domenica 5 maggio 2024

Musica. Doppio incarico di moda. Non costa moltissimo e dà prestigio

E' di due mesi fa la nomina di Paolo Arcà a direttore artistico del Teatro dell'Opera di Roma, voluto dal sovrintendente Francesco Giambrone,  che aveva da tempo mandato a casa Alessio Vlad, il quele è poi finito a Parma e  potrebbe ora rischiare di andare a Firenze  come 'aiutante' di Carlo Fuortes, che a differenza di Giambrone,  non ha mire - né potrebbe averne - da direttore artistico. 

 Se non ricordiamo male, la coppia Giambrone-Arcà appena formata è in realtà una coppia antica, domiciliata al Maggio Fiorentino, scoppiata quando emersero buchi nei conti e Giambrone dovette essere dimesso per far posto al commissariamento. Arcà rimase fino a quando, prima dell'ennesima crisi sotto la sovrintendenza della Colombo, lasciò Firenze dicendo che 'voleva lavorare a nuovi progetti'. 

I quali si concretizzarono nella nuova coppia Fontana-Arcà domiciliata a Parma. In realtà anche questa coppia non era di primo pelo, perchè nata e navigata già alla Scala  negli anni di Muti e Vlad padre, il quale portò alla Scala Arcà come suo portaborse  e poi, come spesso accade, all'uscita di Vlad, venne elevato a a sostituto.

 Ma non è di queste coppie che vogliamo scrivere ora. Non ci interessa entrare nelle loro storie sentimentali.

 Leggiamo in una nota del GdM, a firma Mauro Mariani, che Arcà  direttore artistico a Roma, continuerà ad occupars, contemporaneamente, della Società del Quartetto di Milano, presieduta dal Ilaria Borletti Buitoni.

 Questa è l'anomalia. Il direttore artistico di  una Fondazione lirica, anche importante come quella romana, ha il tempo di occuparsi anche di un'altra istituzione, in questo caso storica e prestigiosissima in passato? 

 Perchè l'interessato lo fa? Semplicemente, secondo noi, per non  perdere posizioni di potere acquisito.

 E perchè l'Istituzione minore lo vuole ancora? Perchè può fregiarsi, per la direzione artistica,  di un nome 'importante' (?) della organizzazione musicale italiana. Non sapendo che essendo egli occupato nella Istituzione primaria, farà il suo lavoro  nei ritagli di tempo, usufruendo certo delle conoscenze acquisite, ma sempre e comunque 'con la mano sinistra', come si dice. Arcà non è la prima volta che tiene il 'piede in due scarpe' come ancora dice la sapienza popolare. E Arcà non è l'unico. ricordiamo fra quelli più eclatanti, il caso di Cesare Mazzonis ( Scala e poi Maggio Fiorentino e, contemporaneamente, Festival Mozart di Rovereto), o Mario Messinis (Teatro La Fenice e Festival Bologna' I grandi interpreti'). 

E vivono tutti felici e contenti.

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