In
segno di riconoscenza e ringraziamento, il mondo intero si mobilitò
a favore del Re del Belgio e del suo esercito, per la strenua
difesa della sua neutralità contro l'avanzata tedesca. E il Daily
Telegraph pubblicò l'infinita serie di omaggi, di ogni genere, per
tanto valore. Fra i quali anche musiche di Debussy, Mascagni, Elgar.
Natale
1914. Il 'Daily Telegraph' pubblica il 'King Albert's Book'. 'Omaggio
al re del Belgio ed al suo popolo da parte delle più rappresentative
personalità, uomini e donne, di tutto il mondo'. Ragione di tanta
attenzione ed insieme riconoscenza nei confronti del giovane sovrano
belga, Alberto I, e del suo popolo è la difesa coraggiosa, strenua,
alvolta eorica dei propri confini dall'invasione nemica, di fronte
alla quale, purtroppo, anche il Belgio doveva poi capitolare.
Il
mondo intero - politici, artisti, letterati, giornalisti, uomini di
chiesa, scienziati - intese testimoniare tale riconoscenza aderendo
all'iniziativa promosa da Hall Caine, ed inviando testimonianze di
ogni genere raccolte con cura nel volume, edito dal 'Telegraph'.
Testi,
pitture, sculture, musiche. Sì, anche musiche. All'omaggio non si
sottrassero musicisti di gran nome, italiani, francesi, inglesi.
Mascagni, Debussy, Saint-Saens, Elgar ed altri, meno noti ma
ugualmente entusiasti e convinti. Mascagni, Debussy ed Elgar
inviarono omaggi musicali veri e propri, brani di musica di diversa
ampiezza , mentre Saint-Saens
scrisse un profilo del re e della regina che egli aveva conosciuto a
Montecarlo.
'Ho
conosciuto - scrisse il musicista francese - le loro altezze reali
il Principe Alberto e la Principessa del Belgio, futuri sovrani,
presso un altro Alberto I, caro amico della Francia, che mi presentò
a loro, e cioè sua altezza serenissima il Principe di Monaco. Grandi
amanti della musica, essi mi fecero una bella accoglienza e
manifestarono il desiderio di ascoltarmi suonare l'organo della
cattedrale del principato, uno strumento eccellente ma di piccole
dimensioni, più adatto ad accompagnare il canto che ad una
esecuzione organistica vera e propria. Feci del mio meglio e
l'indulgenza degli uditori fece il resto”.
“Il
Principe e la Principessa giravano la Costa azzurra su una minuscola
automobile a due posti, offrendo un quadro charmant di ménage unito
e felice. La Principessa era sempre vestita con grande semplicità,
la semplicità delle grandi signore. Si divertiva moltissimo a fare
foto, ed io stesso ero spesso preso di mira dalla sua macchina
fotografica; per tale ragione ebbi l'onore di posare in gruppo con
il suo nobile sposo”.
“Grande,
veloce, elegante, riservato, con un parlare sempre dolce e lento, il
Re dei Belgi sconcerta al primo incontro, come persona enigmatica:
chi non lo conosce pensa che egli abbia calato sul viso e sulla
persona un velo impenetrabile. Nessun velo, nessun enigma. Dietro
questa apparente freddezza ed insensibilità, egli si rivela invece
affabile, persona di prim'ordine, uno che ha studiato ogni cosa, ogni
cosa ha approfondito, e nulla gli è estraneo. Senza dubbio alcuno,
a lui si deve attribuire la superiorità di cui l'armata belga ha
dato prove così evidenti nella impari ma gloriosa lotta contro la
Germania. Senza perdere la tranquillità, il giovane re, noto fino ad
ora come un diplomatico, saggio, artista, sì è rivelato
all'improvviso, anche un eroe, riscuotendo la meraviglia e
l'ammirazione del mondo intero”.
“E
la graziosa regina, dall'apparenza così fragile, delicata, quale
grande energia ha rivelato nel suo triplice ruolo di regina,sposa e
madre. Di questa coppia reale, illuminata dall'aureola duplice della
giovinezza e del martirio, la storia parlerà”. Firmato Camille
Saint-Saens.
Al
medesimo indomito coraggio si riferiva nel suo omaggio il nostro
Luigi Barzini
del 'Corriere della Sera', quando scriveva: “ Il Belgio è caduto,
ma ha conquistato il cuore del mondo!... La sconfitta lo innalza e
glorifica come il Martirio santifica e sublima la vittima e la sua
fede...Il Belgio ha messo l'Indipendenza al di sopra dell'Esistenza.
Non ha contato i nemici, non ha calcolato la probabilità: ha visto
soltanto la giustizia e la santità della causa. Ha compiuto qusta
cosa sublime: combattere senza speranza... man mano che avanzava
inesorabile la pesante marea teutonica, mano a mano che il Belgio
rimpiccoliva, noi lo vedevamo più grande. Ai nostri ochi il Belgio
ingigantiva sulle rovine stesse del Belgio”. Dello stesso tenore
l'omaggio di Anatole
France: “Il Re
Alberto è nato con l'anima di eroe e di uomo giusto. Dalla sua
ascesa al trono ha sempre avuto la stima di tutto il suo popolo –
me ne sono accertato personalmente – il rispetto di tutte le parti
politiche e sociali, ed anche di coloro che sono meno disposti ad
inchinarsi al cospetto delle prerogative reali. Egli ha ispirato
fiducia in tutti. Gli si è riconosciuto sempre uno spirito di
dirittura, saggezza, giustizia, dolcezza. Ancora giovane fu
sottoposto ad una dura prova. Quando, a causa di un attentato
mostruoso, i tedeschi violarono la neutralità del Belgio il Re non
si inchinò alla forza e non si limitò a protestare contro la
violazione dei trattati più sacri. Il Re oppose alle numerose
milizie del Kaiser la piccola armata belga; e la sua spada lucente e
pura a difesa di una giusta causa”.
