Prima Franceschini aveva taciuto, tanto ci pensavano Marino e Fuortes a dire stronzate - oggi, ci sia perdonato il linguaggio colorito, non riusciamo davvero ad evitarlo - poi ha pensato di intervenire in prima persona, secondo lo stile di tanti politici deliranti, causa ignoranza.
Fuortes non aveva altra scelta ed ha agito bene. Le stronzate - perdonate il bis - che anche Franceschin aveva detto nei giorni scorsi oggi se le è rimangiate. Ci riferiamo a quelle affermazioni fuori da ogni sano ragionare, secondo cui il caso 'Roma' potrebbe servire di esempio alle altre fondazioni che hanno problemi. Oggi ha detto che 'Roma' è un caso a sé che non può essere applicato a nessun altro. Ieri lui, Marino e Fuortes avevano anche detto che le altre fondazioni, seguendo l'esempio di Roma, sarebbero potute entrate nel novero delle grandi istituzioni internazionali, garantendo anche in Italia, sulla scorta di quelle 'internazionali', la qualità che il settore delle fondazioni liriche deve avere.
Dopo le dichiarazioni del sovrintendente dell'Opera di Vienna, chiamato in causa perchè desse forza al disastro di Roma, il quale, senza dirlo, dava dell'ignorante a Fuortes innanzitutto, ma anche ai suoi complici e sostenitori, Marino e Franceschini. anche questa 'stronzata' ( abbiamo fatto tris. basta!) ora evitano di dirla. Un teatro di qualità, con attività continua non può diventare un centro di scambio di orchestre che vanno e vengono od anche di una sola, ma esterna, che entra ed esce. Purtroppo Marino e Franceschini non sanno nulla di orchestre e di teatri; ma allo stesso livello di ignoranza si rivela anche il sovrintendente Fuortes, che, ancora una volta dimostra quanto sia stato avventato da parte di Marino metterlo a capo dell'Opera. Fuortes non può capire che è impossibile fare questo mentre che si svolgono prove di ogni genere - come il melodramma richiede.
Ancora non si è sentita nessuna voce autorevole alzarsi dai giornali e dalle sedi istituzionali per denunciare il tentativo di sfasciare la musica in Italia; e per questo i cronisti diventati specialisti nel 'casino roma' continuano a scrivere le loro idiozie ( De Cicco anche oggi sul Messaggero, porta l' esempio di Berlino e Parma. Sarebbe stato sufficiente che egli avesse avuto una minima nozione di quei due casi, per evitare l'ennesimo 'sentito dire' falso) o a far da megafono ai politici, quelli di sopra i quali, non lo ripetiamo per l'ennesima volta, dicono str...
Oggi Fuortes replica a coloro i quali gli hanno sbattuto in faccia l'art.18, tuttora in vigore. No, ha detto l'economista della cultura, qui non si applica ( anche Franceschini lo ha detto che l'art.18 non è applicabile alle fondazioni liriche. chissà perché) l'art.18, perché parliamo di 'eccellenze ' e di 'artisti'; ed un economista di valore ha aggiunto che non può essere applicato perché si tratta non di un licenziamento di singoli ma di un'intera orchestra, come se l'orchestra non fosse composta da singoli, ai quali arriveranno le lettere di licenziamento una per ciascuno. E si affrettano a dire che non è vero che saranno licenziati, perché torneranno a lavorare in teatro. Ma se sarà questo l'epilogo ci volete spiegare perché vi tenete ancora Fuortes che di questo casino è l'artefice principale?
Insomma gli artefici di questo disastro che l'unica cosa buona a fare sarebbe che tornassero indietro sulla loro decisione ( naturalmente non vogliamo tenere fuori i sindacati scioperanti oltranzisti che, oggi, solo oggi, stanno capendo che disastro da parte loro hanno procurato al teatro) parlano e vanno avanti. Franceschini, poi, per dimostrare a tutti quanto non capisca nulla della materia del suo ministero, paragona l'Opera di Roma disastrata alla virtuosa Santa Cecilia, dimenticando un piccolo fattore di diversità: il teatro vive di allestimenti, i concerti no, con tutto quel che ne segue.
