Chi pensa che la partita finirà esattamente come due dei tre giocatori , Marino e Fuortes, pensavano a loro favore - loro dicono: a favore del teatro - all'inizio del gioco 'sporco e duro', sbaglia, perché le carte in mano del terzo giocatore, e non ancora scoperte, potrebbero ribaltare il risultato.
Dopo domani, ci sarà la prima del Rigoletto ed anche l'incontro fissato da una settimana, un incontro interlocutorio, dice Fuortes, deciso a tener duro per il bene della cultura , incontro decisivo per i sindacati i quali hanno già posto le loro condizioni: siamo disposti a discutere su tutto, sul contratto integrativo, sui cosiddetti benefit, almeno quelli residui, sull'aumento della produzione, ma prima ancora di trattare questi capitoli dell'eventuale accordo, Fuortes deve ritirare, rimangiarsi, i licenziamenti. Con il licenziamento in atto, difficile che ci sia un accordo.
E' facile immaginare in quale clima si svolgeranno le recite di Rigoletto, con l'orchestra ed il coro, ancor in servizio fino alla fine di dicembre, ma licenziati. Mentre non è altrettanto facile entrare nella testa dei due giocatori convinti di vincere, per leggervi cosa gli passi, specie dopo che da tanti teatri importanti non solo italiani gli hanno detto chiaramente che quella loro brillante idea dell'orchestra esterna è una panzana, una autentica idiozia, che solo incapaci ed incompetenti gestori della cultura musicale potevano assumere.
E la cosa è ancora più preoccupante se si pensa che fra questi teatri ve ne sono alcuni di grande storia e rinomanza che dai due giocatori suicidi erano stati indicati come quelli che si servivano di orchestre esterne.
Sarebbero dovute bastare a giocatori più avveduti, i quali sanno che carte hanno in mano e quali giocare per il buon esito della partita, le dichiarazioni dell'Opera di Stato di Vienna e dei tre grandi Teatri berlinesi, per fargli cambiare decisamente strategia di gioco, che nel nostro caso significa soltanto : ritiro dei licenziamenti. Loro no.
Non osiamo neppure immaginare che cosa accadrà se entro la fine di dicembre non si troverà nessun accordo, neanche con l'orchestra esternalizzata, e magari se ne presenteranno altre, meno prestanti, che Fuortes e Marino potrebbero essere costretti, dalla strettezza dei tempi tecnici, ad assumere.
Ecco perchè la soluzione apparentemente di resa per i due folli giocatori, ma in realtà vincente, sarebbe quella di discutere di tutti i punti necessari per la razionalizzazione del lavoro artistico e procedere con una verifica periodica - ma questa dovrebbe riguardare tutte le orchestre italiane, come fanno quelle straniere più blasonate ed orgogliose del loro glorioso passato che intendono mantenere alto - ma con l'orchestra che torna ad esser quella del teatro.
Perchè anche l'orchestra, se offre il ramoscello d'ulivo della trattativa al sovrintendente, certamente deve aver capito che i tempi sono cambiati, nel senso che gli sprechi, dove ci sono, vanno tagliati senza pietà; prima di prendere in considerazione addirittura il taglio dell'orchestra. Cosa pensano di fare i due giocatori che non conoscono a che gioco stanno giocando, Fuortes e Marino?
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