BUON ANNO
a tutti gli ascoltatori fedeli degli stornelli di questo
MENESTRELLO
nella speranza che anche per tutto il 2022 continui a
SUONARLI E CANTARLI
finalmente fuori dalla terribile peste del Coronavirus
FELICE 2022
BUON ANNO
a tutti gli ascoltatori fedeli degli stornelli di questo
MENESTRELLO
nella speranza che anche per tutto il 2022 continui a
SUONARLI E CANTARLI
finalmente fuori dalla terribile peste del Coronavirus
FELICE 2022
C'è una proposta sul tavolo del principe William che potrebbe cambiare la vita di molte persone senza fissa dimora. Una fonte vicina al Duca di Cambridge ha detto al Telegraph che si sta pensando di trasformare la Duchy of CornwallEstate in un luogo di accoglienza per persone che non hanno una casa. Attualmente questa residenza appartiene al principe Carlo in quanto erede al trono del sovrano e sarà poi trasferita al principe William quando suo padre diventerà re. Si tratta di una vera e propria fonte di reddito reale, una sorta di manifestazione vivente del privilegio della royal family britannica che però, come ha probabilmente notato il principe, potrebbe avere ben più di una valenza. Prima tra tutti, quella di riparo per persone che vivono per strada.
Le persone vicine al principe William hanno detto che si stanno valutando diverse possibilità e che questa potrebbe essere una delle soluzioni. Oltre a occuparsi direttamente di benessere mentale, non ultimo con il podcast Time To Walk per spingere sulla necessità di pensare alla salute, William è padrino dell'associazione Centrepoint dal 2005: è una charity che cerca di aiutare le persone in difficoltà e che vivono per strada.
L'idea del principe, pare, è quella di capire cosa porta i dati sulla povertà a crescere: le dipendenze da droghe e alcol, il benessere mentale, la depressione. Per questo si sta impegnando a portare avanti progetti che possano aiutare ed estirpare il problema, acuito in questi mesi difficili di pandemia, all'origine.
La trasformazione della monarchia che si attuerà nell'era post regina Elisabetta - speriamo il più tardi possibile - è un processo che è già iniziato da diversi anni, da quando il principe Carlo ha preso in mano alcuni duties della madre e, di conseguenza, ne ha passati altri al figlio William, suo legittimo erede. Proprio William e Kate di Cambridge sono il nuovo volto della corona britannica: la coppia avrà il compito di traghettare un'istituzione così estemporanea nella modernità. Il progetto di trasformare il Duchy of Cornwall Estate in un luogo di accoglienza e recupero rientra in questo processo di attualizzare la monarchia, andando incontro ai sudditi non soltanto con cerimonie formali e parate, ma in modo pratico ed efficace. Ed è anche riflesso del modo in cui il principe William regnerà quando arriverà il momento suo e di sua moglie di salire sul trono.
Nelle ultime 24 ore l'Italia registra 144.243 nuovi casi di coronavirus a fronte di 1.224.025 tamponi (il giorno precedente erano stati 126.888 su 1.150.352). Lo riporta il ministero della Salute, secondo cui i morti sono 155 (giovedì erano stati 156). I dimessi e i guariti sono 22.579. Aumentano gli ingressi in terapia intensiva (+34) e i ricoveri nei reparti Covid (+284). Il tasso di positività si attesta a 11,8% (era all'11%).
Sono 900.984 gli attualmente positivi al Covid in Italia, 121.521 in più rispetto al giorno precedente. Dall'inizio della pandemia i casi totali sono 6.125.683 e i morti 137.402. I dimessi e i guariti sono invece 5.087.297, con un incremento di 22.579 rispetto a ieri.
Sono oltre 5,5 milioni gli italiani che ad oggi non hanno copertura contro il Covid: è quanto emerge dal report del governo sui vaccini. In base al monitoraggio - senza calcolare la popolazione compresa nella fascia 5-11 anni in cui i non vaccinati sono 3.232.473, ma la campagna è partita da poche settimane - sono 5.560.532 le persone che non hanno fatto la prima dose. Venerdì erano 5.683.275 (122.743 in meno). In termini assoluti, il numero più alto di non vaccinati è tra i 40-49 anni (1.202.480) e in quella 50-59 anni (1.021.601).
Con 229.055 tamponi eseguiti è di 41.458 il numero di nuovi casi di Covid registrati in Lombardia, con un tasso di positività in crescita al 18% (ieri 17%), nuovo picco da inizio pandemia. In aumento i ricoveri in terapia intensiva (+17, 221) e nei reparti ordinari (+28, 1.859). Sono 37 i decessi, che portano il totale a 35.081 da inizio pandemia. Per quanto riguarda le province, sono 15.769 i positivi segnalati a Milano, 3.429 a Bergamo, 3.504 a Brescia, 2.363 a Como, 1.194 a Cremona, 1.172 a Lecco, 1.220 a Lodi, 1.128 a Mantova, 4.568 a Monza e Brianza, 2.152 a Pavia, 560 a Sondrio e 3.209 a Varese.
Niente coprifuoco, nessuna chiusura di negozi o attività, nessun divieto per gli spostamenti: con il passaggio dalla zona bianca alla zona gialla sono previste nuove regole, ma molto soft. Nulla a che vedere con il "vecchio" schema da lockdown. Tra queste: minore capienza per cinema, teatri e stadi, chiusura delle discoteche. Le mascherine all'aperto erano già state introdotte dovunque dal decreto Festività con l'aumento esponenziale dei casi nelle ultime settimane. Da lunedì 3 gennaio Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia sono le new entry in giallo.
Capienza limitata per stadi, teatri, cinema e concerti. Per teatri, cinema, sale da concerto, musei, stadi, ristoranti al chiuso a pranzo e cena, palestre, terme, parchi divertimento, sale gioco e concorsi pubblici serve sempre il Super Green pass, come in zona bianca. Cambiano però le capienze. In zona bianca è al 100% per teatri, cinema e sale concerto. Al 75% per gli stadi e al 60 per cento per gli impianti sportivi al chiuso. In zona gialla invece la capienza scende al 50% per teatri, cinema, sale da concerto e stadi e al 35% per gli impianti sportivi al chiuso.
In Zona gialla, restano chiuse le discoteche, che erano già off limits con il decreto Festività.
Spostamenti liberi e ristoranti aperti. Sia in zona bianca che gialla non ci sono limitazioni agli spostamenti tra le regioni senza obbligo di Green pass, non ci sono limiti orari alla circolazione, dunque nessun coprifuoco, che è stato eliminato lo scorso 21 giugno in zona gialla e che ha segnato duramente i mesi di lockdown. Il Super Green pass è obbligatorio invece per salire su treni intercity e ad alta velocità, navi e autobus, oltre che sui voli aerei nazionali. Nonché sulle funivie per gli impianti sciistici. Anche i ristoranti restano aperti, sempre con il Super Green pass.
La flurona è un fenomeno che si sta manifestando nello stato di Israele. Un nome che a molti, per ora, dirà poco o nulla. Stiamo parlando di un contagio in contemporanea di Covid e influenza all’interno dello stesso organismo umano. La flurona è già divenuto argomento di attenta discussione in ambito sanitario.
Flurona, Covid e influenza insieme: primo caso registrato in Israele
Il primo caso di flurona è stato registrato in Israele. Si tratta di un contagio contemporaneo di Covid e influenza insieme. Secondo quanto riferito dal sito Ynet, la prima ad essere stata colpita sarebbe stata una donna in dolce attesa trovata positiva a entrambe le patologie.
La scoperta del primo caso di flurona è avvenuta presso l’ospedale Beilinson di Petach Tikva, nel cuore di Israele. Tuttavia, sembra che la donna contagiata si senta bene e a breve dovrebbe lasciare la struttura. La paziente non risulterebbe essere vaccinata contro nessuna delle due patologie.
Flurona, Covid e influenza insieme: i casi sarebbero già molti
Secondo le stime dei funzionari della Sanità, sarebbero già molti i casi di flurona, pur non essendo stati ancora diagnosticati. Il professor Arnon Vizhnitser, direttore del dipartimento di ginecologia del Beilinson ha dichiarato: “Lo scorso anno non abbiamo visto casi di influenza tra le donne gravide o le partorienti. Oggi assistiamo a casi sia di Covid sia di influenza che stanno iniziando ad alzare la testa. Vediamo sempre più donne in gravidanza con l’influenza”.
