Quest’anno a Valderice (Trapani), l’anniversario della tragica morte di Mauro Rostagno viene ricordato nel rispetto delle misure anti-covid, con l’ormai tradizionale “Ciao Mauro”, la visita alla stele eretta sul luogo del suo assassinio e alla tomba, davanti alla quale saranno recitati frammenti teatrali ed eseguiti brani musicali. Altre iniziative sono state promosse dal Comune in collaborazione con l’associazione che si occupa di mantenere viva la memoria di Rostagno.
Dopo 32 anni si attende ancora che la giustizia faccia il suo corso per punire i responsabili dell’assassinio del giornalista Mauro Rostagno, ucciso a Lenzi di Valderice il 26 settembre 1988, all’età di 46 anni.
Lo scorso marzo, a causa dell’emergenza Covid-19, la Corte di Cassazione ha rinviato la conclusione del processo che dovrebbe arrivare a sentenza il prossimo novembre. In primo grado, i giudici hanno stabilito che l’omicidio ha matrice mafiosa. Sarebbe stato compiuto per mettere a tacere la voce che dall’emittente trapanese “Radio Tele Cine” (Rtc), stava alzando il velo su molti interessi di Cosa nostra. L’inchiesta giudiziaria è stata segnata da depistaggi, false testimonianze e dalla ricerca di possibili collegamenti fra le inchieste di Mauro Rostagno e la pista che seguivano in Somalia la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Milan Hrovatin. Il processo parallelo agli accusati dei depistaggi va ancora per le lunghe ed è ormai concreto il rischio che si concluda con la prescrizione dei reati.
La tormentata vicenda giudiziaria e la storia umana e professionale di Rostagno sono ricostruite in dettaglio sul sito di Ossigeno per l’Informazione “Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it) insieme alle storie degli altri giornalisti italiani uccisi.
Mauro Rostagno aveva una personalità forte e poliedrica ed era animato da una grande passione civile. Era stato un leader del movimento studentesco all’Università di Trento, uno dei fondatori di Lotta Continua e ,successivamente, del circolo culturale “Macondo”. Aveva avuto una vita movimentata. Aveva viaggiato in Germania, Inghilterra, Francia, India.
Torinese d’origine, infine era approdato in Sicilia. Vicino a Trapani, aveva fondato la Comunità di Saman, impegnata nel recupero dei tossicodipendenti. Presso l’emittente RTC, si era reinventato come cronista. Aveva creato una redazione, faceva denunce sociali e inchieste sulle collusioni tra politica e poteri criminali. Quella sera del 26 settembre 1988, quando fu colpito a morte, aveva appena lasciato la sede di RTC.
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