giovedì 30 maggio 2024

Trump, USA. Scenari futuri dopo la condanna dell'ex presidente (Huffpost Italy)

 


La condanna di Trump apre una crisi. L'eventuale carcere una crisi nella crisi

Dodici normali newyorkesi hanno deciso che Donald Trump è colpevole nel primo processo penale contro un ex presidente degli Stati Uniti d’America. La notizia è arrivata dopo due giorni di deliberazioni da parte dei giurati: il verdetto che hanno messo avrà eco ben oltre l’aula dove per cinque settimane e mezzo si è svolto il processo. Sin dall’inizio si sapeva che The People of the State of New York Vs Donald J Trump – questo il nome del caso -  avrebbe potuto innescare una serie di crisi e avere conseguenze potenzialmente decisive sul voto di novembre. I prossimi giorni ci diranno se sarà così.

I giurati hanno stabilito che l’ex presidente ha preso parte alla falsificazione di documenti al fine di commettere o nascondere un altro crimine: Trump – è quello che ha sostenuto l’accusa e i giudici hanno confermato - ha utilizzato “mezzi illegali” per nascondere il pagamento effettuato per comprare il silenzio della donna con cui aveva una relazione 18 anni fa: il pagamento era stato registrato come “spese legali”. Scopo dell’operazione era evitare uno scandalo durante la campagna elettorale 2016.

Il giudice Juan Merchan ha ringraziato la corte e fissato la data dell'11 luglio per l'udienza di condanna. Solo allora scopriremo se il condannato dovrà affrontare il carcere o la libertà vigilata. Il verdetto mette il magistrato in una posizione difficile: che sentenza dare all’uomo che è stato presidente degli Stati Uniti e che milioni di persone vorrebbero rivedere alla Casa Bianca?

 Ai giurati, Merchan aveva chiesto di trattare Trump come ogni altro cittadino: ma Trump non è un cittadino normale e i suoi fedeli (e talvolta furiosi) seguaci sono pronti a rivendicarlo, soprattutto perché sono convinti che già una volta (nelle precedenti elezioni) il Sistema abbia agito contro di lui. 

Una sentenza che prevede il carcere aprirebbe una crisi nella crisi: per la Corte Suprema, per le agenzie che si occupano della sicurezza nazionale, per la famiglia Trump e per i suoi supporter. Ma è anche vero che mettere Trump sotto “probation” - una sorta di periodo di prova per i condannati previsto dalla giustizia americana in cui la pena è sospesa nonostante il verdetto di colpevolezza - risulterebbe probabilmente inutile: perché l’ex presidente ha già dimostrato di non rispettare le regole in diverse occasioni. E poi: come si fa a imporre restrizioni a uno dei due principali candidati alla Casa Bianca a poche settimane dal voto?

Al momento Trump è libero di parlare e lo sta già facendo: le sue parole aizzeranno chi crede che sia vittima di una cospirazione che va avanti da anni, e che gli ha già rubato la presidenza nel 2020.

Qualunque sia lo scenario che si materializzerà a luglio, Biden si troverà di fronte a una nuova sfida a cinque mesi dal voto: questo verdetto rischia di attirare verso Trump elettori che non hanno simpatia per lui, ma ancora meno amano l’attuale presidente, disposti a credere a chi parla di una cospirazione del “Deep State” guidato dall’attuale presidente. E’ un cespuglio di rovi molto appuntiti quello in cui si sono mossi in queste settimane i dodici donne e uomini che erano seduti in aula a New York: ora a condividerlo con loro ci sono milioni di americani.

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