Solo Santa Cecilia, l'Accademia intendiamo, sembra avanzare gloriosa, mietendo un successo dietro l'altro, compresa l'autonomia di recente ottenuta dal Ministero assieme alla Scala, le uniche due fondazioni che se la siano assicurata e che, si spera, non restino le uniche, secondo il disegno dello 'smantellamento dell'inutile musica' che il Ministero sembra voler perseguire.
Archiviata già l'inaugurazione, con Pappano a condurre le danze, e l'Orchestra in partenza per la lunga tournée in Estremo Oriente, sembra che in Accademia ci sia aria di 'elezioni'. Per il nuovo Consiglio di amministrazione che si chiamerà Consiglio di indirizzo, da attivare entro la fine dell'anno, dal cui seno dovrebbe spuntare il nome del nuovo sovrintendete. Nuovo?
Così sembrava solo qualche mese fa quando Cagli annunciava per l'ennesima volta la sua volontà di lasciare in altre mani il timone dell'Accademia, nell'esultanza generale della ciurma che finalmente vedeva chiudersi l'era Cagli, non tutta da cancellare ma durata anche troppo.
Nel caso si fosse dimesso definitivamente, come purtroppo oggi tutti dubitano, le due mani alle quali passare il timone, lui le aveva già individuate da tempo, e nel frattempo 'incremate' ogni giorno per mostrale a tutti senza macchie ed imperfezioni, al momento in cui avrebbero preso il timone della nave accademica.
Le due mani, come tutti sanno, sarebbero quelle di Michele dall'Ongaro che, nel caso fosse eletto presidente, sempre che Cagli decida di abdicare, dovrebbe lasciare tutti i suoi numerosi incarichi, dai quali - e massimamente da essi - ha acquistato in questi anni notorietà e soprattutto potere (Orchestra RAI, RAI5, Radio 3, per citarne solo quelli di più evidente potere!).
Ma forse Cagli non ha intenzione di dimettersi; fa finta, per essere a gran voce chiamato a restare per la salvezza di Santa Cecilia- poveretta! - accordandosi con dall'Ongaro, con i rispettivi elettori, e restare sul trono, tenendo sempre al suo fianco il principe ereditario, alla cui educazione provvede di persona.
A meno che Battistelli, sconfitto nella passata tornata elettorale da Cagli, con un divario di voti enorme da colmare, non si decida a tornare nuovamente in campo, per sfidare Cagli, mettendosi d'accordo con dall'Ongaro, un tempo suo nemico ora non più, e spartirsi il potere: dall'Ongaro presidente e Battistelli vice, per poi scambiarsi i ruoli, se possibile, alla successiva elezione. Ma anche Battistelli, che, a differenza di dall'Ongaro, ha come prevalente occupazione quella del compositore, dovrebbe lasciare i suoi già numerosi incarichi: direttore dell'Orchestra della Toscana, presidenza della Barattelli-L'Aquila, consiglio di amministrazione dell'Opera di Roma ecc... con i quali esercita anch'egli il potere.
Tutto questo potrebbe accadere qualora riuscissero i dioscuri ad allearsi ai danni di Cagli. Potrebbe dall'Ongaro pugnalare alle spalle il suo padre-protettore? S'è visto di peggio, e perciò non ci sarebbe da meravigliarsi. Comunque meglio non fare, fino allo scrutinio delle elezioni, i conti senza l'oste: Cagli.
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