Un
noto istituto italiano specializzato in ricerche nel campo musicale,
i cui risultati pubblica mensilmente sul bollettino di casa, ha
effettuato un sondaggio dal quale è risultato che Maria Callas è
la 'cantante più importante del secolo scorso', conclusione più o
meno immaginata, ma non ci ha detto se è anche la più popolare. E
allora ci siamo messi a cercare altre prove per avvalorare il
risultato, quasi scontato, di quel sondaggio e per vedere se la
Callas sia anche stata la più popolare, e se valore e popolarità
siano in stretto rapporto. E, infine, quale sia il grado di
popolarità di Maria Callas al momento.
Quale
sistema usare per definire il grado di popolarità di un personaggio
pubblico, un artista conosciuto? La risposta, nè facile né ovvia,
ci ha condotti, attraverso i nostri sistemi poco scientifici, a
ribadire che la popolarità di un personaggio dipende soprattutto
dalla professione svolta e anor più dal mezzo che lo fa conoscere:
Pippo Baudo è certamente più popolare di Carlo Rubbia; almeno così
è risultato a noi; ma mettere sullo steso piano le due professioni
è quasi una bestemmia. Perciò non conta affatto la profesione né
la utilità sociale della medesima; perchè, come nel nostro caso,
incide enormemente sul grado di popolarità il mezzo attraverso il
quale un personaggio viene conosciuto. La televisione, ad esempio,
nel caso di Baudo, per la cui potenza di popolarità si arriva a
dire che 'se non sei in televisione semplicemente non esisti' , è il
mezzo che procura a chicchessia la popolarità più sfacciata.
Stringendo
la ricerca alla musica, nelle varie professioni., ci siamo chiesti
fra cantanti, strumentisti, direttori d'orchestra ed anche
compositori, perché no?, quali musicisti siano più popolari? E se
il palcoscenico sia una cassa di risonanza capace di amplificare la
notorietà degli artisti, al pari della televisione?
Abbiamo
sempre pensato, senza fare ricerche e indagini in tal senso, che la
popolarità maggiore fra i musicisti, l'avessero i cantanti, per la
ragione che moltissimi pensano di poter fare ciò che fa il cantante,
mentre nessuno, ragionevolmente, crede di poter fare quel che fa il
direttore d'orchestra, lo strumentista e, meno ancora, il
compositore. E che il cantante, per tale ragione, è il musicista
con il quale più facilmente ci si identifica e che lo rende popolare
agli occhi di tutti. Come dimostrano, indirettamente, schiere di
imitatori di cui la televisione è piena e con le quali vivacchia in
assenza di idee.
E
perciò cercare i personaggi più popolari fra i cantanti ci era
parsa la strada migliore per proseguire l' indagine. Il che faceva
anche al nostro caso, visto che l'oggetto primo della nostra ricerca
era Maria Callas.
Per
avere una prima conferma abbiamo fatto ricorso all'anagrafe popolare
più vasta ed aggiornata: la rete. Digitando alla rinfusa, nomi di
cantanti, direttori, compositori, strumentisti, abbiamo, ad esempio,
scoperto che Bach ha il numero di annunci maggiore di tutti (
162.000.000. Una vera scoperta!), Mozart 97.000.000 e Beethoven
18.600.000. E che, solo dopo di loro appaiono, per numero di annunci,
i cantanti - i più popolari, naturalmente. Pavarotti, guida la
classifica, con 10.700.000 annunci, Maria Callas 2.080.000; mentre
Verdi è a quota 3.770.000, superato da Puccini che si attesta a
5.140.000. Karajan si ferma a quota 1.410.000, da non credersi; e
Glenn Gould, tanto per citare un pianista fra i più conosciuti ed
idolatrati, ne ha 2.070.000. Sorprendente, ad un passo dalla Callas.
Arturo Benedetti Michelangeli e Cecilia Bartoli, in fondo alla
classifica, con circa 650.000 annunci ciascuno. Neanche a prenderli
in considerazione.
Questa
nostra indagine, non scientifica, ha, secondo noi, il merito di
mettere le cose in ordine, ponendo al vertice della piramide musicale
i compositori, senza i quali Callas e Pavarotti non potevano che
fischiettare canzoni popolari sotto la doccia, o mentre si
sbarbavano, nel caso di Pavarotti. Una vendetta postuma contro quel
modo barbaro di intendere la musica - avallato da una comunicazione
che spara a caratteri cubitali il nome degli interpreti e con
caratteri minuscoli, quasi illeggibili, quello dei compositori - che
mette cioè gli interpreti al primo posto, e poi i compositori.