La scintilla che ha innescato il dibattito è merito del professor Umberto Sereni che, non più tardi della vigilia di Natale, intervenne in merito all’ok della commissione bilancio del Senato al finanziamento di 9,5 milioni per le celebrazioni del centenario della morte del Maestro Giacomo Puccini, ma soprattutto in merito al suo utilizzo futuro. Invitando, di fatto, ad evitare il rischio di sbriciolare i fondi solo per accontentare un po’ tutti e al contrario recuperare invece il “Caffè Caselli“ (ora Di Simo) per essere trasformato in un luogo di esperienze pucciniane: "un museo di nuova generazione - scriveva Sereni - : uno spazio di accoglienza, dove ascoltare della buona musica, tenere esposizioni e svolgere incontri, e soprattutto respirare quella magica atmosfera pucciniana che il locale, praticamente rimasto come era al tempo in cui il Maestro lo frequentava, farebbe rivivere".
Ebbene, dopo l’intervento pubblicato ieri di Olivo Ghilarducci che ha espresso il proprio plauso per l’idea di Sereni, oggi ospitiamo volentieri il punto di vista di un manager, amante della lirica, che già il 2 dicembre scorso in una intervista a La Nazione di Lucca era intervenuto su Puccini e sul centenario del Maestro: il lucchese Maurizio Bassani, direttore generale della “Parmalat“.
"Questa volta proviamo a sognare… Mi permetto di ritornare a parlare di Puccini - afferma Bassani - . Grazie al senatore Marcucci, sono stati stanziati dal governo ben 9,5 milioni di euro per celebrare il nostro amato Maestro, e per questo i cittadini della provincia di Lucca ritengo debbano essergli grati. Purtroppo, come ha già giustamente sottolineato l’amico professor Sereni, appena è giunta la notizia dei denari c’è il rischio che inizi l’assalto alla diligenza. Così si scatenerà la gara per quale sia il luogo che possa vantare più diritti relativamente all’assegnazione dei contributi. Ed è facile immaginare, che come brutta consuetudine del nostro paese, per non scontentare nessuno, l’ingente somma verrà suddivisa in tanti interventi a pioggia. Così forse un po’ tutti saranno contenti, ma nessuno avrà vinto. Anzi, alla fine avremo tutti perso la grande occasione di celebrare degnamente il nostro amato Maestro e di sfruttare (sì, ho scritto sfruttare e non è un’offesa…) un “Brand” che il mondo ammira. Dobbiamo sognare, pensare in grande, perché quello che dovremmo fare, non è solo ristrutturare edifici, e litigare se sia più importante una casa, una chiesa o un caffè".
"Dovremmo invece predisporre un progetto di ampio respiro - aggiunge Bassani - che abbia i luoghi pucciniani e la sua musica al centro per 365 giorni. Un progetto unitario intorno al quale si ritrovino tutti i comuni e le associazioni pucciniane della lucchesia. Un progetto che abbia come obiettivo quello di attirare un turismo più stanziale, che attratto da Puccini, desideri vivere un’esperienza coinvolgente e avvolgente attraverso i luoghi e le musiche del Maestro. Immagino turisti che durante tutto l’anno soggiornino almeno 7 giorni nel nostro territorio, e vadano alla scoperta dei luoghi di Puccini, e possano apprezzare la sua musica in varie occasioni (teatri, ville, chiese, caffè ecc.). Il modello potrebbe essere Salisburgo. Graziosa città visitata tutto l’anno nel mito di Mozart, che presenta anche un festival operistico di primaria importanza (nel 2022, peraltro, sarà in cartello anche “Il Trittico”). Se creassimo un grande progetto i 9,5 milioni stanziati dallo Stato, sarebbero solo un punto di partenza".
"Se fossero chiari la visione e gli obiettivi del piano, e fosse evidente la voglia unitaria di comuni e associazioni di portarlo avanti - conclude - , sarebbe possibile attrarre ulteriori capitali privati da fondazioni e imprenditori, che vedrebbero in questa iniziativa una grande opportunità per incrementare il turismo in Lucchesia. Un turismo con discrete disponibilità economiche, che sarebbe in aggiunta rispetto a quello che già visita i nostri territori. Uniti possiamo far sì che questo sogno diventi realtà!".
In Sudafrica il picco della quarta ondata di contagi da Covid-19 a causa della variante Omicron del coronavirus, inizialmente individuata proprio qui, potrebbe essere superato e il governo inizia a rimuovere le restrizioni, a partire dal coprifuoco notturno. Secondo una dichiarazione del governo, riportata dalla Bbc, sebbene la nuova variante sia altamente trasmissibile si sono registrati tassi di ricoveri ospedalieri inferiori rispetto alle precedenti ondate e un aumento marginale dei decessi e i casi e i ricoveri sono diminuiti in quasi tutte le regioni del Paese. Continuano gli appelli alla vaccinazione. Nella settimana che si è conclusa il 25 dicembre sono state confermate 89.781 infezioni, rispetto alle 127.753 di quella precedente. Dall'inizio della pandemia il Sudafrica ha segnalato circa 3,5 milioni di casi di Covid-19 e oltre 90.000 decessi.
Dopo aver conseguito i 51 obiettivi indicati dal Pnrr per il 2021, il ministero dell'Economia ha inviato alla Commissione Ue la richiesta relativa al pagamento della prima rata dei fondi del Pnrr. Lo comunica il Mef. La prima rata, che segue l'erogazione ad agosto di 24,9 miliardi a titolo di prefinanziamento, ha un valore di 24,1 miliardi di euro, con una parte di contributi a fondo perduto pari a 11,5 miliardi e una di prestiti pari a 12,6 miliardi.
È stata emanata la circolare del ministero della Salute con gli aggiornamenti sulle misure di quarantena e isolamento in seguito alla diffusione della nuova variante Omicron. Niente quarantena per i soggetti asintomatici che abbiano ricevuto la dose booster, o abbiano completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti, o siano guariti da infezione da SARS-CoV-2 nei 120 giorni precedenti, con obbligo di indossare mascherine tipo FFP2 per almeno 10 giorni. Il periodo di auto-sorveglianza termina al giorno 5. In caso di contatti a alto rischio, i sanitari devono inoltre eseguire tamponi giornalieri fino al quinto giorno.
Questa sera, per Mediaset (Canale 5), la festa per l'ultimo dell'anno, in diretta dal Teatro Petruzzelli di Bari: 1200 posti tutti esauriti.
Per Rai 1, in diretta, la festa dell'ultimo dell'anno in un capannone delle Acciaierie di Terni.
Domani, per Rai 1, in diretta il Concerto di Capodanno da Venezia, al Teatro La Fenice, già 'sold out' per i 1000 posti del teatro.
Si dirà , come del resto hanno detto, che saranno rispettate tutte le misure anti contagio: si entra solo con il 'green pass', misurazione della temperatura all'ingresso, e mascherina per tutta la durata dei concerti.
Quindi concerti in 'tutta sicurezza'. Siamo sicuri? Noi non lo siamo, e per semplici ragioni di buon senso.
Parliamo ovviamente dei concerti dai due teatri, perchè gli spazi delle acciaierie sono immensi, semiaperti, e il pubblico avrà il distanziamento precauzionale.
Per quanto osservate tutte le misure anticontagio, come si può pensare che si tratti di concerti in 'sicurezza', se la loro durata è eccessiva? Al teatro La Fenice, come si sa, prima della diretta tv, c'è una parte del concerto, della durata di un'ora circa, riservato ai soli spettatori del teatro, i quali devono restare sempre al loro posto, anche durante l'intervallo di una ventina di minuti circa fra la prima parte e l'inizio della diretta tv. Insomma il pubblico del teatro dovrà restare nella sala, senza potersi muovere dalle poltrone tutte occupate, gomito a gomito con i vicini, per quasi due ore. Il teatro, precisa che la durata del concerto è di 2 ore e 10 minuti. Peggio ancora, perché significa che prima di 2 ore e 30 minuti il pubblico non sarà fuori dal teatro.
Durante le quali nessuna sanificazione del teatro sarà possibile, nè cambio d'aria. Senza dire della numerosa squadra Rai che agisce nella sala di regia e in teatro - tutte cose che conosciamo bene perché per oltre dieci anni abbiamo passato, causa lavoro per il Concerto, il fine anno a Venezia.
E il discorso vale anche per il Teatro Petruzzelli, 1200 posti tutti venduti, da dove Mediaset attenderà la fine dell'anno e l'inizio dell'anno nuovo.
Qualcuno avrà pensato, oltre all'incasso della vendita dei biglietti, ad un sistema di sanificazione, come - ci si dice- si fa regolarmente sugli aerei, da quando c'è questa maledetta pandemia? O come hanno fatto - se abbiamo capito bene - alla Scala, per la serata inaugurale con pubblico, l'ultimo sant'Ambrogio?(la gara per la sanificazione del teatro se l'è aggiudicata una ditta italiana di Udine).
Se a nessuno di questi rimedi si è pensato, il rischio che si corre in quei luoghi di spettacolo non può dirsi affatto calcolato, tant'è che dal 10 di gennaio - e perché non da subito viste le cifre allarmanti della diffusione dei contagi ? - le capienze nei luoghi di spettacolo al chiuso saranno drasticamente ridotte.
