiale, parlammo di musica, di interpreti e di comuni conoscenze nell'ambito musicale (ricordo che parlammo anche di Giorgio Pestelli, cattedratico, insigne musicologo, suo amico, torinese come lui) ma dovetti registrare  il suo diniego, per quel momento, salvo riparlarne più avanti, quando sarebbe terminato il suo mandato di Presidente della Consulta,  una delle più autorevoli cariche istituzionali - la quarta della nostra Repubblica, dopo il Presidente della repubblica e i presidenti di Senato e Camera. "Ora non posso venire a parlare di un argomento nobile ma 'leggero' come la musica - si scusò - mentre sono investito di una carica istituzionale molto impegnativa. Alla prossima edizione, magari, se vorrà invitarmi di nuovo, vengo volentieri". 

 Le cose, come sa chi ha letto il precedente post nel quale si parla del 'Festival della Nazioni' di Città di Castello, andarono diversamente. Dopo un solo anno di gestione artistica del festival, dovetti abbandonare.

 

mercoledì 30 marzo 2022

Ucraina. Putin cambia strategia e punta il Donbass (Euronews)

 Nonostante l'impegno a ridurre le operazioni militari arrivato nei negoziati di Istanbul, l'esercito russo continua a bombardare le città di Kiev e Chernihiv, situata nel nord dell' Ucraina, vicino al confine con la Bielorussia. La strategia militare, comunque, sembra cambiata: circa il 20% delle truppe terrestri che assediavano Kiev si sta riposizionando, secondo le informazioni fornite dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. 

 

Lo spostamento è stato confermato anche da un annuncio di Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, che spiega come l'obiettivo primario sia aumentare l'attività militare su quelle che definisce "destinazioni prioritarie" e, soprattutto, completare l'operazione per "liberare" tutto il Donbass. 

Nella regione, intanto, continuano gli scontri: i separatisti dell ' autoproclamata Repubblica di Donestk, che controllano la città omonima, hanno accusato l' esercito ucraino di aver lanciato un missile, che ha distrutto un edificio residenziale uccidendo due persone. 

Zelensky promette: “Non cederemo nulla“

Anche gli ucraini hanno colto il cambiamento di strategia, denunciato nel suo ormai classico discorso notturno dal presidente Volodymyr Zelensky, apparso in tenuta militare per le strade di Kiev. "La Russia sta accumulando forze per nuovi attacchi nel Donbass e ci stiamo preparando per questo. Non crediamo alle belle parole di nessuno. Ciò che conta è la situazione reale sul campo di battaglia. Non ci arrenderemo e combatteremo per ogni metro della nostra terra, per ogni cittadino ucraino".

Gli Stati Uniti insistono: "Putin ingannato dai suoi"

Il presidente Zelensky ha anche avuto una lunga conversazione telefonica con il suo omologo statunitense Joe Biden, per discutere, tra le altre cose, degli attuali scenari di guerra. Il cambiamento dei piani militari russi, che inizialmente sembravano puntare con decisione sulla capitale ucraina, suscita perplessità negli Stati Uniti. Rivelando un'informazione classificata della propria intelligence, le autorità americane hanno affermato che Putin sarebbe stato convinto di poter procedere in maniera spedita verso Kiev, conquistando la città in due o tre giorni.

"Abbiamo informazioni sul fatto che il presidente russo si sia sentito ingannato. Crediamo che sia stato male informato dai suoi consiglieri sui reali sviluppi militari e su come l'economia del Paese sia paralizzata dalle sanzioni. Questo perché, ancora una volta, i suoi consiglieri principali hanno troppa paura a dire la verità", ha detto in un punto stampa Kate Bedingfield, Direttrice delle Comunicazioni della Casa Bianca. 

Un discorso simile a quello del Segretario di Stato Antony Blinken nella sua visita in Marocco: "Uno dei punti deboli dei regimi autoritari è che non ci sono persone in grado di parlare in maniera franca con chi detiene il potere. Credo sia ciò che sta succedendo ora in Russia".

UE. La Commissione lavora a nuovi possibili scenari per l'approvvigionamento del gas (Reuters)

 La Commissione europea lavorerà a stretto contatto con i Paesi membri dell'Unione europea per prepararsi alle possibili situazioni relative alla fornitura di gas, dopo che la Germania ha attivato un piano di emergenza per gestire le forniture di gas in caso di potenziale interruzione dei flussi dalla Russia.

 

"Siamo pronti per qualsiasi caso del genere. Ovviamente lavoreremo a stretto contatto con gli Stati membri per fare in modo che tutti siano preparati per qualsiasi tipo di situazione", ha detto il commissario per la politica climatica della Ue Frans Timmermans in una conferenza stampa.

Putin, macellaio bugiardissimo, colpisce Kiev ed anche una sede della croce Rossa a Mairupol ( da Il Giornale, di Luigi Guelpa)

 Il ministro della Difesa Shoigu e il capo di stato maggiore delle forze armate Gerasimov, che non godono più della fiducia di Putin, si giocano le ultime carte con la spada di Damocle sulla testa, intensificando le operazioni su tutti i fronti. Gli spiragli aperti dai negoziati hanno lasciato di fatto immutata la situazione sul campo.

Zelensky l'aveva capito in tempi non sospetti che non sarebbe cambiato molto e ieri, nel 35° giorno di combattimenti, ne ha avuto la prova. Tanto per cominciare Kiev e Chernikiv continuano a essere bombardate dagli invasori, il cui annunciato ritiro non è altro che un avvicendamento di uomini al confine con la Bielorussia. Un gran numero di militari con ferite gravi è arrivato nell'insediamento di Narovlya, nella regione di Gomel. Nella direzione di Polissya è stato segnalato un movimento di truppe lungo il confine. Senza dimenticare che l'esercito russo ha ricostituito i suoi ranghi con 2mila soldati provenienti dai territori occupati della Georgia. Parte delle truppe russe presenti a Kiev e a Chernikiv sono state riassegnate a Kharkiv e Donetsk per raddoppiare gli sforzi e sferrare l'attacco finale nel Donbass. Il portavoce di Shoigu, Igor Konashenkov, spiega: «I compiti su Kiev e Chernikiv sono stato completati, ora non ci resta che liberare totalmente il Donbass».

A Kiev anche ieri sono stati colpiti edifici residenziali, mentre Chernikiv ne ha fatto le spese di notte. Una persona è stata uccisa e sei civili sono rimasti feriti nei bombardamenti che hanno devastato soprattutto Nizhyn. Persino Irpin, il cui annuncio della liberazione aveva generato un certo ottimismo, si è trovata di nuovo a fare i conti con i razzi Grad e i colpi di mortaio. Il sindaco Alexander Makrushin parla di «persone schiacciate dai carri armati».

La situazione resta drammatica a Mariupol, anche se in serata la Russia, come riporta Interfax, si è detta pronta a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a nella località portuale e ad aprire un corridoio umanitari verso Zaporizhzhya a condizione che Kiev soddisfi determinate condizioni. Ma inattesa della tregua ieri i missili russi hanno colpito un edificio della Croce Rossa, nonostante campeggiasse il simbolo gigantesco sul tetto. Colpita anche la sede della missione consultiva dell'Ue. Lo ha confermato l'Alto rappresentante Josep Borrell, sottolineando che nessun funzionario è rimasto ferito. Per tutta la giornata la località portuale è stata devastata dal fuoco nemico. Il sindaco Vadym Boichenko ha confermato inoltre la notizia anticipata martedì dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, monsignor Sviatoslav Shevchuk: i russi hanno deportato più di 70 persone, fra donne ricoverate e personale medico e paramedico, dall'ospedale di ostetricia numero 2, sulla riva sinistra del fiume Kalmius. Purtroppo all'orrore si è aggiunto altro orrore. Su Twitter il ministero della Difesa ha pubblicato la notizia di una donna di Mariupol violentata per giorni e poi uccisa di fronte al figlio di 6 anni.

