venerdì 1 gennaio 2021

A Vienna tutti i musicisti senza mascherina e non distanziati. L'hanno ritenuti inutili precauzioni. Ma potrebbero aver fatto male

 Salta all'occhio la differenza, nella prevenzione anti-Covid, dei concerti di Vienna e di Venezia. Nella città lagunare, nello splendido Teatro della Fenice il direttore Daniel Harding, gli orchestrali e i coristi avevano la mascherina (colore nero), i soli a non averla erano il soprano e il tenore; nella capitale austriaca, invece, nella non meno splendida Musikverein, né il direttore Riccardo Muti né gli orchestrali e coro avevano la mascherina ( il coro non c'era ndr.) anti-Covid. E subito scatta la polemica.

La cautela "non è mai troppa, teniamo sempre conto della distanza", commenta il professor Giovanni Maga, direttore del laboratorio di Virologia Molecolare presso l'Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Pavia.  "Presumo - continua Maga - che avessero tutti fatto il tampone e che dunque si sia operato in sicurezza. Certo è che la vicinanza è un elemento critico, e in questo caso di Vienna l'emissione di fiato è più intensa e continua e se non c'è la dovuta distanza è chiaro che questo può essere elemento di rischio. Bisogna vedere appunto se in precedenza fossero stati tutti controllati". 


Può esserci però un falso negativo. "Certo, anche se non è detto che sia nel giro di poche ore che possa esserci l'eventualità di contagio. Comunque 

il distanziamento è fondamentale e voglio ritenere che la scelta strategica di fare il concerto senza mascherina sia stata adottata per tenere fede alla tradizione ma in piena cautela. Viceversa, il distanziamento è ancora la chiave di volta contro la diffusione del contagio da Covid".

 

 

 

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