Non si poteva ad esempio, vendere comunque meno biglietti di quanti la capienza del teatro consentiva, e , inoltre, ridurre la durata dei concerti ?
A Venezia, ad esempio (e questo, consentiteci di dirlo apertamente) non si poteva fin dalla prima edizione del Concerto di Capodanno, far durare il concerto per il pubblico del teatro esattamente quanto dura la diretta tv, e cioè poco più di un'ora, magari con qualche bis in più? Se quel concerto è una festa, per quale ragione va osservato come per qualunque altro normale concerto, la regola delle due parti con intervallo, che porta la durata complessiva a due ore circa: un tempo che durante la pandemia è assai rischioso?
No, nulla di tutto ciò. In questi giorni sui giornali abbiamo letto dei rispettivi sovrintendenti che si sono vantati di avere il teatro 'tutto esaurito'.
La variante Omicron riduce l'efficacia dei vaccini contro le conseguenze più gravi di Covid-19, ma meno di quanto si temesse. Uno studio coordinato da ricercatori del South African Medical Research Council di Cape Town pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra infatti che due dosi del vaccino Pfizer/BioNTech offrono una protezione contro il ricovero per Covid-19 del 70%.
La ricerca ha analizzato i dati relativi a più di 200 mila persone nella provincia di Gauteng in Sudafrica che si erano sottoposti a un test per Covid, confrontando gli esiti dei tampone e le probabilità di ricovero nel periodo in cui circolava la variante Delta con quelli successivi alla comparsa di Omicron. L'attenzione dei ricercatori è ricaduta in particolare sui vaccinati con due dosi da almeno due settimane: in questa popolazione, nel periodo di circolazione di Delta, si osservavano tassi di positività al tampone dell'1,85%; con la comparsa di Omicron questa percentuale è aumentata di 10 volte fino a raggiungere il 19,45%, a conferma dell'elevata circolazione della variante e della sua capacità di bypassare la protezione offerta dal vaccino. È apparsa completamente invertita, invece, la situazione per quel che riguarda i ricoveri: tra quanti si erano ammalati con la variante Delta, il 10,9% aveva bisogno del ricovero; tra gli infettati con Omicron, invece, i tassi di ricovero sono risultati dell'1,9%.
Durante il periodo Omicron "abbiamo trovato un'efficacia dei vaccini del 70%", scrivono i ricercatori. "Questa misura dell'efficacia del vaccino contro il ricovero per Covid-19 era significativamente diversa da quella durante il periodo di confronto quando il tasso era del 93%". (ANSA).
Si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2022 del Teatro Lirico di Cagliari.
"Si riparte il 28 gennaio finalmente con una programmazione annuale, dopo la sospensione degli spettacoli a causa della pandemia.
Un segnale di ripresa importante", sottolinea il sovrintendente Nicola Colabianchi, invitando il pubblico a tornare a frequentare il teatro. "Un luogo sicuro", ha chiarito il presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione, il sindaco Paolo Truzzu, nel ricordare "il fascino di un'esperienza indimenticabile come assistere a una opera lirica o a un concerto".
Al via da gennaio la campagna abbonamenti, con la possibilità di confermare i posti, e l'apertura verso nuove fasce di pubblico anche grazie a promozioni mirate sui social e prezzi invariati rispetto agli scorsi anni. In programma sei opere e un balletto per i sette turni di abbonamento, oltre alle recite mattutine rivolte alle scuole. Il sipario si alza con la riscoperta di "Cecilia" di Refice (28 gennaio-5 febbraio), cavallo di battaglia di grandi artiste come Claudia Muzio, titolo di punta negli anni '50 e poi dimenticato, proposto in un nuovo allestimento del Lirico per la regia di Leo Muscato.
Un'opera rara che ha già suscitato l'interesse anche oltre i confini dell'Italia: "Confermato - precisa il sovrintendente - dalle richieste di registrazioni giunte da Francia e Spagna". Quella cagliaritana sarà la prima rappresentazione in tempi moderni dell'"azione sacra", con la direzione di Giuseppe Grazioli, specialista del Novecento. Finale americano con l'attesa prima nel capoluogo di "West Side Story" di Bernstein (15-23 dicembre), coproduzione internazionale, un ponte virtuale tra Sardegna e Usa.
Quasi in una ideale prosecuzione arriva un grande classico sulle punte, "Romeo e Giulietta" di Prokof'ev, (11-19 novembre), immortale capolavoro, nell'interpretazione del prestigioso corpo di ballo e dei solisti del Teatro dell'Opera di Kazan. In cartellone ancora titoli di grande repertorio come "L'elisir d'amore" di Donizetti (4-12 marzo) con la regia di Michele Mirabella, "La sonnambula" di Bellini (13-21 maggio), opera idillico-pastorale, capolavoro assoluto del teatro belcantista italiano, "Manon Lescaut" di Puccini (7-15 ottobre). Dal 9 al 16 aprile è la volta del verdiano "Ernani", che ritorna a Cagliari dopo 69 anni. La regia è firmata da Davide Garattini Raimondi. ANSA)
Sarà di pietra, di quella dura come il granito di cui ne sono fatte le case, ma Tempio è sempre più anche città della musica e della lirica. Ne sono sempre più consapevoli gli stessi tempiesi che, grazie a una mirata programmazione culturale, stanno riscoprendo le radici di un primato davvero singolare nell’isola. Se si tiene conto dell’entità della popolazione e del rapporto tra questa e i musicisti che nel campo della lirica e dell’operistica hanno lasciato il segno ai più alti livelli, è difficile trovare nell’isola, e forse non solo, un luogo come Tempio. L’ultimo significativo atto è stato il concerto di Francesco Demuro al teatro del Carmine di fronte a un pubblico estasiato che ha accompagnato con un’interminabile standing ovation le performance del giovane tenore sardo, oggi diventato, rispetto alla sua prima esibizione nella città gallurese risalente a diversi anni fa, molto di più di una promessa del panorama musicale internazionale.
Il Teatro Verdi conclude il 2021 con il concerto di Fine Anno, in scena domani, venerdì 31 dicembre alle 18. Sul palco, il pubblico ritroverà il Maestro Fabrizio Maria Carminati, con la partecipazione del soprano Giuliana Gianfaldoni, il tenore Carlos Cardoso, il soprano Sabrina Sanza, il baritono Christian Federici, il mezzosoprano Cecilia Molinari e il basso Cristian Saitta. Maestro del Coro Paolo Longo, Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Il programma prevede, nella prima parte della serata, la Sinfonia da La fille du régiment di Gaetano Donizetti, “Meine Lippen, sie küssen so heiß” tratto dall’Operetta Giuditta di Franz Lehár, di Jacques Offenbach “Barcarolle Belle nuit, ô nuit d’amour” da Les Contes d'Hoffmann e “Ah! Quel diner…” da La Périchole, ancora di Gaetano Donizetti la Sinfonia e “Quel guardo cavaliere” dall’opera Don Pasquale, il duetto “Là ci darem la mano” tratto dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, “La donna è mobile” dal Rigoletto di Giuseppe Verdi, il Coro “Rataplan Rataplan” da La fille du régiment di Donizetti e, in conclusione, la Sinfonia da I Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi.
La seconda parte del concerto prevede in apertura alcune tra le più note pagine tratte dalle opere di Gioachino Rossini, la Sinfonia de La Cenerentola, “La calunnia è un venticello” da Il Barbiere di Siviglia e “Nacqui all’ affanno e al pianto” da La Cenerentola; farà seguito “Votre toast je peux vous le rendre” dalla Carmen di Georges Bizet ”, “Je veux vivre” dal Romeo et Juliette di Charles Gounod, “Dein ist mein ganzes Herts” da Il paese del sorriso di Franz Lehàr e il “Valzer di Musetta” da La Bohème di Giacomo Puccini; concluderà il programma il quartetto “Bella figlia dell’amore” dal Rigoletto di Giuseppe Verdi. L'accesso a teatro è possibile ai soli possessori del "super Green Pass" digitale, con relativo Qr code, che sarà richiesto all'ingresso. Resta in vigore l’obbligo di indossare la mascherina ffp2 o ffp3 durante tutto lo spettacolo.
Musica sia, nonostante tutto", con questo motto la Toscanini annuncia le variazioni al suo Concerto di Capodanno in programma l'1 gennaio alle 10.45 all'Auditorium Paganini di Parma. L'aumento dei casi di coronavirus, infatti, non solo sta imponendo cambiamenti alle modalità di accesso alle sale (obbligo di super green pass e di mascherina FFP2), ma comincia a limitare anche gli spostamenti degli artisti. Così al concerto della Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Lina Gonzalez Granados parteciperà solo il violoncellista Mischa Maisky mentre non potranno esserci i figli Sasha e Lily. E dunque anche il programma cambia: salta l'annunciato Triplo Concerto di Beethoven, ma resta il grande virtuosismo strumentale di Mischa Maisky, da decenni uno dei sommi esponenti a livello mondiale.
