Notizia di questi giorni è l'uscita di Giovanni D'Alò dalla IUC dove era stato nominato anni fa direttore artistico. Nulla di strano se le cose fossero andate come dovrebbero, e cioè che alla fine di uno o due mandati esce un direttore artistico e ne entra un altro; per D'Alò le cose sono andate diversamente.
I bene informati ci fanno sapere, di nascosto, che la sua defenestrazione senza preavviso e senza ragione né avvisaglie ( gli è stata recapitata una raccomandata che gli comunicava la defenestrazione!), sarebbe stata decisa dal Presidente della IUC, e non, come noi pensavamo, dal Comitato artistico, il quale comunque sarà stato messo a conoscenza del fatto e non avrebbe mosso un dito, dunque è complice). Il presidente è un ingegnere, si chiama Gentile (come si può leggere in un post precedente ) e, indovinate chi é? è il marito di Francesca Fortuna, morta prematuramente, direttore generale della IUC per diritto di famiglia e successione, perchè figlia dei fondatori della IUC, l'ing, Fortuna e sua moglie Lina Bucci che già aveva ereditato la IUC dal marito.
Morta Francesca, presidente viene nominato suo marito, l'ing. Gentile e nel comitato direttivo entra un'altra Fortuna, Altea di nome, insegnante elementare.
Nello stesso comitato direttivo siede da una cinquantina d'anni anche la sig.ra Stanzani, ormai oltre i novanta, la quale dovrebbe essere la foglia di fico, da donna irreprensibile qual è, di quel che accade in quella proprietà famigliare.
Tutto questo è normale in una istituzione culturale di lunga tradizione, finanziata con soldi pubblici, ma amministrata come un bene di famiglia?
Non si tratta di una eccezione.
Se si dà un'occhiata alle altre importanti istituzioni musicali della Capitale, si nota identico schifo.
A Santa Cecilia come alla Filarmonica nei vertici siedono le stesse persone: dall'Ongaro, D'Amico, Panni - con un piede in due scarpe - e poi Arcà, Cappelletto, Battistelli; alcuni dei quali membri effettivi della gran loggia massonica allocata presso il Conservatorio dell'Aquila, dove quasi tutti insegnavano, alle dipendenze del gran maestro e fondatore (ed anche loro protettore per alcuni illeciti, come Arcà alla Scala, ma 'in malattia' dal Conservatorio), Sergio Prodigo.
Fra un mese diventa attivo il nuovo direttore artistico della Filarmonica, un giovane compositore, pugliese di origine, Turi, in forze presso l'Accademia da una decina d'anni, ma soprattutto allievo di Matteo D'Amico a Santa Cecilia. E Matteo D'amico alla Filarmonica divide l'incarico di vertice con Marcello Panni - figlio della mitica Adriana e fratello di Luisa Panni sposata Pavolini, anch'ella ai vertici della Filarmonica per decenni - che ha avuto in eredità da sua madre la direzione artistica dell' Accademia, ed ora è vice presidente. Perchè alla Filarmonica nulla cambi lo assicura la presenza al vertice di Paolo Baratta, già Biennale. Massone anch'egli?
E tacciamo sugli imbrogli che pure dobbiamo registrare - raccontatici per filo e per segno da Irma Ravinale, sotto giuramento che non ne avremmo fatto mai parola con i diretti interessati, giuramento al quale noi disubbidimmo, perchè in meno di 24 ore ne facemmo cenno scritto sia a Bruno Cagli che a dall'Ongaro, non menzionando la fonte - che portarono alla elezione di Michele dall'Ongaro ad Accademico di Santa Cecilia, elezione alla base della sua scalata, perchè senza, nulla sarebbe accaduto di quanto è poi accaduto a Santa Cecilia. Con gli autori dell'imbroglio, dall'Ongaro, per riconoscenza, ha stretto un patto di sangue, con il quale li ha uniti a lui, e lui a loro: i loro nomi circolano nelle due istituzioni romane: Santa Cecilia e Filarmonica.
Fra breve sarà eletto (per votazione fra gli accademici) il successore di dall'Ongaro. C'è qualcuno che pensa che sarà scelto fuori dal ristretto giro del vertice e degli attuali accoliti servitori?
Dovremmo aggiungere considerazioni anche su Romaeuropa, guidata per lungo tempo da Monique Veaute e poi lasciata nella mani del suo 'aiutante' di un tempo, Fabrizio Grifasi, che le è succeduto e da decenni siede al vertice, senza che nessuno possa scalzarlo; perchè l'incarico suo e di Veaute al vertice è 'a vita'. Come Karajan al vertice dei Filarmonici di Berlino. Con una differenza, del tutto trascurabile, come quella che corre, ci si perdoni, fra la 'cacca e la cioccolata' (citazione di un proverbio popolare), che in comune hanno forse solo il colore, e neppure quello sempre.
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