Altra zona calda è l'Est dell'Ucraina. La città di Lysychansk è stata bombardata dall'artiglieria pesante. «Grattacieli risultano danneggiati - fa sapere il governatore Serhiy Gaidai - ci sono vittime e i soccorritori stanno cercando di salvare i feriti». Nella regione di Donetsk le truppe russe hanno aperto il fuoco sulle aree residenziali di Avdiivka. Sempre a est, Severodonetsk, Rubizhne, Popasna e Kreminna sono state prese di mira, e circa 16 palazzine colpite. Tutte queste località risultano essere al buio e senza acqua. Le truppe di Mosca hanno inoltre effettuato un attacco missilistico su tre impianti industriali nella regione di Khmelnitsky. Attacchi hanno anche interessato la regione di Dnipro.

Continua a destare preoccupazione la situazione di Chernobyl, e non solo per la radioattività che si sta diffondendo nell'aria. Nel villaggio di Ivankiv, a 4 km dalla centrale, l'esercito di Mosca ha creato un enorme deposito di munizioni difettose. «Possono esplodere in qualsiasi momento - avvisa lo stato maggiore delle Forze armate ucraine - e questo provocherebbe un disastro ambientale colossale».

Brusaferro sul CTS e sulla pandemia dalla quale non siamo ancora completamente fuori

 Il Cts è stato importante in questi due anni di gestione di pandemia, perchè ha permesso di raccogliere intorno ad un tavolo le domande più importanti e le esperienze più diverse”. A dirlo, a margine dell’ultima riunione del Cts il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.

“Oggi però – aggiunge – siamo ancora nella pandemia contro la quale dobbiamo continuare a rispondere. In questo senso la rete di sorveglianza che vede il Ministero, tutte le regioni, le Asl e tutti gli operatori, è l’impegno che questo Paese continua a dare attraverso i suoi professionisti, i suoi organi centrali e periferici per rispondere a questa emergenza”.  (ITALPRESS).

Tribunale Vaticano. A processo l'acquisto del palazzo a Londra. Deposizione di Mons.Carlino ( da Avvenire, di Mimmo Muolo)

 Le mille azioni con diritto di voto date a Gialuigi Torzi, con le quali poteva continuare a controllare il palazzo di Sloane Avenue a Londra, nonostante la proprietà fosse della Santa Sede, furono «un grave errore dell’Ufficio Amministrativo». Lo ha detto ieri monsignor Mauro Carlino, uno degli indagati della vicenda, nell’undicesima udienza del procedimento in corso in Vaticano. 

Secondo la dichiarazione spontanea resa in aula, il sacerdote - che si è dichiarato inesperto di questioni finanziarie e che è stato segretario del cardinale Angelo Becciu (quando era sostituto della Segreteria di Stato) e poi incaricato dal suo successore nell’incarico, l’arcivescovo Edgar Pena Parra, di tenere i rapporti con Torzi, per cercare di risolvere il problema - neanche sapeva di quel palazzo. Fino a quando, nel gennaio del 2019, Pena Parra si sfogò con lui, rappresentandogli il problema e temendo addirittura che Torzi potesse vendere l’immobile. 

«Dopo vari tentativi andati a vuoto – ha riferito Carlino – la volontà di papa Francesco era fare la trattativa, spendere il meno possibile e farsi restituire le azioni».

Carlino, sempre secondo il racconto del presbitero, agì con il contributo di tre esperti, il consulente Nicola Dal Fabbro, l’ingegnere Luciano Capaldo che stava a Londra e il funzionario interno Fabrizio Tirabassi (co-imputato nel processo). Pena Parra invece aveva emarginato monsignor Alberto Perlasca «perché – parole testuali di Carlino nel riferire il pensiero di sostituto - si era manifestato infedele e disubbidiente». E questo perché, come Carlino stesso ha riferito, fu Perlasca a concludere il contratto che dava a Torzi le famose mille azioni, anche se poi, ha precisato il sacerdote, quel contratto «fu ratificato».

La trattativa con Torzi, che nel processo deve rispondere di estorsione, si concluse con il versamento allo stesso Torzi di 15 milioni di euro (dai 20 chiesti inizialmente). In ogni caso, ha sottolineato più volte Carlino, di tutti i passaggi, fino all’accordo raggiunto il 2 maggio del 2019, «il sostituto ha informato costantemente il segretario di Stato e il Santo Padre: ogni decisione era del sostituto e del segretario di Stato. E per quanto mi riguarda - ha aggiunto -, io non ho mosso un dito senza avere l’autorizzazione dei superiori. D’altra parte le decisioni non possono mai essere prese dai dipendenti, solo dai superiori». 

La «grave infedeltà» di Perlasca - la cui posizione è nel frattempo stata archiviata - sarebbe consistita proprio dall’aver firmato contratti senza l’autorizzazione superiore (ma con successiva ratifica, come già detto). Carlino, a tal proposito, ha anche riferito che il sostituto monsignor Pena Parra aveva detto che il Papa era contento che si potesse finalmente chiudere la questione».

Nel corso dell’udienza il presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, ha anche reso noto che il Papa ha dispensato il cardinale Becciu dal segreto pontificio sulla vicenda di Cecilia Marogna e dunque egli potrà rispondere sulla vicenda nell’udienza fissata il 7 aprile (il processo riprenderà comunque il 5, con l’interrogatorio di altri imputati). Carlino ha riferito anche sull’improvviso dietrofront dello Ior rispetto al prestito chiesto dalla segreteria di Stato (prima sì, poi no, secondo l’imputato per volontà soprattutto del direttore Gian Franco Mammì) e sulla volontà di Pena Parra di vederci chiaro, anche attraverso un’attività di indagine affidata all’allora comandante della Gendarmeria, Domenico Giani.

Per quanto riguarda infine i fondi alla Caritas di Ozieri e, in particolare alla cooperativa Spes (che ha tra i suoi dirigenti il fratello di Becciu) secondo Pignatone e il promotore di giustizia Alessandro Diddi, è stato aperto un procedimento anche sul finanziamento dato dalla Cei (Becciu deve rispondere invece dei 125 mila euro mandati dalla Segreteria di Stato).

Zelensky, dopo gli ultimi bombartdamenti a Mariupol, guiarda con sospetto alle offerte di treguia di Putin

 La guerra in Ucraina arriva al suo trentaseiesimo giorno. Mosca ha offerto una tregua umanitaria "condizionata" per permettere il corridoio umanitario a Mariupol. Ma Zelensky non vuole scendere a compromessi: "Non vedo nulla di concreto dai colloqui", afferma il presidente ucraino, che sulla de-escalation russa ribadisce di "non credere a nessuno". Intanto il Pentagono segnala che le truppe russe si stanno spostando da Kiev e da Chernobyl verso la Bielorussia, ma che non c'è nessun spostamento di militari in Donbass. Gli spiragli per un accordo sembrano richiudersi mentre i colloqui dovrebbero tornare a distanza il 1 aprile.

Festa del Cinema di Roma. La cacciata di Monda non è la prima nè sarà l'ultima delle malefatte perpetrate dalla pessima politica

 L'autodifesa di Monda e i panegirici rivoltigli da star del cinema mondiale ed esponenti internazionali della cultura che questi giorni abbiamo letto sui giornali, non sono serviti a mantenergli la direzione della Festa del Cinema di Roma, dove è rimasto per un settennato.