Bach
è il musicista più popolare di tutta la storia, anche più del
grandissimo, fondamentale Beethoven e dell'amatisimo Mozart. Ed anche
di Pavarotti e Karajan. Pavarotti resta fra i più amati e
conosciuti, ma probabilmente non per il suo valore musicale, bensì
per la bellissima voce, ed anche per la simpatia, oltre che per la
morte recentissima; e, forse, anche di lui fra qualche anno si
perderà ogni ricordo; in quel momento toccherà a qualche casa
discografica tenerne vivo il ricordo, immettendo nuovamente sul
mercato pacchi di dischi.
Il
discorso, attenenndoci al verdetto della rete, è ancor più
sfavorevole per la Callas, almeno per il grado della sua attuale
popolarità, ma, a differenza di Pavarotti, il suo peso musicale è
enormemente più grande, come ha confermato il noto istituto di
indagine musicale. Mentre a rinverdirne la popolarità, ci pensa ora
la sua casa discografica, pubblicando tutte le sue registrazioni
effettuate in studio.
Studiando
il fenomeno Callas abbiamo scoperto che esiste negli archivi della
Fonit Cetra di Torino, il suo primo provino discografico, nel quale
canta 'Casta diva'. Quando in una delle tante ricorrenze si è fatto
ascoltare quel provino, di una giovanissima cantante, la commozione
ha preso tutti.
Del
suo esordio sulle scene in età abbastanza precoce, sotto i
vent'anni, e dei suoi studi alla fine degli anni Trenta, ad Atene,
dove si era trasferita dalla nativa New York ( era nata nel 1923, il
12 dicembre) con Elvira De Hidalgo, la sua maestra cui è rimasta
sempre devota, e con la quale ha mantenuto una fitta corrispondenza
epistolare, si sa tutto
Della
sua scoperta e del successivo esordio italiano, prima all'Arena (
dove il 3 agosto 1947 cantò 'Gioconda', ed aveva 23 anni) e poi
alla Fenice e solo dopo a Firenze, ad opera di una coppia di
musicisti illuminati e di grande fiuto, il direttore Tullio Serafin e
l'organizzatore/musicista Francesco Siciliani, anche. Così Siciliani
ci raccontò l'incontro con la giovane cantante, del quale a distanza
di molti anni ricordava anche il mese ed il giorno:16 ottobre 1948,
“in casa del maestro Serafin con il quale Lei aveva già cantato,
in via dei Monti Parioli, a Roma.
“Alcuni
giorni prima dell'incontro in casa Serafin - ci raccontò Siciliani
all'indomani della mnorte della celebre cantante - ascoltavo
'Tristano' alla radio. Ricordo che l'ascoltai fino alla fine per
conoscere il nome della cantante che interpetava Isotta, dalla cui
voce ero rimasto colpito: Maria Callas. All'epoca ero direttore
artistico del Maggio Fiorentino. Pochi giorni prima di quell'incontro
ricevetti una telefonata angosciata di Serafin. Ho qui con me - mi
disse con voce concitata - una cantante greco-americana che ha già
lavorato con me, ha fatto poi una serie di audizioni, a cominciare
dalla Scala, senza esito. Ora è, di conseguenza, costretta ad
imbarcarsi a Napoli per l'America; non ha soldi e dovrà viaggiare
in classe 'emigrante'. Perchè non viene a Roma per ascoltarla?”
“Incontrai,
dunque, Maria in casa di Serafin: era una donna un po' rotonda, ma
dal vitino stretto e con uno sguardo magico. Una grande personalità.
