Sul palcoscenico lirico, dentro un teatro, stando vicini vicini, abbracciandosi, con le bocche che potrebbero perfino sfiorarsi, e con scenografie in movimento, costumi sontuosi, effetti speciali. Come se il virus non ci fosse mai stato. Come se incanto e magnificenza delle messinscene d'opera al chiuso non si fossero interrotti ai primi di marzo. Da adesso il melodramma torna dove deve stare, in una sala; anche in vista dell'autunno, quando all'aperto non si potrà più programmare nulla.
Comincia il Teatro del Maggio musicale fiorentino, primo in Italia a permettersi di cancellare il timore Covid per cantanti, coristi e maestranze che lavorano fianco a fianco - non per il pubblico, che invece resta distanziato. Ancora neppure la Scala osa tanto. "Una simile impresa ci è possibile perché adoperiamo il protocollo sanitario utilizzato dal festival di Salisburgo", spiega il sovrintendente Alexander Pereira. "Se riportare l'opera dentro un teatro per gli austriaci si è dimostrato finora a prova di virus, funzionerà anche per noi. E quando gli altri teatri italiani vedranno come va a noi, di certo ci seguiranno a ruota".
La sperimentazione si avvia subito, con l'inizio delle prove del Rinaldo di Händel, storico spettacolo firmato da Pier Luigi Pizzi che il Maggio aveva già in cantiere al momento in cui è scattato il lockdown. Debutto fissato per il 7 settembre, poi altre tre recite fino al 13. Non solo. Nel cartellone fiorentino altre due opere di seguito, e con masse sempre maggiori: La rondine di Puccini dal 22 settembre, Nabucco di Verdi con Plácido Domingo a ottobre. Portare tanta gente in scena non è un rischio, afferma Pereira. "Non si crea l'effetto movida perché ogni attività è perfettamente pianificata".
I lavoratori vengono divisi in tre categorie: rossa, gialla, verde. La prima è quella che potrebbe correre più rischi. Comprende cantanti solisti e coro, che sul palcoscenico stanno senza mascherina e si trovano di frequente a contatto stretto. Tenuti costantemente sotto controllo, per loro è prescritto un sierologico prima di partire con le prove e poi, ancora, una volta a settimana. "E se si trovasse un positivo, ricorreremo al protocollo in uso per gli orchestrali Filarmonica di Vienna, dove solo per i cinque colleghi intorno all'infetto si prevede un test, ogni giorno, in modo da circoscrivere il problema e impedire un eventuale contagio diffuso".
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