domenica 30 agosto 2020

Basta un disco per tornare a parlare di musica, anche nel caso in cui l'interprete è Lang Lang?

I giornali parlano di musica quando esce un disco di questo o quel musicista interprete, non importa con quale repertorio. Ma può l'uscita di  un disco di chicchessia costituire ancora motivo di attrazione per il lettore, che di dischi, stando alle statistiche ne compra sempre meno, anche perchè sfrutta le possibilità della rete? Lo costituisce, per il pubblico e prima per il giornale? Pensiamo di no. E pensiamo anche che  interessato alla pubblicazione della notizia sia la casa discografica. Che, diligentemente ed insistentemente, chiama questo o quel giornalista per chiedere l'elemosina della pubblicazione della notizia, offrendo in cambio  una intervista all'interprete, specie se di valore e assai noto. 

Come nel caso di Lang Lang che dopo un anno circa di pausa - per un problema alla mano - ha ripreso a suonare e ad incidere, cominciando dalle Variazioni Goldberg, che studia da un vita e che solo ora ha deciso di incidere ed eseguire pubblicamente. Con la ciliegina della doppia registrazione, una dal vivo nella Thomaskirche di Lipsia (non S. Thomas Church, siamo in Germania, attenzione!), a pochi metri dalla tomba di Bach, e l'altra in studio.

Due registrazione non certo necessarie, anche se si promette, tacitamente, la possibilità di percepire a distanza l'atmosfera di quel monumento sacro dove Bach lavorò per oltre vent'anni; mentre per quella in studio si assicura maggiore controllo e assenza  di errori e imperfezioni. 


Insomma, anche nel caso di un interprete applauditissimo e di un repertorio fra i più  ardui,  si è convinti che la musica da sola non basti più.

Pensiamo ancora peggio del disco, 'primo' da solista, di un violoncellista albanese, Redi Hasa, fuggito da oltre vent'anni dal suo paese e stabilitosi nel nostro, del quale abbiamo letto a breve distanza due lunghi articoli sia sul Corriere che su Repubblica, come si trattasse di una apparizione  miracolosa nei cieli d'Italia. Non pensiamo che il sapere che ha suonato spesso con Ludovico Einaudi, sia una garanzia, per accettare anche il suo primo disco da autore, oltre che esecutore. Suvvia, cari colleghi,  qualche volta fate orecchie da mercanti verso le sirene delle case discografiche che, prima della musica, hanno a cuore i propri interessi economici.

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