Serafin si mise al pianoforte e accompagnò la Callas in 'Turandot',
'Gioconda', 'Tristano' ecc... in un repertorio di grande taglio
drammatico. Ebbi l'impressione di trovarmi di fronte ad una cantante
eccezionale. Le chiesi con chi aveva studiato, mi rispose: De
Hidalgo, un grande soprano di coloratura. Ma allora, perché non
interpreta questo repertorio, le chiesi? Perché non me lo fanno
cantare, fu la sua risposta. Mi misi allora io al pianoforte e le
feci cantare 'Puritani'. Mi convinsi immediatamente di aver scoperto
con lei quello che nell'Ottocento era detto 'soprano drammatico di
agilità', che all'importanza della voce univa la possibilità di
fare colorature di espressione, non di solo virtuosismo. Chiamai
subito il sovrintendente fiorentino, Pariso Votto, fratello di
Antonino - il celebre direttore - e gli esposi il caso. Feci fare
alla Callas un contratto triennale per riprendere il repertorio per
il quale sembrava essere fatta la sua voce. Cominciammo con 'Norma',
anche posticipando l'inizio della stagione invernale. Le recite di
'Norma', due appena, ottennero un successo travolgente. Seguirono
'Traviata' e 'Lucia' - in quest'ultima opera fece tremare il teatro,
perché eravamo abituati ad ascoltare Lucia da voci di soprano lirico
leggero. Poi 'Puritani', 'Orfeo ed Euridice' di Haydn, diretto da
Erich Kleiber (padre di Carlos), 'Vespri siciliani', che poi riprese
anche alla Scala, diretta da De Sabata. Per due anni ancora ebbi modo
di lavorare con Lei, facendole studiare un'opera, che poi non è
stata più ripresa, 'Armida' di Rossini, nella quale la Callas
credette di aver raggiunto i vertici dell'arte, ma quei vertici li
raggiunse davvero quando le feci studiare, nonostante la sua
riluttanza, 'Medea' di Cherubini. Dimenticavo: dopo le recite di
'Norma' della fine 1948, a settembre dell'anno dopo, la portai a
Perugia, alla Sagra Musicale Umbra ( il celebre festival di cui
Siciliani è stato per decenni direttore ndr.) dove, interpretò,
dopo pianti e ripensamenti, il 'S. Giovanni Battista' di Stradella in
prima ripresa moderna”.
Questi
i primi anni di carriera, già luminosa, di Maria Callas, raccanotata
dal suo 'scopritore', ruolo nel quale la Callas, a Siciliani,
affiancava Serafin, dal quale riconosceva di aver appreso una grande
lezione: “ recitare attraverso la musica. Mi diceva. Non rendere
Gilda 'graziosa'. Sarà pure vergine, ma non dimenticare che muore
per amore!”.
Dopo
quegli inizi la Callas, nel corso della sua non lunga carriera, operò
una vera rivoluzione nel repertorio operistico, professando la sua
fedeltà assoluta al testo, e sancendo la fine definitiva dell'epoca
d'oro del belcanto. Via le 'belle voci' con il 'cuore in mano' e lo
'spartito in soffitta'. Ebbe scarsa considerazione della tradizione
che definiva ironicamente: 'l'ultima cattiva interpretazione', per
concludere che la tecnica, che possedeva in grado altissimo, doveva
sottoporsi alla necessità drammatica. E così, con tale uso della
tecnica, la poesia faceva il suo ingresso nel mondo
dell'interpretazione vocale. Per questa sua unicità, lei ha fatto
scuola, ma senza avere eredi, contrariamente a ciò che qualche
studioso ebbe a proporre, affermando che se al tempo della Calla
fossero state attive la Caballè o la Sutherland, queste le avrebbero
dato filo da torcere. No, Monserrat Caballè, la più bella voce del
secolo, come anche Joan Sutherland, magnifica cantante, mai e poi mai
avrebbero potuto essere antagoniste della Callas, e tanto meno sue
eredi. Belle voci, ottime interpreti, ma non interpreti di storica
rilevanza.
Un
duro colpo lo diede anche alla sostanziale impreparazione della
critica 'vocalistica' –-che non l'amò - ed alle grosse carenze
della musicologia che, “illuminata dal genio dell' arte vocale e
dal soffio vitalizzante dell' arte tragica della Callas, dovrà
smentire frettolose bocciature, minimizzanti etichettature, e
sghembe suddivisioni gerarchiche di cui erano costellate certe
'Storie della Musica' in circolazione” (Franco Soprano).
Ma
allora la Callas è diventata più popolare di Giuseppe Verdi? Non
sappiamo. In un'asta recente, un pacco di lettere indirizzate alla
sua maestra De Hidalgo ha trovato subito il compratore, e non ad un
prezzo di favore, mentre una bella e storica collezione di lettere di
Giuseppe Verdi è rimasta invenduta. Come spiegarcelo? Non sappiamo.
Noi preferiamo pensare che quella vendita si spieghi semplicemente
con il feticismo nei riguardi di grandi personalità e di ogni loro
cosa, oppure con la semplice, diffusa mania del possesso; e che
Verdi perciò sia - e debba restare - più popolare di Maria Callas.
( Suono. Per gentile concessione)
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