Ma
veniamo agli omaggi musicali, fra i quali i più importanti per il
gran nome dei suoi autori. Cominciamo da Pietro
Mascagni, il quale
compose appositamente un foglio d'album per pianoforte - recentemente
riscoperto ed incluso nel suo catalogo d'opera - dal titolo 'Sunt
lacrymae rerum' . Di forma triparita si apre con una serie di accordi
nel registro basso, che reca l'indicazione ' andante mesto', e
l'andamento 'grave'. Appena creata l'atmosfera, si ascolta una
melodia nel registro acuto, segnata dall'indicazione ' con
espressione di tristezza' che occupa la gran parte del breve brano,
per concludere con la ripresa degli accordi iniziali, ancora nel
registro basso, con un 'piano' che, smorzandosi lentamente, arriva al
pianissimo.
Curioso
che un musicista che in seguito avrebbe fatto professione fascista -
non è un mistero - facesse omaggio al coraggio del re belga e del
suo popolo che avevano resistito, fino allo stremo all'invasione
tedesca.
Edward
Elgar inviò come suo
personale omaggio all'eroico re belga ed al suo popolo, un brano dal
titolo 'Carillon' per grande orchestra e voce recitante, ma
presentato nella forma della 'riduzione per pianoforte' o di prima
stesura, poi orchestrata ( come sarà dell'omaggio più alto al re
belga, quello di Debussy) con il quale accompagnare ' Cantiamo,
Belgi, Cantiamo', poema di Emile Cammaerts, in lingua francese. Nella
forma del melologo in diversi punti, si presenta come un brano di
notevoli dimensioni, variamente articolato. Una consistente
introduzione ( Allegro), interrotta per dar modo al recitante di
rivolgere ai Belgi l'invito a cantare il loro coraggio per la
giusta causa. Un breve passaggio, in forma di melologo, dal sapore
onomatopeico, egue sulle parole 'al suono del tamburo ecc...” che
si termina con un secondo invito ai Belgi, a danzare; ancora un lungo
episodio orchestrale , inframezzato dalla recitazione del seguito
del poema, a sua volta seguito da un altro breve episodio in stile
'melologo', in questo caso in un' atmosfera raccolta, quasi di
preghiera, per piangere sulla presa di città come Bruxelles,
Malines, Lovanio, Liegi per concludersi con l'invito inziale
'Cantiamo, Belgi, Cantiamo!
Una
curiosità musicale, prima di passare a Debussy. La musicista
inglese Ethel Smyth
inviò, come suo personale omaggio, una ' Marcia delle donne',
brevissima ma con ritornelli, e di tono marziale.
Claude
Debussy, infine,
scrisse la 'Berceuse Heroique', 'per rendere omaggio a sua maestà
il re Alberto I del Belgio e ai suoi soldati'. La composizione, ben
nota, è scritta a tre parti, in attesa della succesiva
orchestrazione con cui è oggi nota, avvenuta nel dicembre di quello
stesso tragico 1914.
La
storia della composizione la racconta il musicista, andata a vuoto
la richiesta di scrivere una 'Marcia eroica', perchè “fare
dell'eroismo nella tranquillità, al riparo dalle pallottole, mi
sembrava ridicolo”.
In
ottobre cadde Anversa, e subito dopo le armate tedesche raggiunsero
la costa belga. Il mese successivo il romanziere Hall Caine,
contattò artisti e personalità dei paesi alleati chiedendo a
ciascuno di inviare qualcosa in omaggio al re Alberto I del Belgio.
All'appello rispose anche Debussy , ed il suo omaggio, senz'altro
il più importante dei musicisti francesi, finì nel 'King Albert's
Book', che il Daily Telegraph stava preparando ed avrebbe pubblicato
poco dopo - la prefazione reca la data 'Natale 1914'.
Racconta
Debussy al suo amico Robert Godet: ”Sollecitato dal Daily Telegraph
ho dovuto scrivere un pezzo per il 'King Albert's Book'. E' stato
assai difficile, tanto più che la 'Brabanconne', (canto nazionale
belga, del quale s'ode un'eco nella composizione di Debussy ) non
ispira nessun eroismo nel cuore di chi non è stato allevato con
essa. Il risultato di queste divagazioni s'intitola 'Berceuse
Heroique'... E' quanto ho potuto fare, dato che la vicinanza delle
ostilità mi turba fisicamente. Senza contare la mia inferiorità
militare, perchè non saprei neanche maneggiare un fucile”.
In
precedenza, alle prime avvisaglie di guerra in Francia, Debussy
rifletteva: “Bisognerà serbare le energie per il dopoguerra,
perché se saremo vittoriosi – e bisogna sperarlo ardentemente - le
preoccupazioni artistiche saranno all'ultimo posto nelle nostre
preoccupazioni.. Mai, in nessun tempo, l'arte e la guerra sono andate
a braccetto... Per quanto ci si possa sforzare, tante catastrofi
l'una dopo l'altra, tanti indicibili orrori ci stringono il cuore.
Non parlo dei due mesi in cui non ho scritto una nota né toccato il
pianoforte: non è nulla in confronto a questi tragici avvenimenti;
ma non posso fare a meno di pensare a tutto questo con
tristezza...Alla mia età, il tempo perduto è perduto per sempre”.
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