Il concerto si aprirà dunque con una delle Ouverture più famose di Mozart, quella da Il flauto magico, e proseguirà con il primo concerto per violoncello e orchestra di Haydn, un brano dall'impostazione fortemente classica, dal naturale equilibrio tra l'effetto strumentale e la bellezza puramente musicale. Nella seconda parte seguiranno la Polonaise dall'opera Evgenij Onegin di Ciajkovskij, un brano che, seppur di breve durata, è decisamente festoso e imponente, la celeberrima Overture dal Pipistrello di Johann Strauss, per chiudere ancora con Misha Maisky protagonista delle Variazioni su un tema Rococò di Ciajkovskij, una composizione fortemente nostalgica verso gli equilibri formali ed espressivi settecenteschi. Le "rococò" sono infatti ispirate alla poetica del Settecento e in primo luogo all'esempio mozartiano con il quale si è volutamente aperto il programma. Alternando sezioni fortemente virtuosistiche ad altre romanticamente cantabili, il concerto si chiude con una brillante corsa dove Maisky metterà in mostra tutta la sua abilità strumentale. (ANSA).
Gentile direttore,
da ogni dove si levano gli osanna ai Måneskin, definiti (dal loro scopritore...) addirittura i nuovi Beatles. Da musicista e insegnante di Conservatorio non posso che far rilevare non solo la modestia del risultato musicale e la minima capacità tecnica richiesta (che valgono qualcosa solo perché spiccano in un panorama musicale appiattito da rap e trap), ma anche la definitiva consacrazione dell’immagine sul contenuto, tant’è vero che già illustri commentatori li hanno definiti “fluidi” (che in soldoni vorrebbe dire uomini che sembrano donne e viceversa). Negli anni Sessanta-Settanta del Novecento (e non è nostalgia: ormai sarebbe come essere definiti “nostalgici” se amanti di Puccini o di Coltrane) i gruppi musicali più noti possedevano una solida tecnica, buona preparazione socio-culturale e grande creatività compositiva, spesso filtrata dalla musica classica o dal jazz.
I giovani ritrovavano i loro valori dentro testi importanti, che sono rimasti poesia anche dopo decenni, si pensi a Dylan o a De André al confronto con la grigia banalità di «siamo fuori di testa, ma diversi da loro» (?). Gli stessi Beatles non erano certo dei mostri di bravura come strumentisti, ma le canzoni di Lennon e McCartney erano così belle (così ispirate, così “classiche” nel senso di “fuori dal tempo”, come Mozart) da far passare in secondo piano la mediocrità della batteria di Ringo, e al- lora i “mostri” c’erano comunque: Jaco Pastorius per esempio, ma anche, in Italia, Demetrio Stratos.
Oggi è il culto dell’avere successo a soppiantare questi valori, e soprattutto ad averlo subito, senza faticare, senza studiare anni come invece fanno le centinaia di allievi dei nostri resilienti Conservatori, che però si trovano spaesati di fronte a queste continue trovate mass-mediatiche. Perché dovrei studiare, si chiedono, se il mio “sogno” lo posso realizzare così facilmente? La malattia è anche della musica classica, intendiamoci: nella direzione d’orchestra oggi più che mai succede che si arrivi per motivi d’immagine, che con la capacità, lo studio e la bravura c’entrano poco. È lo specchio della nostra società, in fondo, che ha continuamente abbassato il livello della cultura necessaria a farne parte “attiva”: se ormai siamo tutti virologi e sul vaccino ne sappiamo come e meglio dei medici, ancor più siamo tutti musicisti, e de gustibus non est disputandum (persino, ahimè, in chiesa). Ma i gusti si creano con la cultura: la cucina è arrivata a livelli altissimi perché tutti sappiamo come mangiare bene da anni, non così per la musica dove si va avanti ad hamburger – ogni volta sempre più speziati –, credendo (e facendo credere) che siano manicaretti. Questa sì, ha un po’ il sapore della dittatura musicale.
Lorenzo Della Fonte,Conservatorio di Torino
Il sasso è gettato, caro maestro Della Fonte. Con eleganza, e con mira decisa. Grazie. Anche perché con il tonfo sento echeggiare il famoso “il re è nudo”. E non penso, lo giuro, a certe mise color carne dei Måneskin, che a mio poverissimo parere offrono alcune delle cose migliori di questo «tempo sbandato» (mi mancano, lo ammetto, i concerti di Ivano Fossati e i grandi strumentisti che sapeva convocare). In ogni caso, sono uno di quelli che hanno imparato, e non dimenticano, che la franca e persino ruvida schiettezza dei competenti è come l’innocenza dei bambini: incontestabile. Del resto, oggi più mai, non è soltanto con le sette note e con le parole che si avvinghiano agli spartiti che giocano gli alimentatori di quei fuochi fatui che lei definisce, a ragione e con amarezza, «trovate mass mediatiche». Così si invade una stagione, ma non si fa la storia e si conferma – ma senza la raffinata sapienza rockettara di Edoardo Bennato – che certe hit «sonosolocanzonette».Anch’io vado alla ricerca di nuove canzoni indimenticabili, e dunque provo a seguire le tracce dei fenomeni della musica attuale e magari, per un po’, mi accontento delle briciole che trovo. Ci provo, con allegria e non poche delusioni, perché tutto vorrei meno che diventare liquidatorio come lo era mio padre, colto e saggiamente curioso ma non della “nostra” musica. Grazie ancora, mi ha fatto felice con quell’accostamento da par suo tra i Mozart e i Beatles, e con l’omaggio a Jaco Pastorius e Demetrio Stratos. Solo lei qui, oggi, e Pierluigi Diaco, a Radio2 Rai, siete riusciti a farmi dire qualcosa della mia passione per la musica che gira intorno e che ancora ci fa vibrare e cantare.
Note medievali, rinascimentali e barocche nella rassegna de "La stagione del Cocomero", tre concerti dedicati dal Teatro Niccolini alla musica classica e alla tradizione fiorentina. Il progetto, diretto dal liutista Andrea Benucci, è promosso dall’Accademia degli Infuocati - la stessa che organizzò le attività del Teatro del Cocomero fino al 1860, quando cambiò nome in onore del drammaturgo livornese. Il primo appuntamento è per l’8 gennaio, con l’ensemble Etruria Barocca, guidata dal giovane direttore Dimitri Betti: il percorso, intitolato "O’ ingrata patria, morto è’l tuo Dante!", è un omaggio ai 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, raccontato attraverso la lettura di alcuni passi del Trattatello in laude di Dante del Boccaccio e i brani musicali del Manoscritto di Londra, le Cantigas de Santa Maria e il Laudario Magliabechiano. Sabato 22 gennaio è la volta de Torneo amoroso: musica e poesia, le note ironiche e scherzose delle villanelle cinquecentesche con gli strumenti d’epoca della Cappella di Santa Maria degli Angiolini e PassiSparsi, diretti da Gian Luca Lastraioli. Il concerto del 5 febbraio, celebra l’Opera terza di Tomaso Giovanni Albinoni: una delle sonate meno note è eseguita dall’orchestra Armonia delle Cetre diretta da Giacomo Benedetti.
Il Cts dell’Aifa ha autorizzato due antivirali – molnupiravir e remdesivir – per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per Covid-19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave. Il molnupiravir è un antivirale orale (autorizzato per una distribuzione in condizioni di emergenza con Decreto del ministero della Salute del 26 novembre 2021) il cui utilizzo è indicato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nell’assunzione di 4 compresse (da 200 mg) 2 volte al giorno, è di 5 giorni.
La determinazione Aifa relativa alle modalità di utilizzo è stata pubblicata il 29 dicembre 2021 sulla Gazzetta Ufficiale ed è efficace dal 30 dicembre. Il molnupiravir sarà distribuito da parte della Struttura Commissariale alle Regioni dal 4 gennaio e per la sua prescrizione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito dell’Agenzia. Per remdesivir è stata recentemente autorizzata da EMA un’estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigeno-terapia ad alto rischio di Covid-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che è accessibile sul sito dell’Agenzia dal 30 dicembre 2021. (ITALPRESS).
Arriva al traguardo sul filo dell’esercizio provvisorio la prima manovra del governo Draghi.
