L'Opera
di Roma oggi è scomparsa del tutto dai giornali, storia vecchia
ormai. Ma, davvero, non c'è nulla di nuovo?
Così
non sembra a noi, dopo le rivelazioni, ancora più allarmanti delle
precedenti di Fuortes, ieri. Cosa ha detto di così allarmante, dopo
aver fatto la faccia feroce ( licenziamenti)? Ha detto, ma questo è
già noto, che nessuno resterà disoccupato, che tutti saranno
riassunti ( ma allora perché esternalizzarli, verrebbe da
domandarsi), precisando, però, che l'epoca del posto fisso è
chiusa definitivamente e che ogni tre quattro anni anche le orchestre
stabili dovranno essere sottoposte a verifiche professionali. Questa
sì sacrosanta decisione.
Se
venisse applicata a tutte le categorie che oggi plaudono alla
decisione di Fuortes, a cominciare dai giornalisti...
Sulla
precarizzazione, ormai quasi una moda ed una bandiera, qualche
riflessione. A margine della riforma del lavoro appena avviata dal
governo, c'è una direttiva che accorda incentivi fiscali ai
datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato: dunque
l'obiettivo è quello di non precarizzare ulteriormente, anzi di
andare sempre più verso il tempo 'indeterminato'. E si parla anche
di un sistema che via via assicuri maggiore protezione. In questo
panorama normativo, costituirebbero una eccezione le orchestre,
organismi che, pur sottoposti a verifiche professionali periodiche,
hanno bisogno di una stabilità per dare il meglio di sé. Ma questo,
ovviamente, nè Franceschini, nè Marino e neppure Fuortes possono
saperlo e capirlo, anche se dovrebbero.
Ma
Fuortes ha rivelato anche altri particolari. Ha detto che nel corso
di quest'anno ha firmato, autorizzandoli, quasi 1000 permessi
artistici, ha detto anche che l'orchestra lavora solitamente al 48%
dei suoi componenti, e che l'organico necessario per ogni recita, per
effetto delle regole sindacali che nessuno osa ancora toccare, viene
raggiunto con esterni contrattualizzati per i singoli titoli. Anche
per il prossimo 'Rigoletto', ha dovuto ricorrere a 38 aggiunti sul
totale di poco più di 70 strumenti richiesti dall'organico, e su
un'orchestra che conta 90 professori fissi.
Sono
questi i veri mali, oltre naturalmente agli scioperi duri che - lo
ricordava questi giorni Gisella Belgieri - portarono alla disastrosa
chiusura delle orchestra sinfoniche della RAI di Roma, Milano e
Napoli, dando un colpo durissimo al sistema della musica sinfonica in
Italia.
Fuortes
lo dice solo ora? E aggiunge anche che ormai 'Aida' è sfumata perché - ha detto - vale la pena investire 1 milione di Euro nella sua
produzione, se l'esito non è scontato? Come come? Tutte ora dobbiamo
venire a saperle questa anomalie, compresa quella del costo di un
allestimento, che si annunciava di 'luci e proiezioni', e che
apprendiamo sarebbe costata intorno al Milione di Euro? Le notizie di
tali sprechi Fuortes li ha tirati fuori solo ora, quando s'è visto
mezzo mondo della musica italiana contro, forse per dire: non mi fate
parlare altrimenti ogni giorno tiro fuori altri disastri ai quali si
assiste da tempo senza che nessuna opposizione e stop venga avanzato.
Certo
avrebbe una ragione, una delle poche, dalla sua, Fuortes. Ma ci
meraviglia che lui, proprio lui, che si intende di amministrazione,
non abbia cominciato, alle prime avvisaglie delle manifestazioni
sindacali, a dire agli scioperanti: signori...non si può andare
avanti così. Non abbiamo più soldi e voi continuate a chiedere
privilegi? Tutti questi permessi artistici non li autorizzo e non
chiamo esterni per ogni produzione, come costretto a fare; 90
strumentisti, devono bastare. E poi, e poi anche la storia del costo
della produzione di 'Aida'. Signori, 1 milione di Euro per la
produzione, a causa della presenza di Muti? Sta forse in queste cose,
non dette, una delle cause della uscita di scena del grande
direttore, che forse avrebbe preteso troppo da un teatro con le casse
vuote?
Muti,
infine. Oggi la sua esegeta più accreditata, Rita Sala sul
Messaggero, scrive di un concerto di Muti con i Wiener ad Oslo. Ed
anche della sua prossima tournée con l'Orchestra Cherubini, che
prenderà il via da Firenze e, dopo aver toccato Napoli, Altamura e
Foggia, per 'consacrare con la musica' luoghi teatrali nuovi o
recentemente riaperti, terminerà e Bari ( Petruzzelli), dove era
andato nel dicembre 2009, il 21 . Una data che ricordiamo molto
bene, perchè all'indomani di quel concerto, Muti venne in macchina,
accompagnato da sua moglie e da Nastasi, ad inaugurare ufficialmente
la nuova sede ' provvisoria' del Conservatorio 'Casella'
dell'Aquila, dove allora anche noi insegnavamo. Per questo gli siamo
immensamente grati.
Appena
diffusasi la notizia che Muti sarebbe andato a Firenze nel nuovo
Teatro dell'Opera, subito s'è cominciato a dire che Nardella, il
nuovo sindaco di Firenze, se la notizia dell'abbandono di Zubin Mehta
risultasse vera, spererebbe che Muti accetti di tornare a Firenze a
capo del Maggio, dove aveva iniziato la sua folgorante carriera di
direttore.
Se
un consiglio possiamo darlo al maestro, per l'affetto e la stima che
ci lega a lui, il consiglio è di lasciar perdere, perché non c'è
due senza tre, nel senso dell'accettazione seguita da abbandono.
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