Ambedue, il ministro ed il capo dipartimento, AFAM ( che governa il settore della formazione artistica) provengono dall'Università, quindi nulla hanno mai avuto a che fare con i Conservatori o le Accademie. Ma ambedue sanno anche che se una università vuole avere un professore, del quale ha immensa stima, il modo di farlo insegnare in quella università si trova: un contratto ad hoc. Il problema è trovare questi insegnanti fuoriclasse, visto che molti sono fuggiti nelle università straniere, che il talento e la bravura tengono in grande considerazione, stante la situazione viziata di concorsi universitari in Italia.
E' accaduto che per il Dipartimento Jazz del Conservatorio di Santa Cecilia in Roma, coordinato da Paolo Damiani - non ditemi: chi è; vi basti sapere che è un jazzista, bravo organizzatore, e dunque segnatevi il nome e basta - in base alle decisioni ministeriali un gruppo di famosi musicisti che ora insegna per chiamata diretta o per qualche altro marchingegno finora possibile, deve lasciare l'insegnamento a favore di altri che certamente non godono della meritata fama degli espulsi, ma che hanno un punteggio superiore a causa del sevizio già maturato. Ciò significa privare gli studenti dell'apporto di docenti che sono attivi nel campo e conosciuti per la loro bravura, e non perchè insegnano da tempo e magari sono inattivi come musicisti.
Si tratterebbe della seconda ondata di spoliazione dei nostri conservatori di personale docente ultraquilificato. La prima avvenne qualche decennio fa, con l'assenso suicida dei sindacati, allorchè si fece divieto di insegnamento in conservatorio ai musicisti che suonavano in orchestra e quindi esercitavano la professione che insegnavano ai giovani. Il risultato fu che molte cattedre furono occupate da musicisti strumentisti che non avevano mai suonato in orchestra o nell'esercizio della libera professione, lo strumento che insegnavano.
Ora si vuole nuovamente, per cecità di chi governa, rifare quella strada piena di trappole che ha portato in molti casi alla dequalificazione dell'insegnamento musicale nei conservatori.
Colpisce vedere che quando si muove, il Ministero lo fa per creare guai o almeno pasticci, mentre mai per risolvere situazioni anomale proibite dalla legge , e che , di conseguenza ministro e capo dipartimento ben conoscono, o dovrebbero.
Da tempo adiamo denunciando come molti insegnanti di conservatorio svolgano mansioni, non occasionali, di operatori musicali ( direttori artistici, presidenti o consiglieri di amministrazione, sovrintendenti ecc...). Sul bimestrale Music@, finchè ne eravamo il direttore, abbiamo anche proposto una prima lista di nomi con incarichi incompatibili; su questo il Ministero non interviene e neppure il capo dipartimento; anche nei casi in cui è intervenuta la magistratura a seguito di rapporto della Guardia di Finanza che ne ha sancito l'illegalità. Se il Ministro ed il Capo dipartimento non ci credono, meglio non lo sanno, basta che leggano il bilancio di previsione del Conservatorio dell'Aquila del corrente anno accademico, per trovarvi messe a bilancio somme che derivano dalla condanna di un insegnante che si trovava appunto in una situazione di incompatibilità, come vuole la legge cosiddetta 'brunetta': professore in conservatorio e sovrintendente di un teatro di provincia. Che aspettano dunque ad agire?
Nel frattempo farebbero bene a pretendere da tutti i nuovi insegnanti di discipline musicali, oltre che il diploma di fine studio, anche l'esercizio della professione che vanno ad insegnare: questa sarebbe una vera rivoluzione, ministrro Giannini e prof. Mancini.
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