Una legge di Bilancio tutta espansiva che distribuirà a famiglie e imprese oltre 32 miliardi nel 2022. Le novità sono tante: il taglio delle tasse, Quota 102, Ape social allargato e Opzione donna, in attesa della riforma delle pensioni, i nuovi ammortizzatori sociali universali, la stretta anti-delocalizzazioni, il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza, rivisto e corretto per evitare abusi, così come il Superbonus, alla fine confermato senza i paletti immaginati dal governo. Non manca l’attenzione agli ultimi, dai disabili, ai malati rari, alla distribuzione di cibo per i più poveri, alle donne vittime di violenza. E anche agli uomini che le commettono. Ma tra le norme, votate tutte in una notte dalla commissione Bilancio del Senato e confermate dalla Camera con il voto di fiducia in serata, l’hanno spuntata anche lo stop all’allevamento di animali da pelliccia e la proroga per i partiti per chiedere l’accesso al 2xmille.Oggi 29 dicembre giornalisti e giornaliste della Rai scioperano, con inevitabili cambi di programma sulle reti nazionali. «Restano i tagli lineari all'informazione di servizio pubblico, decisi dal vertice aziendale, senza un piano industriale, senza un progetto e senza alcun confronto - ha detto il segretario dell'Usigrai, Daniele Macheda -. L'amministratore delegato che ha cancellato edizioni dei telegiornali della Tgr e dello Sport, con la giustificazione degli ascolti, solo un mese fa aveva detto invece alla Commissione di Vigilanza che il servizio Pubblico non insegue lo share come unico parametro di successo».
«Noi chiediamo che questo vertice smetta la logica dei tagli e avvii un confronto serio e leale con i sindacati. Il metodo da seguire - prosegue - deve essere quello di aggredire gli sprechi invece di ridurre il servizio ai cittadini. Risparmiare su appalti e contratti strapagati e valorizzare il personale interno. Il prossimo anno si dovrà rinnovare il contratto di servizio e solo un piano industriale ed editoriale frutto di una piena e reale consultazione con le parti sociali ne potrà garantire l'attuazione nell'interesse del Paese».
«Uno Mattina» non è andato in onda su Rai Uno, sostituito da una serie di spezzoni che rappresentano "il meglio" della trasmissione. Cominciato in anticipo sul palinsesto invece «Storie Italiane» di Eleonora Daniele, andato invece regolarmente in onda anche se con cambio di orario. Ok anche «È sempre mezzogiorno» con Antonella Clerici, poi il Tg1 ma in versione ridotta con solo le notizie più importanti della giornata.
Le novità più importanti nel pomeriggio: non va in onda «Oggi è un altro giorno», il programma di Serena Bortone solitamente trasmesso dalle 14. Spazio al film Aladdin per l'intero pomeriggio: coprirà anche la fascia di solito destinata a «Il Paradiso delle signore» fermo per la pausa durante le feste. Più avanti niente «La vita in diretta» di Alberto Matano: l'arrivederci probabilmente è al 2022 con lo spazio che sarà occupato anche in questo caso dalla replica di «Tale e Quale Show: il torneo».
Nuovo record dei casi Covid in Italia.
Il numero dei nuovi positivi, secondo i dati del ministero della Salute, sale a 78.313, mai così tanti da inizio pandemia.
Altrettanto numero record per i tamponi processati, 1.043.677, che determina un tasso di positività in discesa al 7,53%.
Salgono a quota 202 i decessi dai 142 di ieri. I guariti sono 16.746 mentre per gli attualmente positivi si evidenzia un incremento di 61.352 unità raggiungendo il numero totale di 598.856. Sul fronte ospedaliero, nei reparti ordinari si registra ancora un nuovo aumento, dai 9.723 delle 24 ore precedenti ai 10.089 di oggi. Più contenuta la crescita nelle terapie intensive, dove si trovano attualmente 1.126 degenti (+19) con 119 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 587.622 persone. La Lombardia si conferma prima regione per numero di contagi (28.795), seguita da Campania (7.181) e Veneto (7.403).
Rispetto a vent’anni fa, le ragazze del Conservatorio sono quasi raddoppiate. «Direi un 40% in più — precisa Cristina Frosini, dal 2016 alla guida dell’ateneo musicale —. La presenza femminile da noi è cresciuta tantissimo. Non solo, le donne stanno sempre più occupando quegli spazi un tempo considerati feudi maschili».
Per esempio? «La direzione d’orchestra, la composizione, la direzione di coro… Classi dove le donne, fino a pochi anni fa erano delle vere mosche bianche. Mentre adesso nelle file della composizione le allieve sono un 30 per cento più e ci sono pure due docenti donne. E le iscritte a direzione d’orchestra sono triplicate, una quindicina rispetto alle 4/5 di un quinquennio fa. Il podio non è più un obiettivo per soli maschi, direttrici autorevoli se ne trovano sempre più».
Beatrice Venezi, vostra ex allieva, si è però lamentata di esser stata scavalcata in prima battuta da un maschio. «Può capitare di dover ripetere un esame. E la colpa non è del sesso ma della preparazione. Come tanti, Venezi è passata al secondo tentativo. E poi si è diplomata in direzione d’orchestra».
Ha anche sostenuto che non si teneva conto delle differenze fisiche, che il corpo femminile segue percorsi differenti da quello maschile. «Faccio mio quel che ha detto il maestro Vittorio Parisi, nostro docente di direzione d’orchestra, oltre che insegnante di Venezi: “La musica non è certo un fatto muscolare. Si sentono tesi assai fantasiose su direzione e anatomia femminile, ma se fosse un fatto atletico saremmo come i calciatori: carriera finita a 35 anni”. Sottoscrivo».
Sottoscrive anche che una direttrice può indossare sul podio abiti femminili? «Perché no? L’importante è che siano rispettosi del ruolo. Se qualcuna arriva con decolleté esagerati e gonne trasparenti… Sarebbe come se un direttore si presentasse in canottiera con i tatuaggi in vista. Non il modo migliore per conquistare la stima di chi devi guidare».
L’abito non fa il musicista, e il gender non è più di casa al Conservatorio? «Non certo al nostro. Che è multi-gender o, come si dice, gender fluid. Divisioni qui inesistenti, le etichette non ci interessano. Ciascuno scelga il suo orientamento sessuale come meglio gli pare, l’importante è che sia bravo».
Una regola che vale anche per gli strumentisti? «Eccome. Negli ottoni, sezione una volta tipicamente maschile, adesso le ragazze vanno fortissimo. Molte le corniste, ormai presenti spesso nelle file delle orchestre. E ci sono delicate fanciulle che suonano il trombone, il basso tuba, il fagotto. Prova che anche i polmoni non conoscono limiti di sesso. E così pure le percussioni, molto ambite dalle donne. D’altra parte, uno strumento “al femminile” quale l’arpa, ha conquistato adepti maschili. Un paio di arpisti militano nelle nostre file. Non molti, è vero, ma un tabù si è infranto. Senza contare Fabrice Pierre, uno dei massimi arpisti al mondo, che qui viene a tenere masterclass».
Ogni barriera è quindi ormai caduta? «Con una sola eccezione, il jazz. Che resta territorio esclusivamente e implacabilmente maschile. Non per un fatto ideologico ma culturale. Mai capitata una ragazza che voglia iscriversi a batteria jazz o basso elettrico. Alla prima che si presenta, regalerò dei fiori. Del resto, anche al Politecnico fino a qualche tempo fa facevano sconti alle ardimentose tentate da Ingegneria. Invece il canto jazz è diffusissimo tra le ragazze».
Resta il problema linguistico. La donna che impugna la bacchetta va chiamata direttore o direttrice? «L’autorevolezza non si conquista usando il maschile. Anzi, io penso che bisognerebbe essere orgogliose di declinare professioni prima appannaggio degli uomini al femminile. Direttrice, assessora, pretora, sono segni di conquiste culturali e sociali. Quanto a me, direttrice o direttore, fa lo stesso. Quel che conta è che anche nel mio ruolo siamo cresciute. Quando sono stata nominata, su 80 direttori di conservatori italiani, eravamo 5 donne. Adesso siamo 10. Sempre poche, ma raddoppiate. L’importante è che vada avanti così».
Questa volta non era finzione, ma realtà il "Vuoi sposarmi?" pronunciato sul palcoscenico del teatro Duse di Bologna. Ieri sera, nel tradizionale concerto di fine anno, 'Bollicine', dell'Orchestra Senzaspine, il direttore e fondatore dell'orchestra, Matteo Parmeggiani, tra un bis e l'altro ha posato la bacchetta e, dopo una 'dissertazione' sul concetto di famiglia, ha chiamato al proscenio la flautista Annamaria Di Lauro e, tra lo stupore del folto pubblico, le ha chiesto: "Vuoi sposarmi?" A quel punto l'altro fondatore della Senzaspine, Tommaso Ussardi, ha dato il via al romantico 'Valzer dei fiori' dallo Schiaccianoci di Ciajkovskij, cui è seguito un bacio tra i due fidanzati.
