"Nella riunione odierna, il Consiglio di
amministrazione della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma ha
ampiamente discusso e valutato le decisioni assunte lo scorso 2
ottobre, quando ha deciso di avviare la procedura di
esternalizzazione di coro e orchestra. Una scelta che si inserisce
all’interno di una strategia aziendale complessiva che, negli
ultimi 11 mesi, si è concretizzata nel lavoro di risanamento e
rilancio della produzione del Teatro dell’Opera di Roma. L’impegno
profuso ha trovato un concreto riconoscimento da parte del Ministero
dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, che ha accolto la
richiesta del Cda della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma di
poter accedere alla cosiddetta Legge Bray, per le fondazioni liriche
in difficoltà economiche con un finanziamento di 25 milioni di
euro. Oggi però, a 15 giorni di distanza dall’inizio della
procedura prevista dalla legge 223 del 1991, le rappresentanze
sindacali non hanno presentato alcuna proposta, alternativa a quella
assunta dal Cda della Fondazione, che punti a superare i problemi
economici, organizzativi e di produttività, alla base della
deliberazione. Il Consiglio di amministrazione conferma la sua
disponibilità a valutare, con la massima apertura e interesse,
eventuali proposte dei sindacati dei lavoratori prima dello scadere
dei 75 giorni previsti dalla legge. Tutto ciò a fronte
dell’impegno e dell’attenzione del Cda e dell’amministrazione
capitolina nei confronti del Teatro dell’Opera di Roma e di tutti i
lavoratori, confermati dal consistente investimento economico, pari a
45 milioni e 750 mila euro, contenuto nel Piano triennale di rientro
dal debito di Roma Capitale (2014-2016), a cui si aggiungeranno per
lo stesso periodo sia i finanziamenti statali che regionali. Il
prossimo Cda è fissato per il 24 novembre, al termine della fase
sindacale di 45 giorni prevista dalla legge 223 del 1991".
Così l'agenzia parlamentare riferisce della riunione di oggi: I musicisti non hanno presentato nessuna proposta per superare i problemi economici, organizzativi e produttivi che hanno portato a quella sciagurata decisione del licenziamento. In pratica si dice, senza far fare a Fuortes la figuraccia che si merita ( e che si meritano anche Marino e Franceschini) che se ci fate proposte capaci di risolvere tutti i problemi sul tappeto, entro i prossimi 45 giorni, siamo pronti ad ascoltarle e a prenderle in considerazione, per arrivare ad una soluzione non traumatica. Insomma alla ricomposizione della frattura. E' chiaro che a quel punto comunque Fuortes deve andarsene.
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