La politica del governo sulla scuola e le modalità della ripartenza dell'anno scolastico non piacciono agli studenti che oggi si sono mobilitati nelle piazze di sette città - Milano, Roma, Genova, Napoli, Perugia, L'Aquila e Siracusa - per denunciare i mali storici della scuola, aggravati dalla pandemia: classi pollaio, poco personale, istituti vetusti e spesso inagibili.
La protesta è arrivata fin sotto il ministero dell'Istruzione, dove gli esponenti dell'Opposizione Studentesca Alternativa (OSA) hanno srotolato striscioni con la richiesta di dimissioni della ministra Lucia Azzolina.
"La scuola è in ginocchio - ha dichiarato Alessandro Persone' dell'Unione degli studenti - e oggi manifestiamo in tutto il Paese perché vogliamo che il governo e la ministra ci ascoltino per costruire un piano di ripartenza in sicurezza ed in presenza, dando una prospettiva chiara di innovazione radicale della scuola".
"I primi giorni di scuola sono stati un banco di prova sconvolgente - ha aggiunto Persone' - trasporti insufficienti, lavori di edilizia mai partiti, organico mancante e didattica a distanza. Il 13% degli studenti ha abbandonato gli studi durante il lockdown, e ora serve un cambio di passo forte per rispondere ai tassi di dispersione scolastica e povertà educativa in aumento".
La protesta di oggi è stata indetta dai sindacati di base Unicobas, Cub, USB, Unicobas Sardegna che ieri erano a Montecitorio per chiedere un cambio di rotta nella gestione del sistema scuola.
Domani si continua: il 'Comitato Priorità alla scuola' si è dato appuntamento alle 15.30 in piazza del Popolo a Roma per chiedere una scuola che garantisca sicurezza, presenza e continuità, nella quale la didattica a distanza sia esclusivamente uno strumento emergenziale.
Arriveranno a Roma da 30 città italiane studenti, studentesse, docenti, educatori, educatrici e genitori. Alla manifestazione hanno aderito le più importante sigle sindacali: Cisl, Cobas, FLC Cgil, Gilda, Snals e Uil.
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