giovedì 9 ottobre 2014

Sull'Opera di Roma il silenzio dei giornali. E' già storia vecchia?

L'Opera di Roma oggi è scomparsa del tutto dai giornali, storia vecchia ormai. Ma, davvero, non c'è nulla di nuovo?
Così non sembra a noi, dopo le rivelazioni, ancora più allarmanti delle precedenti di Fuortes, ieri. Cosa ha detto di così allarmante, dopo aver fatto la faccia feroce ( licenziamenti)? Ha detto, ma questo è già noto, che nessuno resterà disoccupato, che tutti saranno riassunti ( ma allora perché  esternalizzarli, verrebbe da domandarsi), precisando, però, che l'epoca del posto fisso è chiusa definitivamente e che ogni tre quattro anni anche le orchestre stabili dovranno essere sottoposte a verifiche professionali. Questa sì sacrosanta decisione.
Se venisse applicata a tutte le categorie che oggi plaudono alla decisione di Fuortes, a cominciare dai giornalisti...
Sulla precarizzazione, ormai quasi una moda ed una bandiera, qualche riflessione. A margine della riforma del lavoro appena avviata dal governo, c'è una direttiva che  accorda incentivi fiscali ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato: dunque l'obiettivo è quello di non precarizzare ulteriormente, anzi di andare sempre più verso il tempo 'indeterminato'. E si parla anche di un sistema che via via assicuri maggiore protezione. In questo panorama normativo, costituirebbero una eccezione le orchestre, organismi che, pur sottoposti a verifiche professionali periodiche, hanno bisogno di una stabilità per dare il meglio di sé. Ma questo, ovviamente, nè Franceschini, nè Marino e neppure Fuortes possono saperlo e capirlo, anche se dovrebbero.
Ma Fuortes ha rivelato anche altri particolari. Ha detto che nel corso di quest'anno ha firmato, autorizzandoli, quasi 1000 permessi artistici, ha detto anche che l'orchestra lavora solitamente al 48% dei suoi componenti, e che l'organico necessario per ogni recita, per effetto delle regole sindacali che nessuno osa ancora toccare, viene raggiunto con esterni contrattualizzati per i singoli titoli. Anche per il prossimo 'Rigoletto', ha dovuto ricorrere a 38 aggiunti sul totale di poco più di 70 strumenti richiesti dall'organico, e su un'orchestra che conta 90 professori fissi.
Sono questi i veri mali, oltre naturalmente agli scioperi duri che - lo ricordava questi giorni Gisella Belgieri - portarono alla disastrosa chiusura delle orchestra sinfoniche della RAI di Roma, Milano e Napoli, dando un colpo durissimo al sistema della musica sinfonica in Italia.
Fuortes lo dice solo ora? E aggiunge anche che ormai 'Aida' è sfumata perché - ha detto - vale la pena investire 1 milione di Euro nella sua produzione, se l'esito non è scontato? Come come? Tutte ora dobbiamo venire a saperle questa anomalie, compresa quella del costo di un allestimento, che si annunciava di 'luci e proiezioni', e che apprendiamo sarebbe costata intorno al Milione di Euro? Le notizie di tali sprechi Fuortes li ha tirati fuori solo ora, quando s'è visto mezzo mondo della musica italiana contro, forse per dire: non mi fate parlare altrimenti ogni giorno tiro fuori altri disastri ai quali si assiste da tempo senza che nessuna opposizione e stop venga avanzato.
Certo avrebbe una ragione, una delle poche, dalla sua, Fuortes. Ma ci meraviglia che lui, proprio lui, che si intende di amministrazione, non abbia cominciato, alle prime avvisaglie delle manifestazioni sindacali, a dire agli scioperanti: signori...non si può andare avanti così. Non abbiamo più soldi e voi continuate a chiedere privilegi? Tutti questi permessi artistici non li autorizzo e non chiamo esterni per ogni produzione, come costretto a fare; 90 strumentisti, devono bastare. E poi, e poi anche la storia del costo della produzione di 'Aida'. Signori, 1 milione di Euro per la produzione, a causa della presenza di Muti? Sta forse in queste cose, non dette, una delle cause della uscita di scena del grande direttore, che forse avrebbe preteso troppo da un teatro con le casse vuote?
Muti, infine. Oggi la sua esegeta più accreditata, Rita Sala sul Messaggero, scrive di un concerto di Muti con i Wiener ad Oslo. Ed anche della sua prossima tournée con l'Orchestra Cherubini, che prenderà il via da Firenze e, dopo aver toccato Napoli, Altamura e Foggia, per 'consacrare con la musica' luoghi teatrali nuovi o recentemente riaperti, terminerà e Bari ( Petruzzelli), dove era andato nel dicembre 2009, il 21 . Una data che ricordiamo molto bene, perchè all'indomani di quel concerto, Muti venne in macchina, accompagnato da sua moglie e da Nastasi, ad inaugurare ufficialmente la nuova sede ' provvisoria' del Conservatorio 'Casella' dell'Aquila, dove allora anche noi insegnavamo. Per questo gli siamo immensamente grati.
Appena diffusasi la notizia che Muti sarebbe andato a Firenze nel nuovo Teatro dell'Opera, subito s'è cominciato a dire che Nardella, il nuovo sindaco di Firenze, se la notizia dell'abbandono di Zubin Mehta risultasse vera, spererebbe che Muti accetti di tornare a Firenze a capo del Maggio, dove aveva iniziato la sua folgorante carriera di direttore.
Se un consiglio possiamo darlo al maestro, per l'affetto e la stima che ci lega a lui, il consiglio è di lasciar perdere, perché non c'è due senza tre, nel senso dell'accettazione seguita da abbandono.


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