mercoledì 22 maggio 2024

Salisburgo. Carsen avrebbe stravolto Mozart ( La clemenza di Tito) per colpire Meloni, che somiglia tanto alla 'cattiva' Vitellia ( da Il Secolo d'ITalia, di Luisa Perri)

 

Stravolgono Mozart per attaccare Meloni: al Festival di Salisburgo la cattiva è uguale a Giorgia (video)


Stravolgono anche Mozart per attaccare Giorgia Meloni: accade al Festival di Salisburgo, inaugurato con la nuova produzione di Robert Carsen con un classico: La clemenza di Tito di Wolfgang Amadeus Mozart. Un allestimento con nomi celebri dell’opera lirica come il mezzo soprano Cecilia Bartoli e il direttore d’orchestra Gianluca Capuano. Un’inaugurazione che avrebbe dovuto appassionare solo i melomani, se non fosse stato per gli espliciti riferimenti all’attualità politica. Come accade sovente, l’azione è stata trasposta ai nostri giorni. Tutta l’opera è stata stravolta (neanche a dirlo) in chiave gender, per dare un tono modaiolo che non aggiunge nulla alla grandezza dell’opera di Mozart.

Mozart stravolto: Vitellia è uguale a Giorgia Meloni e diventa cinica spietata

Ma è clamoroso, soprattutto se vista da Roma, la riscrittura del personaggio di Vitellia. La bella e talentuosa soprano francese Alexandra Marcellier è stata costretta a farsi bionda: neanche a dirlo, stesso taglio di capelli di Giorgia Meloni. “Ognuno vi legge quello che vuole” ha detto il regista Carsen. Ma al di là delle ambiguità, il messaggio è più esplicito che mai. Inutile dire che Vitellia è la perfida e spietata protagonista di un finale alternativo a quello voluto da Mozart: dopo la “clemenza di Tito”, dopo il perdono del capo di governo italiano per il suo tentato omicidio, arriva Vitellia, che riprova ad uccidere Tito. Diversamente da quanto il libretto indica, Tito viene ucciso da un gruppo di assalitori guidato da Publio e la sedia presidenziale viene usurpata appunto da Vitellia.

“Una provocazione che suonerebbe al massimo ridicola – ha commentato il sito specializzato Opera libera – Non possiamo fare a meno di notare, con disappunto, che tutta questa lettura va in totale dissonanza con il senso generale dell’opera e con il suo finale, uno scollamento di senso che il pubblico in sala, così come chi scrive, ha poco gradito”.

Insomma, uno spot anti-Meloni in vista delle Europee, ma anche un’indiretta consacrazione internazionale: certi trattamenti, in passato, sono stati riservati solo a leader di prima grandezza come Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Segno che, anche per il mondo della lirica, Giorgia è pop.   

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