martedì 22 settembre 2020

Il Movimento di Di Maio e Travaglio - o di Travaglio e Di Maio - è alla canna del gas. Per questo i due parlano solo dei risultati del referendum, il cui principale merito va attribuito solo ai cittadini ed a nessun partito o movimento

Di Maio si affretta a fare le sue dichiarazioni post voto, non appena conosce i risultati del referendum, il cui successo ASCRIVE AL SUO PARTITO, non rendendosi conto che se a votare fossero stati ancora una volta i Parlamentari e non i cittadini sarebbe stato impossibile ottenere un risultato simile. Nelle ultime settimane, infatti, proprio quei partiti che avevano votato quasi all'unanimità in Parlamento il taglio del  numero degli eletti,  hanno assunto posizioni diverse.

 E, per quel che riguarda i Cinquestelle, loro unico merito è stato, in questa circostanza,  aver ripreso il tema dei tagli del quale si parla da decenni  senza che mai sia stato affrontato veramente.

Adesso il Movimento deve proseguire sulla strada dei tagli, ponendosi e poi raggiungendo l'obiettivo di ridurre gli stipendi dei Parlamentari, in linea con la media europea.

Questo ha detto Di Maio ed anche Marco Travaglio; ma non si è capito chi ha parlato per  primo e chi per secondo, cioè chi detta la linea e chi la segue, nel caso del referendum.

Invece si è capito bene perchè nè l'uno nè l'altro abbiano fatto dichiarazioni sull'esito del voto nelle Regionali, dove il Movimento di Di Maio e Travaglio sta quasi scomparendo. E che scomparirà del tutto una volta votata anche il taglio degli stipendi, per fuga dal partito dei Parlamentari  e valutazione negativa della loro azione di governo da parte degli elettori. 

 Il Movimento non ha bisogno di fare  qualche altro danno, la sua sorte è segnata: fine inglorisosa di un movimento che voleva rivoluzionare le istituzioni, rivoltandone i contenuti come una scatoletta di tonno, ed invece si è messo a travolta a mangiarsi quella scatoletta senza neanche rivoltarla nel piatto, tanta era la fame. 

Ora un'altra assurdità si aggiunge a quelle esistenti nel Parlamento, dove i Cinquestelle hanno la maggioranza mentre non ce l'hanno più nel paese - come hanno dimostrato le ultime due tornate elettorali per l'elezione dei Governatori.

Perciò devono tenersi strette le poltrone sulle quali siedono, perchè la prossima volta non solo quelle poltrone saranno occupate da altri, ma loro non ci saranno praticamente più. 


Ma c'è un altro problema che li riguarda, e viene dai loro alleati di governo, i Democratici guidati da Zingaretti ( non da Renzi, finito anche lui, ininfluente). I Democratici di Zingaretti rappresentano l'unico partito (con la Meloni nella campagine di destra) ad aver avuto ottimi risultati nelle Regionali. Dunque anche nella coalizione di Governo i Cinquestelle guidati da Di  Maio (non da Vito Crimi, poveretto!), devono piegarsi ai Democratici che sicuramente alzeranno la voce. Perchè devono alla presenza del PD nel Governo se sono ancora vivi.

Il giorno in cui, presto o tardi, il PD staccasse la spina al Governo,  per i Cinquestelle sarebbe la morte sicura.

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