Mi trovo molto spesso a riflettere su fatti e soprattutto su persone che sembrano agire spinte dalla volontà di distruggere tutto quello che di buono ed utile si è costruito nel corso di anni se non addirittura di secoli. E non riesco a trovare ragioni, neppure una sola, che giustifichi tali loro azioni, se non quella distruttrice, senza lo scopo di purificare come, molte volte, menti devote hanno interpretato il fuoco purificatore di disastrose eruzioni. No, qui altra ragione non mi riesce di trovare se non quella radicata nella volontà di distruggere.
Vogliamo considerare la decisione convertita in legge, al tempo e per volere del dicastero Veltroni, l'americano, di trasformare i cosiddetti 'Enti Lirico sinfonici' come un tempo si chiamavano, in base alla cosiddetta legge 800, in Fondazioni rette secondo le leggi del diritto privato? Le quali fondazioni, che nei disegni dell'americano ministro avrebbero dovuto attrarre finanziamenti e sponsorizzazioni private, sono invece rimaste al palo, continuando a vivere esclusivamente o quasi di finanziamenti pubblici, sempre più ridotti, attraverso il FUS per i finanziamenti statali, ai quali vanno aggiunti quelli regionali, provinciali e comunali? Per i quali ultimi s'è verificato anche che il teatro con maggiori finanziamenti comunali in assoluto, ( quasi venti milioni a stagione, quando in Campidoglio siedono amministratori amici dei vertici del teatro) quello dell'Opera di Roma è stato quello che negli ultimi anni ha presentato i più vistosi buchi di bilancio? Quale mente perversa sta dietro tutta questa macchinazione a danno della cultura musicale italiana?
E', per caso la stessa che oggi sta armeggiando per mandare fuori dal teatro orchestra e coro? che è come immaginare una scuola senza insegnanti e strumenti didattici propri e che decide di attingere, gli uni e gli altri all'esterno, secondo via via le necessità quotidiane dell'istituzione scolastica? Alla quale mente viene addirittura da proporre ai musicisti esternalizzati di esercitare la libera professione nei tempi liberi dagli impegni programmati in teatro, mettendo a frutto le proprie capacità strumentali o vocali?
Non è quella mente medesima che non più tardi di un anno fa faceva divieto ai musicisti che lavoravano in orchestra di esercitare la libera professione nei tempi in cui non erano impegnati in teatro? Sembra proprio quella stessa mente.
Che poi è la stessa che ha mandato a dire alle piccole realtà teatrali, che hanno una platea al di sotto dei cento posti, e che in Italia sono abbastanza numerose ed attive specie nella sperimentazione e nell'apertura dei palcoscenici alle nuove leve, come facevano le 'cantine' un tempo, che si arrangino. d'ora in avanti, a meno che non decidano di sfidare la legge dei piani regolatori, allargando muri e capienze delle loro sale. Allo Stato, di loro non importa un fico secco. I latini, con linguaggio giuridico, avrebbero detto 'de minimis non curat praetor'; ma i moderni, quando usano la stessa motivzione, dimenticano i meriti enormi che tali spazi hanno avuto nella storia del teatro italiano, ed anche mondiale.
Di questi e di molti altri fatti ancora non ci riesce di trovare ad oggi una ragione capace di giustificarli. Speriamo di trovarla domani o dopodomani. continueremo a cercarla, finchè non l'avremo trovata. Allora ve la forniremo.
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