Perchè di fronte al  potere politico sempre cieco, sordo e sguaiato, non c'è merito che tenga. Bastava dire che dopo sette anni si può, direi anche si deve cambiare direzione, il cambiamento non è mai negativo in sè, e basta. Invece no.

Si cerca di gettar fango sulla sua direzione: 'poco pubblico', ha detto un fedelissimo del sindaco, e invece ha volontariamente letto al ribasso le cifre (non è squallido?). Si è detto che occorreva fare spazio alle donne, e per avviare il lavoro hanno mandato a casa Laura Delli Colli, presidente ( travestito!), si è poi detto che la festa non si è riversata sulla città, mentre avrebbero dovuto dire che Monda non andava d'accordo con la Bettini - sorella di Goffredone, il ras romano - affidataria di 'Alice' nella città. Insomma uno schifo, con l'imprimatur di Gualtieri e di Bettini che da sempre agisce come burattinaio della sinistra romana, dai tempi di Veltroni. Poi per dimostrare che loro fanno largo alle donne, sono andate a cercare una dirigente Rai che lavora a Rai Cinema in sostituzione di Monda, mentre alla presidenza hanno messo Farinelli, della Cineteca di Bologna - forse l'unica sostituzione con le carte davvero in regola. 

 Ora a Monda voglio raccontare una storia simile, ma non per consolarlo, bensì per fargli capire che i politici  sono quasi sempre volgari, ignoranti e sprezzanti del merito e delle persone, e  che così va il mondo che amministrano.

 La racconto solo a lui, perchè ai lettori di questo blog credo di averla raccontata già, se poi non l'ho fatto  ne approfitto ora.

 Nel 2004 - mi perdonerai se vado indietro negli anni, caro Monda -su indicazione di Salvatore Sciarrino, uno dei più importati  e noti musicisti - mi venne affidata la direzione artistica di un festival di musica, il Festival delle Nazioni di Città di Castello. Accettai volentieri la sfida - per me era tale la direzione di un festival, visto che fino a quel momento la mia principale attività in campo musicale era stata la critica o il giornalismo e l'insegnamento di Storia della Musica.

Preparai il programma, invitando le migliori forze della musica italiana delle giovani generazioni, quelle insomma che la vulgata della organizzazione musicale in Italia snobba volutamente a vantaggio di musicisti altrettanto bravi ma stranieri. 

Parentesi: noi abbiamo sempre avuto il sospetto (convinzione?) che vi fossero interessi loschi dietro questa  pratica, e lo abbiamo sempre detto; naturalmente non abbiamo le prove, ma non riusciamo a spiegarcela altrimenti.

 A Città di Castello, esattamente come a Roma, c'era il politico che comandava,  anche lì del PD, che  non era però il sindaco, una signora assai dimessa che però ha fatto carriera nell'amministrazione pubblica. Bensì un vecchio trombone, perchè aspirante cantante, ex senatore,  portatore di voti, con figli avviati nella professione musicale da sistemare (almeno uno dei due, l'altra ci aveva pensato da sola), e poi un referente romano, Verini, della cerchia Veltroni, Bettini - tutto torna: le iene non perdono nè il pelo nè i vizi. Monda, ti dice qualcosa un simile affresco?

Io lo incontrai Verini una volta e la prima cosa che mi disse, sapendo in anticipo che avrei avuto qualche discussione con l'ex senatore -  ed io gli confermai di averne  avute già più d'una - di rivolgermi a lui che avrebbe messo tutto a posto. Anche la sindaca, brava donna ripeto,  mi manifestò fiducia ed apprezzamento per il programma che  Castello non aveva mai avuto di quella qualità. 

Particolarmente lusinghiera e generosa nei miei riguari fu la sindaca perché Castello veniva appena fuori da una bruttissima storia che, incidentalmente, aveva lambito qualcuno molto in alto del festival. Dunque si trattava anche di ridare alla città la sua onorabilità. E ci riuscii con il festival. Anche attraverso una bellissima mostra dedicata a  Enrico Prampolini, con materiali offertici dall'Opera di Roma, e che si avvalse della cura di Maurizio Calvesi. Parlano i giornali dell'epoca, sui quali  i postumi del tragico 'fattaccio' erano del tutto scomparsi.

Senonchè sia il vecchio trombone, che il vice presidente del festival, un farmacista, una sorta di ras della zona,  si videro tolto di bocca l'osso da spolpare per iniziative comunque di piccolo cabotaggio che avevano sempre gestito con la precedente direzione durata un ventennio circa (e, presumo, come hanno continuato a fare anche negli anni successivi alla mia direzione). Alla fine del festival quando si trattò di riconfermarmi, colsero la palla al balzo per opporsi.  E gliela offrii involontariamente io stesso, quando chiesi un aumento del compenso che l'anno precedente avevo accettato ridotto, sobbarcandomi anche troppe spese, e diviso con Antonio Lubrano che avevo fatto venire a Castello, nella veste di divulgatore musicale ( con lui avevo fatto sei edizioni della popolare trasmissione di Rai Uno All'Opera!). Mi dissero che neanche un Euro in più mi avrebbero dato. Devo aggiungere che la mia direzione era filata liscia, aveva avuto successo, e non aveva lasciato  debiti.

E aggiungere ancora che il presidente del festival che era un illustre professore di economa della Luiss, prof. Franco Fontana, che conosceva da tempo i 'polli' di Castello,  e che era stato sempre al mio fianco ogni volta che i 'polli' tentavano qualche manovra ai miei danni, avrebbe di lì a poco lasciato la presidenza, lasciando me, per gli anni successivi, in balia di quella ciurma che mi aveva giurato vendetta, dopo che io gli avevo tolto di bocca l'osso dei loro meschini interessi, al solo scopo di dare lustro al festival. Non avevo nessuna intenzione di macchiare seppur minimamente la mia carriera di critico musicale che andava avanti da oltre vent'anni, senza alcun neo, senza nessun compromesso.

 Naturalmente da quel momento in avanti Verini, la sindaca e gli altri sparirono. Neanche una parola in mia difesa e neppure il riconoscimento che quell'edizione del festival era stata superlativa, concedendo la vittoria a quella ciurma i cui 'pregi' (!!!)  sia Verini che la sindaca conoscevano bene.  Mi difese, senza ottenere nulla, la nipote di Romano Prodi che era all'epoca assessore regionale alla cultura,  e che, partecipando a molte serate del festival,  venendo appositamente da Perugia, aveva toccato con mano la qualità dell'edizione 2004. 

 Che accadde dopo? Accadde che nominarono un nuovo direttore artistico che è lì tuttora, il quale, ogni anno da allora in poi, formula un programma di routine, senza infamia  e  senza lode, che però soddisfa gli appetiti della ciurma e via  così. Nominarono un nuovo presidente, un giornalista perugino, Giuliano Giubilei - con lo zampino di Verini - che si è presentato poi per il PD, alle ultime recenti elezioni perugine, beccandosi una batosta solenne. 

Giuilei era un mio amico, ma da quel momento in poi non si è fatto più vedere nè sentire, per il timore che lo trattassi a pesci in faccia perchè certamente era stato messo a conoscenza della storia.  Lui, assolutamente ignorante in materia, ubbidì a Verini,  negli anni ha avallato qualunque cosa, reggendo l'ufficio di 'rappresentanza' del festival; tanto a lui come a Verini e soprattutto alla 'ciurma' bastava non avere 'rogne' di nessun genere, che era poi  ciò che da lui  tutti si aspettavano.

