domenica 20 settembre 2020

PUGLIA. Querce dove prima c'erano ulivi

  I dati sono spaventosi. In Salento vivono 11 dei 50 milioni di ulivi che fanno della Puglia un oceano di foglie verdi. Però il 90 per cento di essi è gravemente malato di Xylella fastidiosa. Il risultato è che questo lembo di terra tra due mari ha perso le sue chiome, il suo ossigeno e la sua ombra. Anche a causa dell’essiccamento del suolo, dell’impoverimento dell’humus, dei funghi patogeni. Il silenzio delle istituzioni - è annunciato ancora una volta l’insediamento di un ennesimo pool di studio di questo virus botanico fatale composto da Regione e quattro istituti universitari - è rotto però da alcuni coltivatori che provano ogni mezzo per salvare il patrimonio verde, loro e di tutti quanti gli italiani: per esempio la tecnica antica della slupatura, vari interventi di natura omeopatica. E soprattutto l’immobilismo è spezzato dai cittadini che non si arrendono alla desertificazione del Salento.

 

Se al Barroccio di Lecce, il proprietario veicola le sue conoscenze chimiche alla creazione di un comitato spontaneo di studio volontario, Manu Manu Riforesta è il nome dell’associazione di cittadini presieduta dall’artista Ingrid Simon che a Ruffano ha iniziato a riscattare i primi ettari di quello che era il Bosco Belvedere, originariamente un polmone verde poi trasformato in oliveto a metà Ottocento allo scopo di produrre quel materiale liquido che serviva per l’illuminazione. Laddove una monocoltura è stata sconfitta dalla Xylella, ecco che, con l’aiuto di donazioni in denaro e in ghiande, Manu Manu ha prima acquistato la proprietà, poi ha cominciato a piantare le querce che vi erano un tempo, per ridare ossigeno al Salento e fiducia in una possibilità di riscatto alla sua popolazione.

«Quel panorama grigio adesso è tornato verde - dicono Ada Martella e Vito Lisi di Manu Manu Riforesta - e oltre alle querce pianterreno essenze originali, e alberi da frutto per creare un polmone di biodiversità che speriamo presto di allargare ad altre porzioni di questa foresta che si estende per settemila ettari. Stiamo ricevendo già denaro e semi, molti agricoltori che hanno conservato le ghiande ce le stanno portando. La nostra è una task force di volontari che non si vuole arrendere a questo desolante panorama di foglie secche, al grigio che attanaglia l’orizzonte. Le querce ridaranno ossigeno e ombra».

 

In attesa che questa agro-foresta si allarghi a macchia d’olio di oliva con la consulenza scientifica dell’Orto Botanico dell’Università di Lecce, ecco dunque arrivata la risposta dei salentini alla grave malattia del suo polmone verde. Per rivestire una terra diventata nuda, anche artisti di fama internazionale stanno per compiere iniziative di sensibilizzazione.

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