A proposito di Santa Cecilia, pur complimentandoci questa volta per la campagna abbonamenti in stile 'animalier' (fagotto illustrato con l'animale con marsupio da fagotto animale), abbiamo letto l'inserzione pubblicitaria della sua prossima stagione, nella quale sono elencati le star del programma; tolti Biondi e Brunello, non c'è neanche un altro italiano fra gli interpreti.
Ecco un punto sul quale Franceschini se fosse un ministro con le palle ( scusate ci è scappato di nuovo!) dovrebbe intervenire, come anche sull'abolizione di tutte le indennità - molte delle quali sono solo un ricordo, ma le altre potrebbero tutte essere eliminate. Il ministro che intende risparmiare e chiama la cultura a fare 'sacrifici' è lo stesso ministro che inaugura con la sua benedizione e con opere di bene un nuovo festival, in quel di Pompei ( dove - come s'è letto - nell'anteprima di quest'anno nei mille posti c'erano più invitati che pubblico pagante) mettendolo in mani che negli ultimi anni hanno procurato danni ovunque si sono posate.
Ora il Ministro vuol fare sul serio in termini di risparmio, ma guarda un pò, si accanisce sulle fondazioni liriche che danno lustro all'Italia nel mondo, ma non usa lui ed i suoi colleghi tutti, la scure sui privilegi assurdi ( altro che indennità frac dei teatri!) di quanti vivono e lavorano nel palazzo che rappresentano in molti casi una vergogna per l'Italia, anche se eletti. Con quei risparmi ci sarebbe da riempire il caveau di una banca, solo con i risparmi; al cui confronto quelli delle fondazioni liriche non sono che briciole.
D'ora in avanti, ha sentenziato il ministro incompetente - sì lui parla, ma è Nastasi che gli suggerisce - la gestione delle fondazioni liriche sarà sottoposta al vaglio e controllo del ministero che dovrà verificare la correttezza amministrativa, la composizione dell'organico e la qualità dell'attività, a giudicare la quale di recente è stata costituita una nuova commissione i cui membri, fanno soltanto ridere: uno è un vecchio servitore di Nastasi, dall'epoca di Rutelli, un altro è un oscuro direttore di coro siciliano ed il terzo una giovane compositrice ( le donne non possono mancare!) che di gestione dei teatri certo capisce assai poco, esattamente come Franceschini. E, di conseguenza, chi deciderà ancora una volta tutto sarà Nastasi, fino a quando qualcuno - che purtroppo deve ancora nascere - non gli darà un calcio in culo scaraventandolo fuori dal palazzo di Santa Croce in Gerusalemme.
E mentre molti che dovrebbero parlare tacciono ancora, oggi si sono fatti sentire due esponenti del nostro mondo musicale che non ci hanno delusi, per il loro modo di cantare chiaro e forte. Primo Quirino Principe ( Sole 24 ore) che a Marino e Franceschini le canta giuste ( poverini, si sa qual è, per loro, la 'grande' musica. e allora cosa si pretende? Marino,poi, avrebbe mai licenziato in blocco 182 tranvieri? col c... poche righe sufficienti a far capire quale terribile china si sia presa a Roma), e poi Gianluigi Gelmetti che chiama direttamente in causa Muti che se ne sta alla finestra e non spende neanche una parola per la tragica decisione di Fuortes, denunciandone l'incomprensibile comportamento, ed aggiungendo che chi porta come giustificazione dello scempio romano i teatri del resto del mondo, non sa quel che dice, mentre lui sì, che di teatri nella sua ormai lunga carriera ne ha girati tanti.
Insomma come tutti convengono sul fatto che la decisione migliore sarebbe quella di tornare indietro sull' aberrante decisione già assunta, mandando a casa Fuortes, convegnono tutti anche sul fatto che tale decisione non verrà presa. Per difendere l'indifendibile: Fuortes che sta affondando l'Opera di Roma
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