Fino a quando, un anno fa, alla presidenza hanno nominato un noto cittadino di Castello,  un manager che ha fatto carriera in una multinazionale, ma che certamente terrà a mantenere l'attuale direzione, salvo che non faccia qualche scivolone, anche perchè non avrà tempo e voglia di immischiarsi in beghe cittadine. Ed anche perchè vive altrove.

 Non ti sembra, Monda, che  purtroppo, non c'è mai nulla di nuovo sotto il sole della politica che mira alpèotere, ma solo di volgare e spregevole?

Putin, macellaio criminale ed assassino ed ora anche inaffidabile e bugiardo

 Il conflitto russo-ucraino è arrivato al trentacinquesimo giorno. Dopo gli spiragli di pace che si sono profilati nel corso dei primi colloqui si guarda con speranza ai negoziati tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul. Il presidente ucraino Zelensky afferma comunque di non fidarsi di Mosca fino a quando non si vedranno effetti concreti sul campo. Da Mariupol intanto arriva la notizia di un bombardamento contro un edificio della Croce Rossa. Nel pomeriggio Draghi sentirà Putin.

Cala il flusso dei profughi ucraini in Italia

 Si registra un rallentamento del flusso dei profughi ucraini verso l'Europa: si è passati da 200mila a 40mila al giorno. In Italia, alla data di martedì, sono 75mila. Di questi 5.600 sono inseriti nei sistemi d'accoglienza Cas (5.300 persone) e Sai (299). Le domande di protezione sono state finora circa 750, un dato che "riflette la speranza ucraini di rientrare in Patria dopo il termine delle ostilità". Lo ha reso noto il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, in audizione al Comitato Schengen.

Ucraina. Nuove esplosioni vicino a Kiev. Non avevano promesso ieri i Russi una radicale riduzione attacchi?

 Nuove esplosioni si sono sentite questa mattina vicino a Kiev. Lo riferisce una corrispondente della Bbc, secondo la quale la giornata è iniziata con il suono delle sirene anti-aeree, seguito da forti esplosioni provenienti dai sobborghi della città che si sono sentiti anche nel centro della capitale. Anche un altro reporter britannico, sempre a Kiev, su Twitter parla di "molti colpi di artiglieria che rimbombano dai margini della città udibili fino al centro".


AIOP ( Ass. Ital.ospedalità privata) disponibile ad offrire assistenza profughi ed anche ad assumere personale sanitario ucraino

 “La disponibilità espressa a Bruxelles dal ministro della Salute, Roberto Speranza, a ospitare e assistere i rifugiati ucraini è pienamente condivisa da Aiop, che si è già attivata per assicurare il supporto necessario a chi sta fuggendo dalla guerra, garantendo prestazioni sanitarie come vaccini, tamponi, visite mediche e assistenza specialistica e complessa”. 

Così Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, in merito alla riunione dei ministri della Salute Ue. “Grazie alle misure introdotte con il decreto legge ‘Ucrainà per contrastare gli effetti economici e umanitari del conflitto in atto – aggiunge – oltre a salvaguardare la sanità, intesa come uno degli assetti strategici del Paese, attraverso l’adozione di nuovi poteri speciali, si prevede un finanziamento aggiuntivo straordinario alle Regioni proprio per favorire l’assistenza sanitaria ai profughi. Il decreto, inoltre, riconosce le qualifiche professionali dei sanitari ucraini e per questo le strutture associate ad Aiop, che sono presenti in modo capillare sull’intero territorio italiano, sono pronte ad assumere i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che provengono dall’Ucraina”. 

Cittadini ricorda che Aiop ha già “avviato numerose iniziative, come ad esempio il sostegno all’attività della Croce Rossa e il trasporto di farmaci e presidi medici nei territori di confine agli scenari di guerra. Come componente di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale continuiamo a impegnarci con grande determinazione, per offrire un contributo valido e qualificato anche in questa drammatica crisi umanitaria. Siamo orgogliosi del nostro Ssn, che, con il Dpcm firmato dal premier Mario Draghi permetterà ai profughi ucraini di ricevere la necessaria assistenza”, conclude.

(ITALPRESS).

Occidente studia nuove misure di sostegno a Ucraina

 Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno discutendo un ulteriore potenziale pacchetto d'assistenza per l'Ucraina, che potrebbe raggiungere un valore complessivo di 500 milioni di dollari.

 Lo ha riferito a Reuters una fonte a conoscenza della situazione.

Un funzionario Usa non ha confermato il valore del pacchetto, ma ha detto che gli Stati Uniti stanno "lavorando attivamente su come continuare a sostenere al meglio il governo ucraino attraverso misure d'assistenza umanitarie, finanziarie e relative alla sicurezza".

Russia Ucraina. Zelensky chiede fatti. Intanto proseguono trattative ad Istanbul

 Il conflitto russo-ucraino è arrivato al trentacinquesimo giorno. Dopo gli spiragli di pace che si sono profilati nel corso dei primi colloqui si guarda con speranza ai negoziati tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul. 

Il presidente ucraino Zelensky afferma comunque di non fidarsi di Mosca fino a quando non si vedranno effetti concreti sul campo. Ed esclude si possa pensare di revocare le sanzioni alla Russia fino a quando la guerra non sarà finita. Anzi, invita i Paesi alleati a inasprirle ancora di più. 

Sul fronte russo intanto le attenzioni sembrano essersi verso il sud dell'Ucraina e Putin riferendosi a Mariupol afferma che i "nazionalisti devono deporre le armi".

Ucraina. Pericolo nucleare

 Nella guerra in Ucraina il rischio nucleare è sempre più  alto. Dopo la conferma dell'attacco al laboratorio nucleare a Kharkiv, i russi avrebbero innescato incendi anche nel bosco di Chernobyl. 

I roghi sarebbero stati innescati dai bombardamenti e, secondo il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmila Denisova, "provocano un aumento del livello di inquinamento atmosferico radioattivo".

martedì 29 marzo 2022

Istanbul. Colloqui fra Russia e Ucraina costruttivi. Intanto annunciata riduzione 'radicale' dell'attività militare nelle regioni di Kiev e Chernihiv

 Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky ha parlato di "colloqui costruttivi" con la contro parte ucraina, a Istanbul. Se si trova "un compromesso, la possibilità di un trattato di pace sarà più vicina", ha spiegato Medinsky aggiungendo che "un incontro fra Putin e Zelensky è possibile, ma solamente dopo che sarà stilata una bozza di un accordo". Intanto il ministero della Difesa russo ha annunciato una riduzione "radicale" dell'attività militare nelle regioni ucraine di Kiev e Chernihiv.

Palermo. Colomba pasquale 'dolcissima' e gigante per la pace

 Una colomba artigianale da Guinnes dei primati contro la guerra: 50 chili di dolce pasquale arricchito da canditi di arancia di Sicilia e zafferano di Castelbuono, decorato a mano con piece artistiche in cioccolato, raffigurante due colombi ed il simbolo della pace. E' stato questo il benvenuto di Nicola Fiasconaro agli oltre 200 delegati di 70 aeroporti europei, compreso il direttore generale dello scalo ucraino di Odessa Vyacheslav Cheglatonyev, riuniti a Palermo per la 13esima edizione di Aci Race, organizzato da Aci Europe e Gesap, la società di gestione dell'aeroporto di Palermo Falcone Borsellino di Palermo.