Una parentesi d'amore nello spettacolo di 'Bollicine' (in cartellone fino al 29 dicembre), che comprende grandi brani musicali, ben eseguiti (le sinfonie dalla Norma, dal Franco Cacciatore, dai Maestri cantori di Norimberga), e bella musica per rilassare e divertire, tanto necessaria di questi tempi (valzer e polke di Strauss e di Ciajkovskij). Musica come di consueto, da ormai dieci anni, accompagnata a sketch comici e tanta danza che quest'anno hanno coinvolto anche le ballerine di Studio Danza Ensemble e due danzatori acrobati di break-dance, il giocoliere Nicolò Ximenes e lo straordinario ballerino di tip-tap Tommaso Parazzoli. Senza dimenticare, in apertura, il Coro degli Stonati impegnato che nel coro delle zingarelle dalla Traviata.
Più che un sogno, un obiettivo oggi alla portata di mano, a patto che tutti i soggetti eventualmente coinvolti facciano la loro parte in un contesto di collaborazione e sinergie virtuose. Il sogno in questione è quello di allestire un’orchestra della città, intesa come vera Istituzione concertistico orchestrale (Ico), come è definita nel decreto che disciplina l’erogazione dei fondi destinati allo spettacolo. L’idea è tornata di attualità perché il decreto Franceschini prevede la possibilità di finanziamenti, promuovendo la costituzione di Ico nei Comuni sedi di Conservatorio di musica o nei territori delle Regioni dove non abbiano hanno sede legale "istituzioni concertistico-orchestrali già operanti, fondazioni lirico-sinfoniche o teatri di tradizione con propria orchestra stabile". Un identikit che sembra cucito addosso alla Spezia che con un’istituzione concertistica in pianta stabile vedrebbe completata la propria offerta culturale, arricchendo, con la musica, la sua vocazione museale.
Un progetto fattibile? Secondo il direttore del Conservatorio Puccini Giuseppe Bruno sì, anche se ovviamente non è all’istituzione di via XX Settembre che compete avanzare candidature né sviluppare i percorsi di finanziamento. E’ un fatto però che alla direzione del Conservatorio non è sfuggita questa opportunità e a quanto pare sarebbero stati avviati contatti informali con interlocutori di Palazzo civico. Il progetto orchestra oltretutto avrebbe la possibilità di legarsi ai progetti di ampliamento e ristrutturazione logistica delle sedi del Puccini a cui, come riferiamo a parte, saranno destinati sei milioni di euro. Ovviamente Bruno vedrebbe con grande favore un’operazione del genere, che richiede però adempimenti e istruttorie molto veloci, se è vero che il termine per l’accesso ai fondi Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, scadrà il prossimo 31 gennaio. "Sia chiaro – tiene a precisare Bruno – io non voglio tirare per la giacca nessuno, mi limito solo a far presente che c’è una opportunità legata all’attuale decreto, e non è detto che l’anno prossimo ci sia ancora. Questo treno potrebbe non passare di nuovo. Ecco perché ritengo opportuno fare qualche riflessione sull’argomento". L’accesso ai fondi ministeriali richiede, naturalmente, un piano finanziario credibile, la cui elaborazione compete a tutti gli enti territoriali oltre che allo stesso Conservatorio. Qualcuno ha già fatto anche qualche conto, anche alla luce delle disposizioni del decreto Fus. L’ipotesi di partenza potrebbe essere un’orchestra costituita da venti persone, in attività almeno cinque mesi l’anno. Se si moltiplicano 20 orchestrali, mettiamo per duemila giornate lavorative minime, si avrebbe una spesa stimata di 160mila euro a stagione.
La ricadute, a parte il prestigio per il territorio che vedrebbe significativamente incrementata la propria offerta culturale – le orchestre stabili più vicine sono a Genova, Carlo Felice, e a Sanremo, oltre a quella toscana di Firenze – sarebbero anche di ordine occupazionale per tanti giovani aspiranti musicisti, diplomati e non. Un contributo numericamente non grandissimo ma certo di qualità. Senza considerare le grandi opportunità, con l’apertura dell’orchestra alla componente studentesca, legate all’organizzazione di stage e altre iniziative di carattere formativo.
Nasce dall’incontro tra una delle più rinomate orchestre a livello nazionale e uno degli artisti teatrali italiani più noti al mondo, il concerto classico – ma non tradizionale – che andrà in scena giovedì 30 DICEMBRE (ore 21) al Teatro Civico. L’Ensemble Simphony Orchestra (diretta da Giacomo Loprieno) e Arturo Brachetti dimostreranno che la musica si può anche vedere, in ‘Pierino, il lupo e l’altro’. Una vera e propria attività di divulgazione musicale, in due parti: prima il ‘Pierino e il lupo’ di Sergej Prokofiev così come lo conosciamo, con il racconto di Brachetti; poi un bellissimo percorso a sorpresa tra i differenti stili di direzione musicale.
Immaginiamo magie, qualche trasformazione e non solo: come sarà il ‘Pierino e il lupo’ made in Brachetti?
"Sarò sul palco insieme ad una grande orchestra – esordisce Brachetti – e questo già fa comprendere che non sarà uno spettacolo consueto di trasformazioni, ci tengo a dirlo e a essere chiaro, ma qualcosa di diverso. Mi piace raccontarlo come un viaggio nella musica per tutti, anche per chi non è mai andato a un concerto di musica classica. Oltre al classico di Prokofiev ci sarà anche ‘l’altro’. Il titolo di questo concerto infatti è proprio riferito a quello. L’altro è una parte in cui raccontiamo come si dirige un’orchestra in una maniera divertente e, perché no, un po’ irriverente. Perché il cuore della serata è tutto qui: chi l’ha detto che la musica classica non possa essere divertente?".
Che rapporto si stabilisce con l’orchestra in uno spettacolo così?
"Ah... bellissimo, ci siamo molto divertiti sin dalle prove. Primo perché l’orchestra è giovane e molto dinamica; in secondo luogo perché per far appassionare il pubblico, bisogna prima di tutto divertirci tra noi. Per esempio durante le prove i musicisti hanno proposto idee che sono diventate parte del concerto, a volte anche qualche scherzo... ma non voglio dirvi di più, se no togliamo tutta la sorpresa!".
La semplicità, che però non sfocia in banalità, della musica, le permette di essere ancor più al centro dell’attenzione?
"In questo concerto non sono mai solo, siamo sempre in due: io e l’orchestra. Senza uno dei due non funzionerebbe. È grazie a loro che, però, posso dare spazio alla fantasia, amplificare i miei sogni, sperimentare: quando mai mi ricapiterà di sentirmi dire ‘Hai un’orchestra, fai quello che vuoi’?".
Dall’interazione col pubblico, che sicuramente accade in questa rappresentazione, spicca un aneddoto in particolare?
"Beh, sicuramente è sempre molto bello quando uno spettatore, al termine del concerto, viene in camerino e magari mi dice ‘Mi hai fatto dimenticare tutto per due ore’. Ecco, questo sicuramente è uno degli aspetti più gratificanti, che mi fa capire che la mia missione di artista è compiuta".
Qual è il messaggio che vede nella storia di ‘Pierino e il lupo’?
"Un messaggio moderno, molto contemporaneo. Innanzitutto, in questa nostra versione, il lupo non muore, ma ha un’altra sorte. Ogni epoca ha avuto il suo lupo, il diverso, quello che non è omologato che vediamo strano. Il lupo può essere chiunque e forse dovremo imparare a parlare con il lupo, provare ad ascoltarlo e magari a conviverci in serenità".
E cosa pensa del Natale?
"Questi ultimi anni il Natale è stato un po’ diverso e condizionato dalla pandemia. Mi piacerebbe tanto che fosse una festa capace davvero di farci riflettere, che ci insegnasse ad abbandonare i nostri egoismi personali per guardare agli altri". Infine ha qualche ricordo particolare di Spezia? "Sicuramente il teatro, molto suggestivo, bellissimo. Ricordo che la sua bellezza mi ha sorpreso molto".
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Sebbene non abbia nulla di dire sull' Ensemble Symphony Orchestra di cui non conoscevo prima d'ora neanche il nome, e nulla di dire sul suo direttore, Giacomo Loprieno a me sconosciuto ( che non vuol dir nulla), ho da dire anzi da ridire sulla qualifica con la quale il Quotidiano.Net , e l'autore dell'articolo, Magi, presentano l'ensemble strumentale che suonerà nella celebre favola di Prokofiev, narratore Arturo Brachetti.
L'orchestra in questione per quanto efficiente ed all'altezza del compito, certamente non è - come si legge - una delle più rinomate orchestre a livello nazionale. Questo lo so e posso dirlo. Comunque auguri! ( P.A.)
