Ciò che è accaduto al cardinale di origini sarde Becciu, le sue dimissioni, da intendere come la sua sconfessione da parte del papa, ci intriga molto. Non perchè del caso siamo a conoscenza di particolari fatti che potremmo aggiungere a quelli già noti e che sono stati alla base della sua 'decadenza ' dal cardinalato (fra i molti l'acquisto del palazzo a Londra, le molte 'elemosine' elargite ai suoi familiari, attingendo ai fondi dell'Obolo di s. Pietro o a quelli che lo Stato italiano, destina alla Chiesa cattolica per sostenerla nel suo ministero pastorale); ma perchè ci fa venire in mente la storia recente di un altro cardinale che ha avuto negli ultimi anni la medesima trafila di Becciu, anche se non sono emersi contro di lui fatti altrettanto gravi.
Parliamo del cardinale Fernando Filoni, che è stato negli anni di liceo, ed anche successivamente, nostro compagno di studi e che perciò avemmo a conoscere bene, non senza trarne la conclusione - perdonate l'immodestia - che fosse persona di intelletto non particolarmente vivace (anche se ciò non vuol dire nulla, e comunque dice ben poco).
Filoni ordinato sacerdote prosegue i suoi studi in teologia, diritto canonico, filosofia oltre che in 'comunicazione' a Roma - da cui si deduce almeno la voglia matta di emergere. Non abbiamo nulla contro i cosiddetti 'secchioni' che con l'impegno intendono metter a frutto gli scarsi doni di madre natura. Poi frequenta l'Accademia diplomatica dalla quale uscirà pronto per cominciare a girare il mondo nella varie nunziature. Fino a quando non viene consacrato vescovo e nominato 'sostituto' della Segreteria di Stato, da Benedetto XVI, in epoca Bertone.
Giunto a Roma, dopo una cinquantina d'anni che non lo sentivamo perchè avevamo preso strade diverse, lo chiamammo per congratularci. Notammo la sua circospezione, al limite della diffidenza, nel rispondere ai nostri auguri, benchè avessimo premesso che non avevamo nulla da chiedergli anche perchè con il mondo nel quale lui aveva fatto la sua brillante carriera, noi non avevamo da tempo più nulla da spartire.
In quel ruolo era evidente il suo peso in segreteria vaticana. Vi restò fino a quando, nel 2011 gli successe Becciu, e a lui fu affidato il dicastero di Propaganda Fide, delicatissimo ma importantissimo, succedendo a sua volta al card. Sepe, mandato a Napoli, dopo che la procura di Perugia lo aveva indagato, allo scopo di togliergli l'osso da spolpare. Passano anni, poco più di sette, e a Filoni tocca la stessa ventura di Sepe. Il suo nome ricorre più di una volta nel libro-inchiesta di Guzzi sugli 'affari' vaticani (conto IOR intestato al 'prefetto'); e nel famoso dossier ' Viganò', dove lo si accusa di essere stato a conoscenza di alcuni abusi sessuali, senza che fosse intervenuto a difesa degli abusati e contro gli abusatori. E così Papa Bergoglio, dalla potentissima prefettura lo manda a governare i cavalieri di un ordine pseudo religioso.
Perchè questi prelati di alto rango, tutti senza eccezione, in spregio alla loro vocazione sacerdotale, appena gli vine affidata in custodia la 'marmellata' si fanno beccare con le mani dentro il barattolo, al punto da mettere in difficoltà chi si è fidato di loro, costringendolo, di conseguenza, ad allontanarli dall'incarico?
Noi una ragione ce la siamo fatta. La loro mancanza di cultura e personalità, è motivo degli inciampi - e qui c'entra il fatto che non ci pare che il nostro, ma pensiamo anche gli altri, fossero menti particolarmente dotate e soppraffine - unito al fascino che i soldi esercitano su di loro, profittando della consueta grettezza di chi li amministra, avendone la disponibilità, senza la proprietà. Azioni finanziariamente spericolate, familismo ed altro: cause delle promozioni per allontanarli.
Ora, dopo tali disavventure, seguite a comportamenti non certo consoni al loro status ecclesiastico, quando non anche immorali ed illeciti, avvenuti non certamente 'a loro insaputa' - come molti ipocriti e pusillanimi sono soliti difendersi se scoperti - i nostri mantengono ancora certi privilegi ai quali, anche senza l' ordine papale e in assenza di formale richiesta, loro stessi avrebbero dovuto rinunciare, fra tutti le residenze di prestigio ( il caso 'Bertone' ha fatto scuola). Pensiamo ai lussuosi appartamenti che, come principi d'altri tempi piuttosto che da porporati ecclesiastici, ancora abitano. Filoni (al Gianicolo, con gigantesco ritratto all'ingresso); Bertone ( attico superlusso con persone di servizio a due passi da Santa Marta, residenza 'povera' di papa Francesco); ed ora anche Becciu che conserva il suo lussuoso appartamento nel quale viveva, servito e riverito, negli anni della sua prefettura vaticana, e dove intende continuare a vivere, anche dopo che il Papa lo ha di fatto accusato pubblicamente, esponendolo alla gogna generale.
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