 

A Palazzo Sant'Elia, durante il benvenuto ai delegati degli aeroporti europei, il team guidato da Nicola Fiasconaro ha presentato la grande colomba pasquale. Il taglio è stato effettuato alla presenza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, del direttore generale di Gesap Natale Chieppa, del presidente dell''aeroporto di Cracovia Radoslaw Wloszek. "Siamo alla vigilia della Pasqua e la colomba pasquale è oggi più che mai il simbolo della rinascita e della ripresa in questo particolare momento storico - ha detto il maestro Nicola Fiasconaro - Che possa essere un messaggio di augurio e di pace per il mondo intero". (ANSA).

Abramovich e negoziatori ucraini avvelenati all'inizio di marzo

 L'oligarca russo Roman Abramovich, impegnato nelle trattative diplomatiche tra Russia e Ucraina, sarebbe stato male ai primi di marzo: pelle del viso squamata, forte mal di testa e vista offuscata i sintomi. Come lui anche altri due componenti ucraini di una delegazione che a Kiev partecipava ai negoziati per la pace. Si indaga su ipotesi di avvelenamento o intossicazione ambientale.

Giuseppe Conte leader dei Cinquestelle. Dei circa 130.000 iscritti hanno votato circa in 59.000, meno della metà degli aventi diritto; a suo favore circa 55.000; circa 3.500 contro

 Giuseppe Conte è stato confermato leader del M5s con oltre il 94% delle preferenze (94,19% dei voti validi). Sui 130.570 iscritti aventi diritto di voto, 59.047 hanno partecipato alla votazione: in 55.618 si sono espressi per la conferma dell'ex premier alla presidenza del movimento, mentre in 3.429 (5,81%) hanno votato contro.

Daniele Gatti: Firenze deve diventare la Salisburgo italiana

Fra pochi giorni Daniele Gatti si insedia  di fatto nel Teatro del maggio Musicale Fiorentino, dirigendo l'opera inaugurale dell'edizione 2022 del Festival del Maggio, con l'incarico di direttore 'principale', per il prossimo triennio  2022-2024. Quando... 

Gatti ha presentato il suo programma, d'accordo con Pereira, con il quale  aveva già lavorato a Zurigo e della cui fiducia illimitata egli gode.

 L'incarico id direttore 'principale'  e non 'musicale', ha spiegato, è la conseguenza diretta della presenza di Zubin Mehta che del Maggio ha fatto la storia degli ultimi cinquant'anni. Ma non ha detto ciò che, sempre Valerio Cappelli - che bisogna dargli atto è sempre ben informato e sempre prima di tutti gli altri - che lo ha intervistato anche ora per il Corriere della sera, aveva fatto intendere al momento in cui fu resa nota la notizia del suo impegno a Firenze. E cioè che ci sarebbe un accordo con l'Accademia di Santa Cecilia, perchè Gatti vi diventi direttore musicale alla fine del 2024 quando Pappano lascerà l'incarico romano  per assumerne uno identico a Londra.

Allora si scrisse che quell'incarico di direttore 'principale' gli lasciava maggiore libertà, nel seno che potrebbe Gatti sbarcare a Roma anche prima della fine dell'incarico fiorentino, mantenendo, se necessario, per qualche tempo ambedue gli incarichi non contraddicendo fra loro. Mentre non avrebbe potuto essere direttore 'musicale' in due enti di uguale profilo giuridico nel medesimo paese.

E al suo trasloco, quando sarà, a Roma, fa pensare il fatto che a poco più di due anni di distanza, Santa Cecilia non parla ancora del successore di Pappano, mentre qualunque orchestra nel mondo, anche meno blasonata di quella romana, assume decisioni di questa importanza con molto tempo di anticipo.

 Dunque la decisione sarebbe stata presa già da tempo, anche se la sua ufficializzazione si aspettano le calende greche per  renderla nota.

A Chicago, dove fra non molto tempo terminerà l'incarico di Riccardo Muti, si sta pensando concretamente, alla sua sucecssione. E il nome più accreditato sia quello di Christian Thielemann, a dispetto del suo caratteraccio che a Dresda ha creato, a sentire quello che scrivono i giornali tedeschi, qualche problema.

 Tornando a Firenze, Daniele Gatti ha dichiarato che  Firenze sotto la sua reggenza aspira a diventare come Salisburgo, nel senso che il Maggio non può essere ristretto ai soli mesi primaverile, ma deve estendersi a tutto l'anno, attivando un turismo musciale, del quale Salisburgo sì, ma Firenze non ha.

 A Salisburgo, che vive infatti di turismo culturale e più precisamente 'musicale' si  sono inventati un festival dopo l'altro ( Festival estivo, Festival di Pentecoste, Festival di musica contemporanea, Festival jazz ) e così in ogni stagione dell'anno c'è una giusta ragione per recarsi a Salisburgo. 

Gatti, riflettendo anche che Firenze - che ha a suo favore anche presenze museali ( Uffizi primaditutto) che Salisburgo non ha - è una cittadina che ha dimensioni di popolazione assai simile a Salisburgo, può attivarsi anche in campo musicale sulla falsariga della patria di Mozart. E per questo ha penato a manifestazioni  musciali ogna delle quali incentrata su un ciclo tematico: Verdi 'spagnolo', il mito, la fiaba.

 Ed ha infine fatto sapere che guiderà la Filarmonica di Monaco di Baviera in sostituzione di Gergiev che, come si sa, per qualche tempo non si farà vedere in Occidente.

La sua amica e, come lui, sostenitrice di Putin, Anna Netrebko, sembra cha abbia trovato altri lidi in cui sbarcare nel mondo, dopo che come per Gergiev, alcuni importanti approdi 'musicali' dell'Occidente, sono  loro preclusi: A causa della dannata sanguinosa guerra che il despota sanguinario russo, loro amico, ha dichiarato alla Ucraina, senza altra ragione che la sua onnipotenza e volontà di assoggettare popoli e paesi liberi.

Olga Smirnova : Sì al San Carlo, per la raccolta fondi a favore dell'Ucraina; No alla Scala per la serata in onore di Carla Fracci

 "Olga Smirnova, prima ballerina del Bolshoi, non potrà partecipare al Gala della Scala in onore di Carla Fracci, "a causa degli impegni connessi al nuovo incarico al Dutch National Ballet, che non le consentono di avere il tempo necessario alla preparazione per la sua partecipazione alla serata".

 Questo il comunicato con cui la Scala  ha annunciato che la stella del Bolshoi ha rinunciato a partecipare al 'gala' in onore di Carla Fracci, dopo che da pochissimo tempo ha lasciato il suo paese, a causa dell'invasione ucraina, ed è andata a lavorare ad Amsterdam.

 Il Gala annunciato da tempo, in onore della nostra celebre ballerina,  si terrà il prossimo 9 aprile.


Ieri con un'intervista al Corriere della Sera, la Smirnova che ha dato forfait alla Scala, perchè 'non aveva il tempo necessario alla preparazione per la partecipazione alla serata'  ha fatto sapere che andrà al San Carlo, il 4 aprile, per partecipare al gala di danza per la raccolta fondi in favore dell'Ucraina.


Immaginiamo che il gala al teatro napoletano è stato deciso da poco, a differenza di quello milanese annunciato ad inizio di stagione. E capiamo che la partecipazione ad un gala di danza per la raccolta fondi in favore dell'Ucraina l'abbia convinta a parteciparvi. E, di conseguenza a prepararsi, partecipando alle prove. Ecco la ragione per cui  dovendo stare a Napoli e non ad Amsterdam - come ha annunciato la Scala - la Smirnova non parteciperà al 'gala in onore di Carla Fracci'.