Il sogno del Podio: su Rai 5 il docu talent di Milly Carlucci dedicato ai giovani direttori d’orchestra. Dopo il successo di Ballando con le Stelle e in attesa della partenza de "Il Cantante Mascherato", la conduttrice torna in tv con un nuovo show.
Mercoledì 29 e giovedì 30 dicembre andrà in onda su Rai5 la nuova edizione del Sogno del Podio, il docu/talent condotto da Milly Carlucci. Venti giovani direttori di orchestra inseguiranno il sogno di vincere la competizione per poter lavorare per un anno come “Assistente Direttore” nella leggendaria London Symphony Orchestra. Un ruolo che darebbe loro la possibilità di cambiare per sempre la loro vita.
La Competizione, patrocinata dal Principe Carlo d'Inghilterra , si svolge ogni due anni dal 1990 nelle locations della “Guildhall School of Music and Drama” di Londra (1° e 2° round) e il “Barbican Centre” (finale) ed ha lanciato direttori d’orchestra di fama internazionale.
Quest’anno, a causa delle restrizioni COVID, i primi due round e la finale avranno luogo tutti nella Hall di St Luke, sede operativa di LSO. Altra grande novità, i concorrenti dovranno dirigere la London Symphony Orchestra sin dal 1°round. A giudicarli ci sarà una Giuria internazionale composta da grandi direttori d’Orchestra.
I 20 selezionati dovranno preparare un ampio repertorio di brani scelti dalla Giuria tra i quali saranno sorteggiati quelli che ognuno di loro dovrà eseguire. Durante lo svolgimento delle puntate scopriremo le loro storie personali anche attraverso filmati girati nelle loro città di provenienza. Tante storie diverse, tutte con al centro la determinazione, il talento e la passione.
Nelle prime due puntate la metà dei concorrenti sarà eliminata, nella terza, i 10 rimasti si esibiranno con nuovi pezzi di repertorio e alla fine ne rimarranno solo tre che si contenderanno la vittoria finale. Nella quarta ed ultima puntata la sfida fra i tre finalisti decreterà il vincitore che conquisterà i 15.000 pounds del premio, oltre al contratto di un anno come Assistant Conductor di LSO.
Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, associato di Igiene Generale e Applicata dell'Università degli Studi di Milano e membro anche del Cts lombardo, cosa pensa di questa «psicosi» da tamponi?
«Se da un lato è vero che le indicazioni del mondo scientifico erano se hai un parente fragile, prima di Natale fai un tampone, si sono tradotte in uso esagerato del ricorso al test con il risultato che i meccanismi di tracciamento sono andati in crisi e la situazione sta diventando allarmante».
Al momento quello che si è potuto osservare è che la variante Omicron sembra essere molto più contagiosa, ma anche molto meno patogena della Delta...
«Si è vero, tanto che i vaccinati stanno sostanzialmente bene, se si contagiano sono asintomatici, ma il rischio con questi positivi è che ci troveremo a breve tutti in quarantena. Per i vaccinati però si potrebbero modificare le regole dell'isolamento».
In che modo?
«Eliminando il tampone di fine quarantena per esempio».
È vero anche che se l'anno scorso gli italiani facevano di tutto per evitare il tampone, ora che sono diventati coscienziosi e li fanno, viene detto loro che sono in preda all'isteria collettiva...
«Sì, ma è anche vero che dopo il tampone di Natale, fatto solo per sentirsi liberi di andare a festeggiare, adesso aspettiamo il giro del tampone di Capodanno. È chiaro però che l'esecuzione di così tanti test rischia di far collassare il sistema e di mandare in quarantena tutto il Paese».
Dall'altra parte abbiamo assistito in queste ultime settimane a un'esplosione di casi nelle scuole elementari.
«Sicuramente il virus sta attaccando la fascia non immunizzata e la Delta, e ancora di più la variante Omicron, colpiscono maggiormente i bambini. Ma c'è anche un problema nel come si utilizzano i tamponi...»
In che senso?
«I tamponi antigenici 'fai da te' danno il 30 per cento di falsi negativi, soprattutto se si fanno da asintomatici, quelli fatti in farmacia hanno un minor margine di errore perché vengono eseguiti in modo professionale. Poi c'è il tema dell'intervallo di tempo in cui ci si sottopone a test dopo un contatto. Quello che intendo è che il tampone viene usato come un lasciapassare per andare in vacanza, ma non dovrebbe essere così».
Lei ha previsto un picco di contagi, fino a 100mila al giorno da metà gennaio, al rientro a scuola e dalle vacanze.
«Sarà devastante, e il sistema rischia di collassare, a fronte del fatto che anche i vaccinati si reinfettano».
Come si argina il contagio?
«Credo che andrebbero modificate le regole per le quarantena per i vaccinati e alzate le restrizioni, anche se temo che i cittadini non lo accetterebbero, ma più cerchiamo di contenere la diffusione del contagio, prima arginiamo questa ondata».
Che previsioni fa?
«Qui rischiamo di finire tutti in lockdown e di paralizzare il Paese. L'altra strada potrebbe essere sottoporre a tamponi solo i sintomatici, ma per fare questo abbiamo bisogno di 2/3 mesi per monitorare la nuova variante. Oppure come è stato fatto in Germania con i risultati che abbiamo visto, pensare a lockdown per i non vaccinati e un sistema di chiusure chirurgiche per le classi delle elementari».
Un vaccino anti Covid targato Pfizer e adattato alla variante Omicron del coronavirus pandemico sarà disponibile la prossima primavera. In un'intervista pubblicata dal quotidiano elvetico in lingua tedesca 'Blick', Sabine Bruckner, capo di Pfizer Svizzera, spiega che il gruppo farmaceutico sta lavorando su due fronti: da un lato sta studiando l'efficacia dell'attuale vaccino contro le varianti di Sars-CoV-2 attualmente emergenti, e allo stesso tempo sta lavorando a una nuova versione del prodotto. Quello che si può dire al momento - evidenzia - è che, dopo la vaccinazione di richiamo, "negli adulti la protezione contro la malattia provocata da Omicron è 25 volte superiore. La terza dose ha quindi senso, soprattutto per proteggere da un decorso grave".
"Sento la responsabilità di assumere la direzione di un teatro che negli anni è profondamente cambiato e si è riposizionato nel panorama nazionale e internazionale grazie a Carlo Fuortes, e al contributo e all'impegno di tutte le sue componenti artistiche, tecniche e amministrative, affrontando le incertezze e le criticità legate alla pandemia in corso con la volontà di non fermarsi, con curiosità e spirito innovativo".
"Si apre adesso una fase di ascolto e dialogo indispensabile per costruire un progetto condiviso da portare avanti nei prossimi anni.
Ascolto del teatro e ascolto della città, con l'obiettivo di realizzare insieme un modello di teatro che possa essere sempre più attento alla qualità delle proposte culturali e aperto alle esigenze della comunità". ( Brr.... da brividi!)
La decima edizione del Morellino Classica Festival a Scansano si concluderà con una prima assoluta: Si dice in Italia, opera del compositore americano Lawrence Siegel, che verrà eseguita il 28 dicembre alle 21 al Teatro Castagnoli, sul podio dell'Ensemble Etruria Barocca ci sarà Dimitri Betti che spiega: «Di comune accordo con il direttore artistico Pietro Bonfilio e con il compositore Lawrence Siegel, abbiamo deciso di aggiungere dei brani strumentali prima dell'opera, a mo‘ di ouverture, in particolare degli estratti dalla raccolta dei Balets de Village op. 54 di J. B. de Boismortier eseguiti su strumenti originali: si tratta di una raccolta di danze e melodie della Francia rurale del XVII secolo e possono creare il binomio giusto tra musica antica e moderna con il mondo contadino e della natura al centro di entrambe le partiture».
Così il compositore spiega il suo lavoro: «Sono molto felice di presentare quest'opera, una mia lettera d'amore al popolo italiano. Vengo in Italia da quando ero studente al Conservatorio di Bologna, nel 1971. Negli anni ho sviluppato un modo di creare libretti in cui persone reali mi raccontano le loro storie, ed io uso le loro stesse parole per creare le arie, le canzoni. È così che nasce “Si Dice in Italia”. Ho condotto “circoli di storie” in località diverse: Roma, Bologna e Rigomagno in provincia di Siena e in Maremma. Queste storie raccontano come è cambiata la vita in Italia dalla metà del XX secolo nelle città e in campagna, sono storie amorose, di rapporti sentimentali e riflessioni su ciò che ci riserva il futuro. Le storie sono divertenti ma anche tristi. E sono storie vere di persone vere, raccontate con le loro stesse parole».
