In questi istanti sta parlando Mattarella, in apertura del Concerto per la Festa della Repubblica, che la Presidenza italiana offre agli ambasciatori. Come già l'anno scorso niente ricevimento nei giardini del Quirinale, sia perché ci sono regole ferree ancora da osservare per far cessare la pandemia, sia perché con i morti che la pandemia ha fatto in quest' anno non c'è nulla da festeggiare.
Una volta tanto il programma del concerto sembra essere stato pensato da qualcuno con la testa a posto ( non dimentichiamo mai quella volta in cui Gelmetti, diresse la 'funerea' Pavane pour une infante défunte di Ravel) ed avere una logica: composizioni di musicisti stranieri che per tutto l'Ottocento ( Berlioz, Mendelssohn Ciaikovskji) e parte del Novecento ( uno per tutti, Martinu) hanno omaggiato l'Italia.
Prima del concerto la solita coppia di presentatori: una giornalista Nadia Zicoschi ( Rai Quirinale), e Stefano Catucci, critico musicale.
E qui comincia la sciatteria alla quale non ci abitueremo mai e che denunciamo, senza indugio. La giornalista presenta l'orchestra che dice essere l'Orchestra Nazionale dell'Accademia di Santa Cecilia; mentre è l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Non è la stessa cosa, ma forse la nostra collega non coglie la differenza. Poi presenta Catucci ma prima di dargli la parola perchè introduca le musiche in programma dice di lui: " Stefano Catucci, professore alla Università La Sapienza, voce dei 'Concerti del Quirinale' trasmessi in diretta ogni domenica da Radio Tre".
Ora non frega a nessuno che Catucci insegni all'Università, anche perché per dire ciò che ha detto non serve un professore dell'Università. Lui è lì perché in ragione dei Concerti domenicali possiamo dire sia di casa al Quirinale. E forse è questo il ruolo che lo ha catapultato al concerto celebrativo di oggi.
Poi Catucci tenta di accreditare il direttore del Concerto che è assolutamente fuori luogo: jakub hrůša, direttore slovacco che questi giorni sta provando con l'Orchestra di Santa Cecilia, dove dirigerà questo fine settimana, nella ripresa normale stagione concertistica, e dove sovrintendente è quel Michele dall'Ongaro cui Catucci deve la sua fortuna a Radio Tre, ed anche l'organizzazione dei Concerti del Quirinale.
Per questo Catucci deve trovare una ragione plausibile per giustificare una scelta, quella del direttore, priva di senso - al contrario del programma del concerto. Non potendo dire che l'Accademia ha approfittato della sua presenza a Roma per chiedergli di dirigere anche il Concerto del Quirinale. E se questa è stata la logica, come pensiamo, non si dà evidentemente l'importanza che il Concerto ha, in un giorno particolare.
E ha aggiunto che il direttore di origine slovacca, impegnato a destra e sinistra, è in certo modo cultore della musica dedicata al nostro paese. Che è una autentica stupidaggine, perché degli autori prescelti, le composizioni in programma fanno parte del grande repertorio, ad eccezione forse di Martinu che ha voluto fare un omaggio al grande Piero della Francesca ed ai suoi celebri affreschi aretini. Quando si dice che la toppa è peggio del buco!
Per tutti questi inciampi noi non ci abitueremo mai alla sciatteria che sembra essere diventata oggi la norma, e che lambisce anche il Quirinale.
NOn vogliamo dire che avrebbero allora dovuto invitare un direttore di gran nome - come accaduto al Concerto di Natale al Senato, quando la Casellati ha invitato nientemeno che Gergiev (anche se è lecito pensare che dietro quell'invito ci fossero anche altri scopi, come favorire la carriera in Russia di suo figlio Alvise, direttore d'orchestra).
Comunque il Concerto, a cura Rai Cultura, viene trasmesso indiretta da Rai Uno, proprio in questi minuti in cui scriviamo.
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