                                                          *****



Teatro di San Carlo | EVENTO SPECIALE

lunedì 4 aprile 2022, ore  21.00

 


Gala Fundraising per l'Ucraina

 

con primi ballerini da alcuni tra i Teatri più prestigiosi del Mondo

Coordinatore artistico | Alessio Carbone

 

 

Programma artistico

 

“Other Dances”
Musica: Fryderyk Chopin
Coreografia: Jerome Robbins
Interpreti: Maria YakovlevaDenis Cherevichko
Al pianoforte: Igor Zapravdin

performed by permission of the Robbins Rights Trust

 

“Echoes of life”
Musica: Maurice Ravel
Coreografia: Thiago Bordin
Interpreti: Oleksandr Ryabko, Silvia Azzoni

 

“La Halte de Cavalerie”
Musica: Ivan Armsheimer
Coreografia: Marius Petipa
Interpreti: Iana Salenko, Dinu Tamazlacaru
Al pianoforte: Igor Zapravdin

 

”Once I had a love”
Musica: Blondie and Philip Glass (Crabtree remix)
Coreografia: Sebastian Kloborg
Interpreti: Maria Kochetkova, Sebastian Kloborg

 

“Concerto”
Musica: Dmitrij Shostakovich
Coreografia: Kenneth Mac Millan
Interpreti: Luisa Ieluzzi, Stanislao Capissi

  

Extrait du ballet « L’amour en notes bleus »
Musica: Fryderyk Chopin
Coreografia: Oscar Chacon
Interpreti: Kateryna Shalkina, Oscar Chacon

 

”Morte del cigno”
Coreografia: Michel Fokine
Musica: Camille Saint Saëns
Interprete: Anastasia Matvienko

 

“Corsaro”
Musica : Adolphe Adam
Coreografia : Jules Perrot
Interpreti : Anastasia Gurskaya, Stanislav Olshanskyi

 

Intervallo 

 

“Radio and Juliet”
Musica: Radio head
Coreografia: Edward Clug
Interpreti: Anastasia e Denis Matvienko

 

”Caravaggio”
Musica: Bruno Moretti da Claudio Monteverdi
Coreografia: Mauro Bigonzetti
Interpreti: Timofej Andrijashenko, Nicoletta Manni

 

Creazione mondiale per l’evento Ballet for peace
Musica: Myroslav Skoryk
Coreografia: Oscar Chacon
Interprete: Kateryna Shalkina

“Tema e Variazioni”
Musica: Piotr I. Tchaikovsky
Coreografia: George Balanchine
Interpreti: Anna Chiara Amirante, Alessandro Staiano

performed by permission of the Balanchine Rights Trust 

 

”L’histoire de Manon”
Musica: Jules Massenet
Coreografia: Kenneth Mac Millan
Interpreti: Katja Khaniukova, Gabriele Frola

 

“Les bourgeois”
Musica: Jacques Brel
Coreografia: Ben Von Cauwemberg
Interprete: Dinu Tamazlacaru

 

“Il cigno nero” estratto da Il lago dei cigni
Musica: Piotr I. Tchaikovsky
Coreografia: Marius Petipa
Interpreti: Liudmila Konovalova , Alexei Popov

 

“Raymonda”
Musica : Aleksandr Glazounov
Coreografia: Marius Petipa 
Interpreti: Olga Smirnova, Victor Caixeta 


  

Teatro di San Carlo | EVENTO SPECIALE

lunedì 4 aprile 2022, ore  21.00

 

Gala Fundraising per l'Ucraina - il ricavato sarà devoluto alla Croce Rossa Italiana Comitato di Napoli ODV

 

Durata: 2 ore circa, con intervallo

 


lunedì 28 marzo 2022

La Russia ritira le truppe che circondavano Kiev? Zelensky all'Occidente: vi manca il coraggio di aiutarci (TGCOM 24)

 Nel suo ultimo rapporto operativo, l'esercito dell'Ucraina sostiene che la Russia ha ritirato le truppe che circondavano Kiev dopo aver subito perdite significative. Il ritiro ha "drasticamente ridotto" l'intensità dell'avanzata di Mosca, aggiunge lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. I funzionari militari affermano poi di ritenere che la Russia stia trasportando missili "Iskander" a Kalinkavichy, nel sud-est della Bielorussia.


                                               *****


Il conflitto russo-ucraino arriva al suo trentatreesimo giorno. Il prossimo round di colloqui si svolgerà in presenza, dal 29 marzo, a Istanbul, in Turchia. Secondo il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, estesi incendi sono scoppiati nella zona di Chernobyl a causa degli intensi bombardamenti da parte dei russi, provocando il "pericolo di inquinamento radioattivo". Zelensky accusa l'Occidente: "Vi manca coraggio nell'aiutarci". E aggiunge: "A Mariupol 2mila bambini portati via da russi".

domenica 27 marzo 2022

Corridoio 'verde' da una cittadina nelle vicinanze di Chernobyl (TGCOM 24)

 Un "corridoio verde" per donne e bambini dalla cittadina di Slavutych, dove vivono molti dipendenti della centrale di Chernobyl, occupata dalle truppe russe: è quanto l'amministrazione locale sta cercando di organizzare. Lo ha riferito il consiglio comunale della città, nel Nord dell'Ucraina, su Telegram, citato dall'Agenzia Unian. "Cari cittadini di Slavutych, è previsto un 'corridoio verde' per consentire a donne e bambini di lasciare la città", si legge nella nota del consiglio. Il sindaco Yuriy Fomichev ha confermato che durante l'attacco russo sono stati uccisi tre civili.

Le star di Holliwood, di origine ucraine, tutte contro la guerra. Solo Gergiev e Netrebko non se la sentono di condannare l'aggressione russa. E come loro, Spielberg e Hoffman tacciono ( Oggi settimanale)

 «Sono sbigottita e ho il cuore spezzato. Il mio Paese viene bombardato, amici e parenti vivono nascosti». Inizia così il post su Instagram scritto da Milla Jovovich, l’attrice nata a Kiev e poi emigrata a cinque anni a Los Angeles. Sono tanti, più di quelli che pensiamo, i divi di Hollywood che hanno origini ucraine. E ora si schierano con forza con il loro Paese contro l’aggressione russa. Mai sottovalutare la forza di Hollywood.


DICAPRIO E LA NONNA DI ODESSA - Nel dicembre del 2020 Scarlett Johansson pubblicò un video su YouTube in cui chiedeva all’Egitto la scarcerazione di Patrick Zaki e di altri tre attivisti. Un appello che è servito a smuovere le acque e che forse ha contribuito anche alla liberazione dello studente egiziano avvenuta un anno dopo. L’azione più potente arriva da Leonardo DiCaprio, che ha donato 10 milioni di dollari a varie associazioni umanitarie per sostenere il popolo sotto attacco. L’attore non ha ufficializzato le motivazioni di una donazione così imponente. Secondo i media americani è dovuta al fatto che sua nonna Elena Stepanova Smirnova sarebbe nata nel 1915 a Odessa.