Secondo il bollettino del ministero della Salute, i nuovi positivi al coronavirus sono 30.810 (rispetto ai 24.883 del 26 dicembre). I tamponi processati sono 343.968 e portano il tasso di positività all’8,9%. Oggi si registrano 142 decessi (erano 81 il 26 dicembre). I guariti sono 9.992 mentre per gli attualmente positivi si registra un incremento di 20.665 unità per un totale di 537.504.
Per quanto riguarda i ricoveri nei reparti ordinari, sono 9.723 i degenti mentre in terapia intensiva i pazienti sono 1.126 con 100 nuovi ingressi. In isolamento domiciliare vi sono 526.655 persone. La Lombardia è la prima regione per numero di contagi (5.065), seguita da Piemonte (4.611) ed Emilia-Romagna (3.482).
Per chi fa il nostro mestiere, quello cioè di cronista musicale - ed Helmut Failoni lo fa - anticipare quello che tutti sanno da anni sul Concerto di Capodanno in tv, è una di quelle cose che si fa con la mano sinistra e ad occhi chiusi. Salvo poi accorgersi, se gli occhi si tengono stretti stretti, che si son dette troppe castronerie, anche in una decina di righe appena, tanto che vien voglia di dirgli: cambia mestiere!
Cosa scrive Failoni su 'La Lettura' del Corriere della Sera di oggi sui Concerti di Capodanno ( che nel frattempo in tv sono diventati due) sia in tv che altrove?
Scrive, innanzitutto, che il Concerto da Vienna, il più noto ed anche il più antico del genere, va in tv alle 11.15, in 90 paesi, in diretta. Non gli è giunta ancora notizia, sebbene da oltre quindici anni le cose siano cambiate, che quel Concerto in Italia, come del resto anche nella gran parte di quei 90 Paesi, viene trasmesso 'in differita'. E, in Italia, su Rai 2 , a partire dalle 13.30.
Il posto che era un tempo del Concerto da Vienna per Capodanno, e cioè Rai 1, alle 12.20 circa (dopo la Benedizione 'Urbi et Orbi' del Papa da Piazza san Pietro), l'ha preso il Concerto di Capodanno da Venezia, trasmesso in diretta.
Sbaglia anche i programmi. Se Vienna offre il solito menù concertistico, in prevalenza straussiano, 'valzer e polke'; Venezia, secondo l'informatissimo Failoni attacca con la Sinfonia 'Dal nuovo mondo' di Dvorak e prosegue con una 'serie di arie' - solo? e di chi?
Failoni non è interessato a dircene gli autori, che non saranno certo famosi come quelli della dinastia Strauss, ma rispondono comunque ai nomi di Verdi, Puccini, Rossini ecc... e a specificare che non sono solo arie, bensì sinfonie, cori ecc...
Failoni , per il programma del Concerto veneziano, è stato tratto in inganno (ma bastava riflettere per correggersi!) da un articolo del suo compagno di giornale, Valerio Cappelli, il quale giorni fa ha chiesto al direttore del concerto veneziano quale fosse il brano del programma più 'rappresentativo' - lui ha scritto 'celebrativo' - e quello ha risposto: la Sinfonia 'Dal nuovo Mondo', che non compare nella diretta tv su Rai 1, ma che a lui evidentemente piace e interessa più che l'intero programma di brani d'opera dei nostri maggiori autori che occupano la diretta tv. Cappelli non l'ha corretto e i lettori, più avveduti di tanti giornalisti, si saranno detti: ma è scemo?
Il nostro, per dimostrare che ne sa una più del diavolo, magari tutte sbagliate ma fa lo stesso, dice anche di un terzo concerto, notissimo per lui e i cittadini di Parma e dintorni, che si tiene a Parma, sempre a Capodanno, al Regio, con musiche di Ravel, Morricone, Strauss. Chi glielo ha chiesto?
Sempre il nostro non ha sbagliato, nella serie indecente di svarioni, solo i nomi dei direttori dei concerti, viennese ( Barenboim) e veneziano ( Luisi); che sono poi le uniche cose che non interessano a nessuno. Perchè a mezzogiorno, del primo dell'anno, davanti ad una tavola imbandita, con la tv accesa, conta solo la notorietà dei brani eseguiti; chiunque li diriga va bene.
Al nostro, infine, come a qualche suo sodale, non va ancora giù che il Concerto di Venezia ha avuto sempre più telespettatori del Concerto di Vienna, in Italia s'intende. E che il Concerto da Vienna, da quando è passato a Rai 2, cioè dal Capodanno 2004, supera di poco la metà dei telespettatori del Concerto di Venezia su Rai 1.
Ed è forse questo che fa rabbia agli strenui difensori del Concerto da Vienna, i quali, da quando è passato a Rai 2, si sentono vedovi inconsolabili.
Ormai è quasi un rito propiziatorio. Un augurio per un anno pieno di bellezza e poesia. Oltre che una porta aperta sul mondo del ballo tanto dimenticato e bistrattato. Così, anche il 2022 del primo canale si aprirà la sera del primo gennaio con Danza con me, l'appuntamento con Roberto Bolle arrivato alla quinta edizione.
Uno spettacolo di contaminazione tra arte, musica, danza, che mescola alto e basso, profondità e leggerezza, sacro e profano, contemporaneo e classico e che vuole essere la bandiera di qualità della Rai. Ma che quest'anno assume anche un altro significato perché arriva a pochi giorni dalla durissima denuncia che l'étoile ha pronunciato in commissione Cultura della Camera. «È uno scempio quello che si è fatto negli ultimi decenni con la danza - ha detto ai deputati -. Viene trattata come la Cenerentola delle arti, un depauperamento di cui ci si deve vergognare, molte compagnie e corpi di ballo sono stati chiusi». E, ieri, nella conferenza stampa di presentazione dell'appuntamento su Raiuno, Bolle ha ribadito l'importanza di portare questo show in tv sia per regalare un bellissimo spettacolo al pubblico sia per continuare la sua battaglia a favore della danza.
«Dopo la mia denuncia - racconta - in tanti si sono mossi. Il ministro Franceschini ci ha dato ragione. Alcuni sovrintendenti teatrali hanno promesso di fare di più, di dare più spazio al balletto, spesso relegato in cartellone come tappabuchi tra i concerti e le opere. Ora aspettiamo l'esito dell'audizione in Commissione e speriamo in un più concreto intervento del Fus (il fondo per lo spettacolo)».
Intanto in supporto a Bolle il primo gennaio arrivano tanti nomi importanti dello spettacolo e della cultura.
«Questo appuntamento - dice ancora Bolle - è cresciuto anno dopo anno. Dopo questi anni di pandemia in cui i settori dell'arte e della cultura hanno sofferto più di tutti è ancora più importante essere in tv. E io adesso mi sento più a mio agio anche come presentatore. Ma il mio obiettivo resta sempre quello di trasmettere l'amore per la danza, di portarla a casa di coloro per i quali questi mondi sono preclusi nella speranza che tanti bambini, guardandoci, scelgano di ballare e, magari, tra questi nasca una nuova Carla Fracci, cui dedichiamo la serata».
A presentare lo show insieme al ballerino ci saranno Serena Rossi, volto amato di Raiuno e Lillo, il comico dell'anno, garanzia di ironia e leggerezza («Balla quasi come me», scherza Bolle). E poi una sfilza di compagni impegnati in diverse performance con scenografie ad altissima tecnologia: da John Malkovich che riproporrà parte del pezzo teatrale portato agli Arcimboldi The Music Critic, a Ornella Vanoni che sarà l'anima di un'inedita «compagnia di ballo» formata da Margherita Buy, Micaela Ramazzotti, Benedetta Porcaroli, Sabrina Impacciatore e Diana Del Bufalo. Tra gli ospiti musicali Colapesce e DiMartino che, ovviamente, daranno vita a un momento «leggerissimo» con gli allievi della Scala, Boosta, la giovane Frida Bollani Magoni e la concertista Beatrice Rana. Tra gli attori Jasmine Trinca e Alessandro Borghi.
Agli scrittori Nicola Lagioia e Silvia Avallone e a personaggi tv come Franca Leosini è affidata la presentazione di alcune performance. Viene celebrato anche l'anno d'oro dello sport italiano con la leggiadria delle Farfalle olimpiche. E, come punta massima di contaminazione, non poteva mancare lo sguardo surreale e stralunato di Valerio Lundini. Ovviamente non mancheranno le star della danza mondiale, dalla prima ballerina del Bolshoi Svetlana Zakhravoa, che omaggerà la Fracci nei panni di Giselle, all'étoile della Scala Virna Toppi a quella del Royal Ballet di Londra Marianela Nunez. Uno dei pezzi più spettacolari sarà Acqua di Mauro Bigonzetti, una danza ritmata e sensuale sotto la pioggia con la MM Contemporary Dance Company.