 

KUNIS ORGOGLIOSA E GENEROSA - Si è data da fare anche Mila Kunis che, con il marito Ashton Kutcher, ha avviato una raccolta fondi. Hanno totalizzato 20 milioni di dollari da devolvere in aiuti umanitari (di cui 3 offerti da loro), ma non si fermano qui: «Vogliamo arrivare a 30 milioni». «Non sono mai stata così orgogliosa di essere ucraina», ha dichiarato l’attrice del Cigno nero. Mila è nata nel 1983 a Chernivtsi, una cittadina nella parte occidentale del Paese, e a 8 anni si è trasferita negli Stati Uniti. Non parlava una parola d’inglese, il padre manteneva la famiglia facendo l’imbianchino e consegnando le pizze a domicilio. «Mai avuto un orsacchiotto da piccola, me ne hanno regalato uno quando avevo 9 anni», ha detto ricordando le asprezze dell’infanzia. Anche Milla Jovovich non ha mai nascosto le difficoltà vissute da piccola. «Quando sono arrivata negli Stati Uniti ero emarginata, le compagne mi avevano soprannominata “la figlia senza padre della Guerra Fredda”». E già allora, ha raccontato, «i russi immigrati erano i miei nemici». Le radici ucraine sono rimaste però salde: «Con mia madre Galina parlo ucraino. E le mie tre figlie lo stanno imparando, cresceranno poliglotte come me».

 

MODELLE E ATTRICI - Olga Kurylenko, la Bond Girl di Quantum of Solace, è nata e cresciuta a Berdiansk, sul Mar Nero, nel 1979, ai tempi dell’Urss. «Eravamo poveri, vivevamo con zii, cugini e parenti nella stessa casa. Capitava che ci fosse davvero poco da mangiare», ha detto. A 16 anni si è trasferita a Parigi per fare la modella. Ora prega per il suo Paese natale e per la vita dei suoi connazionali, scrive su Instagram. Così come Vera Farmiga, candidata all’Oscar per il film Tra le nuvole con George Clooney, figlia di ucraini, perfettamente bilingue, che ha postato le parole dell’inno nazionale del Paese: «La gloria e la libertà dell’Ucraina non è ancora morta, il destino ci sorriderà, i nostri nemici periranno come rugiada al sole».

 

C’È ANCHE STALLONE - Meno nota “l’ucrainità” di Sylvester Stallone, dovuta al nonno materno, nato a Odessa. L’attore ha condiviso la foto di un soldato che mostra un cucciolo chiamato Rambo. Anche Rosanna Arquette ha i nonni originari di Kiev ed è attiva su Twitter: Zelensky e la bandiera ucraina sono la sua foto profilo, aggiorna costantemente i suoi follower sulla situazione e condivide l’hashtag #Putincriminalediguerra

Sono di origine ucraina Steven Spielberg, che nel 2006 ha prodotto un documentario sullo sterminio degli ebrei ucraini da parte dei nazisti, e Dustin Hoffman, che ha denunciato la persecuzione degli ebrei da parte della polizia sovietica, ma il regista e l’attore non si sono ancora pronunciati sulla guerra.

 

sabato 26 marzo 2022

Putin, l'ex boy scout sovietico, non ci sta ad essere trattato da Biden come un delinquente comune, che però dimostra di essere con il massacro in Ucraina

 Ogni giorno, a qualsiasi ora, dall' alba a sera tardi,  da trenta giorni a questa parte, accendi la tv, e quello che vedi ti catapulta nell'inferno che è diventata l'Ucraina, dopo l'invasione russa. Immagini di distruzione, di morte: intere città rase al suolo, palazzi sventrati e case abbattute,  corpi carbonizzati sulle strade, carcasse di mezzi militari semi bruciati,  lampi di fuoco,  rombi di cannoni, il suono delle sirene, e  gente di ogni età in fuga, con il terrore che gli si legge in volto. 

 Questa è la guerra che l'ex boy scout Putin ha scatenato in Ucraina, e perché l'ha fatto? Perchè  teme che  i vicini ucraini e quelli delle altre nazioni assai prossime alla sua Russia, occupino i boschi e le valli dove da ragazzo, con gli altri suoi amici scout faceva escursioni e viveva felice, magari giocando alla guerra, allora con armi finte.

Quel boy scout ora  che è cresciuto vuole  che tutti quei luoghi  tornino ad essere a sua completa disposizione. Non che vi voglia cacciare tutti gli altri boy scout che ora li frequentano, però vuole lui dettare le regole per le occupazioni.

Quell'ex boy scout,  apprendista dittatore, a detta del suo portavoce Peskov ( sì proprio lui, quello che ha la bella figlia e l'ex moglie in Occidente, proprio nella  casa del diavolo, bellissima e comodissima certo, ma sempre del diavolo) è molto offeso per le parole che gli ha riservato ieri Biden,  parlando ad un tiro di schioppo da quei luoghi che vuole annettersi. Lui è sconvolto dal turpiloquio di Biden.

 Il quale, a detta di Peskov portavoce del Cremlino, non può chiamare Putin macellaio, assassino, criminale, delinquente. 

 Come altro allora considerarlo, dopo che da un mese e passa la tv ci rimanda quelle terribili immagini delle sue imprese dittatoriali e disumane? Basta che non lo si chiami come ha fatto Biden.

 Sarebbe ora che Putin facesse meno caso alle parole e si attenesse ai fatti, concentrandosi su di essi, perchè anche le parole più dure nei suoi confronti  sono  niente di fronte all'eccidio che, da spericolato e provetto macellaio,  da delinquente, assassino, criminale di guerra, sta compiendo in Ucraina.

Papa Francesco consacra Russia e Ucraina alla Vergine Maria. Supplica (testo integrale)

 

   Atto di consacrazione al cuore immacolato di Maria

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.

Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!

Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.

Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.

Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.

Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.

Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.

Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.

Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.

Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.

Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.

Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.

Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.

Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

Iniziato il secondo mese dell'invasione russa in Ucraina. Le armi ancora non tacciono e i negoziati sembrano non andare avanti

 Il conflitto russo-ucraino arriva al suo trentunesimo giorno. Zelensky si dice "deluso dal vertice Nato" e ribadisce che "l'Ucraina non cederà i suoi territori alla Russia". Il Cremlino, che ha come obiettivo il Donbass, chiarisce: "Nessun progresso negoziati su nodi politici". Wsj: "Biden apre all'uso di armi nucleari in circostanze estreme". Secondo i dati dell'Unicef, più della metà dei bambini ucraini sono ora sfollati. Per Kiev anche l'Italia potrebbe essere tra i Paesi garanti della sicurezza dell'Ucraina.

La sonda Solar Orbiterr oggi passerà a due passi dal sole: a soli 48,3 milioni di chilometri

  La sonda Solar Orbiter di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa) è pronta al suo primo incontro ravvicinato con il Sole: sabato 26 marzo, alle 12,50 ora italiana, farà un passaggio a soli 48,3 milioni di chilometri, circa un terzo della distanza tra la Terra e la sua stella. Nessuna sonda in grado di fotografare il Sole è mai stata così vicina: la Parker Solar Probe della Nasa, infatti, riesce ad avvicinarsi molto di più, ma a causa delle temperature elevatissime non può portare una fotocamera.

 La Solar Orbiter ci ha già regalato la fotografia più ravvicinata del Sole mai fatta, scattata il 7 marzo scorso, quando si trovava esattamente a metà strada tra la stella e la Terra (a circa 75 milioni di chilometri da entrambe). Grazie ai suoi strumenti, che osservano l'universo nella parte a più alta energia della componente ultravioletta dello spettro elettromagnetico, la sonda ha catturato 25 immagini (a causa della distanza molto ravvicinata), che sono state poi ricomposte per ottenerne una singola: la foto mostra con incredibile dettaglio la corona solare, la parte più esterna dell'atmosfera.

I dati raccolti in quella occasione hanno rivelato anche lo strano comportamento in termini di temperatura dell'atmosfera solare, uno dei più grandi misteri ancora irrisolti della nostra stella. Infatti, mentre sulla superficie del Sole la temperatura è di circa 5mila gradi Celsius, la corona solare raggiunge anche 1 milione di gradi: in pratica, invece di diventare più fredda man mano che aumenta la distanza, la parte esterna dell'atmosfera diventa più calda. La chiave del mistero potrebbe nascondersi in altre foto ottenute dalla sonda a giugno 2020, pochi mesi dopo il suo lancio: le immagini hanno portato alla luce la presenza di brillamenti solari in miniatura (previsti dal fisico solare recentemente scomparso Eugene Parker), che potrebbero spiegare il riscaldamento anomalo. (ANSA).

Il vero obiettivo di Putin secondo Eleonora Tafuro Ambrosetti , esperta ISPI ( da Il Giornale, intervista di Francesco Curridori)

 “La politica sanzionatoria dell’Ue nei confronti della Russia può essere efficace se viene applicata anche da altri attori economici importanti come la Cina”. Eleonora Tafuro Ambrosetti, esperta di Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'Ispi, è convinta che la dichiarazione del premier Mario Draghi sia volta a impedire che la Cina non tenga in vita la Russia.

La Cina come potrebbe salvare l’economia russa?

“La Cina, che non aderisce alle sanzioni occidentali, potrebbe decidere di dare una mano a Mosca offrendo, per esempio, la vendita di tecnologie che la Russia importava dall’Occidente. Ma non solo. La Cina potrebbe gettare un ancora di salvezza alla Russia se si offre di sostituirsi all’Europa come mercato del gas. L’intervento di Draghi è volto ad evitare che questo accada anche perché la Russia, fin dalle prime sanzioni del 2014, sta cercando di orientare la propria economia sempre più a Est. Questo, però, non è fattibile nel medio-breve periodo prescindere dal mercato europeo e, nel corso del periodo di assestamento, la Russia avrà dei danni economici molto pesanti. Insomma, un conto è sostituire McDonald’s con “Uncle Vanya, diverso è, ad esempio, sostituire le tecnologie sofisticate dell’industria medica”.

Esistono dei presupposti di politica interna oppure esterna che potrebbero portare alla caduta di Putin?

"Bisognerà vedere se le sanzioni porteranno a un'erosione delle elites economiche. Da un lato non c'è un'alternativa immediata, dall'altro molti oligarchi hanno il grosso della loro ricchezza che dipende dal rapporto diretto col Cremlino. In Occidente c'è il desiderio che vi sia un colpo di stato per mano delle elites russe, ma io sarei molto cauta su quelle che sono informazioni di intelligence non verificate. Secondo Andrey Kortunov, la pressione dall'esterno della Cina può far cambiare rotta alla Russia. Personalmente, però, vedo che Pechino, al momento, sta tenendo un piede in due staffe. Alla Cina, per ora, conviene tenersi un alleato pieno di risorse e che, al momento, è debole. Se, però, dovesse vedere che le sanzioni portano delle conseguenze economiche negative, potremmo aspettarci una mediazione più forte da parte sua".

La Cina, qualora assumesse un ruolo di mediatore più deciso, prenderebbe definitivamente il posto degli Usa come "guardiano del mondo"?

“Se gli Usa e l’Ue decidessero di rendere le sanzioni extraterritoriali e, quindi, di colpire anche le aziende cinesi che fanno affari con quelle russe sotto sanzioni, ci sarebbero conseguenze negative anche per la Cina. In questo caso, la leadership è degli Stati Uniti che, invece, sono proprio quelli che, obtorto collo, vogliono che la Cina abbia questo ruolo di mediazione. Ora l’obiettivo principale degli americani, infatti, è far terminare la guerra e sconfiggere Mosca dal punto di vista economico-militare”.

Le sanzioni attuali, quindi, quanto possono essere efficaci per fermare Putin?

"È difficile fare una stima, ma abbiamo già visto quali sono stati gli effetti a breve termine. C'è stata la svalutazione del rublo del 30% e uno stop ad alcuni importazioni di prodotti di alta tecnologia e di tipo medico molto importanti. Ma la Cina, ovviamente, non è nella posizione di aderire alle sanzioni occidentali perché, almeno retoricamente, sostiene la Russia e accusa l’Occidente di aver provocato questa guerra condannando l’allargamento a Est della Nato. Inoltre Pechino teme che, un giorno, queste sanzioni occidentali possano essere applicate anche contro la Cina”.

Ma Putin è un leader in declino che non tiene ancora ben saldo il suo potere?

"Putin ha avuto un ruolo importante nel risollevare il Paese dopo la crisi politico-economica degli anni '90, però, adesso sta affossando di nuovo la Russia. Secondo me, è un leader in declino leader che ha fatto il suo tempo e che sta rovinando il suo Paese, ma ha fatto talmente tanto piazza pulita delle possibili alternative attorno a lui che, ormai, è molto difficile pensare a un futuro senza di lui. È un leader in declino anche per una questione anagrafica e, al netto dello show dell'altro giorno, ha fatto una scelta che non è condivisa da tutti. Stiamo parlando di un Paese in cui non si può nemmeno chiamare la guerra col proprio nome perché si rischia il carcere e, quindi, è difficile esprimere il dissenso. Ma, secondo me, a livello di elite economiche, una lenta erosione del consenso ce la possiamo aspettare".

Qual è il suo obiettivo? Ricostituire i confini dell’Urss?

"Non credo che l'obiettivo di Putin sia quello di ricostituire l'Urss quanto quello di mantenere l'influenza russa su tutta la Regione ed evitare che un Paese importante come l'Ucraina finisca nell'orbita dell'Occidente".

Secondo lei, quante probabilità ci sono che la Russia colpisca, accidentalmente o volutamente, un Paese della Nato?

"Dal punto di vista razionale sarebbe veramente assurdo se Putin pianificasse un attacco a un Paese Nato, però, purtroppo, abbiamo visto che questi incidenti succedono. Basti pensare all'incidente dell'aereo MH17, abbattuto da gruppi separatisti armati dai russi. Gli incidenti, quindi, succedono. Dubito, invece, che vi sarà un attacco programmato".

Perché Putin ha attaccato l’Ucraina, se comunque non aveva ancora aderito formalmente né all’Ue né alla Nato?

"L'Ucraina, però, riceveva armi dalla Nato e, nell'ultimo anno, aveva anche intensificato gli sforzi per cambiare gli equilibri di potere sul campo di battaglia nel Donbass, ricevendo aiuti militari dagli Usa. Putin, poi, pensava di avere a che fare con un fantoccio arrendevole e, invece, Zelensky, nell'ultimo anno, si è adoperato per cambiare le sorti della guerra in Donbass. Questa cosa ha frustato la Russia. La decisione di invadere ha tante cause, persino quella di voler ridurre l'Ucraina a una condizione di debolezza estrema perché non si è piegata. Poi, in effetti, Kiev non ha rispettato gli accordi di Minsk anche perché il riconoscimento dello status di autonomia delle due repubbliche separatiste avrebbe minato la stabilità interna dell'Ucraina. Infine, c'è anche un elemento di competizione con gli Stati Uniti".

Perché i russi hanno sempre considerato l’Ucraina 'cosa loro'?

"Secondo una posizione molto in vogalo a Mosca, lo Stato russo è nato proprio in Ucraina, nei territori attorno alla capitale Kiev. I russi, quindi, vedono lì l'inizio della propria civilizzazione. Ma non solo. Poi bisogna considerare che i rapporti economici della Russia con l'Ucraina sono stati molto fitti anche se, dopo il 2014, sono stati sempre più difficili da mantenere. Infine, Putin non voleva che in Ucraina ci fosse un esempio di democratizzazione occidentale che poteva essere pericoloso anche per il suo stesso regime".