Un pezzo informato e tagliente su Cesare Romiti, “l’amministratore delegato del declino italiano”. Un pezzo sui diversi stili di Conte (Antonio) e Sarri. Un pezzo sui misteri del bonus Inps da 600 euro ai parlamentari e le falle nelle versioni del presidente Pasquale Tridico.
Sono tre esempi della News letter che Domani sta inviando ogni giorno (senza oneri) ai suoi iscritti, già vicini ai tremila, secondo dichiarazioni dell’azienda. Si possono considerare anteprime, trailers, del nuovo quotidiano, che sarà online e nelle edicole a partire da martedì 15 settembre. L’avvento di Domani è una sorpresa e una viva speranza, in un settore che produce negli ultimi tempi crisi, tagli, arretramenti.
Il pezzo sul calcio dimostra che, a differenza di quanto fece Repubblica ai suoi albori, lo sport ci sarà. La firma è di Mario Ciriello e per evidenziare, con tocchi di psicoanalisi, le caratteristiche degli allenatori Conte e Sarri cita (l’elenco è parziale) Charles Bukowski, La Battaglia di Algeri, Fabrizio De André, Karate Kid, Pietro Nenni e Rino Gaetano. Calcio per chi ha studiato.
ORGOGLIO E RIVALSA
Domani è una creatura dell’ingegner Carlo De Benedetti, nata in un impeto di orgoglio e rivalsa. Rivalsa verso i figli, che hanno venduto Repubblica -sua prediletta- a John Elkann. Orgoglio nei confronti proprio di John Elkann che, nominando direttore Maurizio Molinari, avrebbe snaturato il giornale, lo avrebbe sradicato dall’area di centro sinistra, laica e azionista, per trasformarlo -almeno nei desideri- in una roba mezzo Economist e mezzo Trilateral o Gruppo Bildeberg, fedele alle destre Usa e israeliane.
Il pezzo sui bonus Inps è scritto da Vitalba Azzolini, giurista. Indaga sui retroscena della vicenda, mette in luce le contraddizioni del comportamento del presidente Tridico, in particolare quando ha dato informazioni al capogruppo renziano di Italia Viva, Ettore Rosato, sul coinvolgimento (o meno) di parlamentari della sua parte. In ogni caso, dimostra come Domani punti su un giornalismo che scava e denuncia.
Il pezzo più significativo è quello sulla scomparsa di Romiti, autore Giorgio Meletti, giornalista economico esperto, ex Corriere della Sera, ex Fatto Quotidiano. Comincia così: “Dei morti si deve parlare solo bene”. Poi, spiega danni e opere del manager Fiat. Romiti -racconta Meletti- ha distolto il gruppo dal settore auto e lo ha portato nell’editoria, nelle assicurazioni, nella chimica, nei treni. Ha così aumentato il peso politico, ma ha indebolito le finanze del gruppo, al punto da metterne a rischio la sopravvivenza. Inoltre, ha gestito la “marcia del quarantamila”, quadri e dirigenti che nel 1980 sono scesi in strada per contestare il blocco degli impianti appoggiato dal Pci: fu una delle maggiori sconfitte del sindacato. Nel 1998, a 75 anni -ricorda Meletti- Romiti lascia la Fiat con una buonuscita senza precedenti, 101,5 milioni di euro, che gli permette di costruire un impero, affidato ai figli: dal Corriere della Sera agli Aeroporti di Roma alle costruzioni Impregilo: “Anche in questo caso, però il risultato è negativo”.
BENVENUTI FREELANCE
E’ vero, Romiti è stato un grande avversario di De Benedetti, l’azionista di Domani, quindi viene facile parlarne male. Tuttavia il pezzo coniuga facilità di lettura e buone informazioni, la formula del giornalismo di qualità. Indica in tal modo una delle strade che il nuovo giornale cercherà di battere.
La campagna di finanziamento è partita da alcuni mesi. Nel logo del giornale il puntino rosso sulla “i” di Domani si divide in tre, pare un sole che sorge. Ci si può iscrivere alla news letter, gratis. Si può diventare abbonato “fondatore” (sarebbero già quasi mille), conquistando il diritto di “proporre, scegliere e votare” inchieste da realizzare. Oppure, si può diventare “sostenitore”, partecipare al crowdfunding, finanziare i primi progetti di inchieste che il giornale ha in animo di fare. I temi sono quattro: l’ambiente, la salute, il lavoro, le disuguaglianze. Per ogni euro versato dal sostenitore, l’editore ne metterà un altro, fino al raggiungimento dell’obiettivo. Novità per l’Italia: i lettori come parte attiva. Finanziano, ma danno idee, indirizzano, giudicano il lavoro della redazione. Anche i giornalisti freelance possono proporre inchieste da realizzare, che verranno discusse dagli abbonati.
Staff fisso di 25 giornalisti, edizione online per le notizie, edizione di carta per i contesti, le spiegazioni, gli approfondimenti. Questo è il piano, che sarà dettagliato meglio il 5 settembre a Dogliani al Festival della Tv e dei nuovi media. Domani sarà schierato laddove Scalfari (e dal 1979 De Benedetti) avevano schierato Repubblica: battaglie sui diritti e l’uguaglianza, senza proclami di obiettività, con amici e nemici dichiarati. De Benedetti ha versato dieci milioni per l’avvio dell’impresa e ne ha messi altri dieci nella Fondazione presieduta da Luigi Zanda (senatore Pd, già portavoce di Cossiga e tante altre cose), che sarà casa editrice. De Benedetti ha 86 anni e ha predisposto che Zanda e la Fondazione prenderanno in mano l’intera gestione.
CHICAGO BOY
Direttore Stefano Feltri, enfant prodige, nessuna parentela con Vittorio Feltri. Modenese, 36 anni, giornalista economico, grande estimatore di Mario Draghi. E’ stato vicedirettore del Fatto Quotidiano, poi ha diretto il sito Promarket.org, creato dallo Stigler Center, il centro di ricerca guidato dal professor Luigi Zingales, presso la University of Chicago. Vicedirettore doveva essere Alessandro De Angelis, Huffington Post, che avrebbe dovuto coprire la parte politica, ma le trattative non sono andate in porto, forse per la difficoltà di tenere insieme due giovani emergenti.
La sensazione è che ci sarà un direttore ombra, Carlo De Benedetti stesso.
Mattia Ferraresi, già corrispondente da New York del Foglio, vicino a Comunione e Liberazione, autore fra l’altro di “Solitudine. Il male oscuro del nostro secolo” e di un’analisi del personaggio Trump, sarà il caporedattore. Giorgio Meletti, autore del pezzo su Romiti, sarà coordinatore delle inchieste. Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian arrivano dall’Espresso e sono due noti cacciatori di carte e di notizie (al loro posto L’Espresso ha chiamato Carlo Tecce, dal Fatto). Beppe Cottafavi, modenese come il direttore, si occuperà di cultura: è l’editor di Mondadori che ha pubblicato libri pop come le barzellette di Totti e “Va dove ti porta il clito” di Daniele Luttazzi. Daniela Preziosi, dal Manifesto, per la politica (al suo posto, il Manifesto ha preso Andrea Carugati). Feltri ha promesso che metà dei redattori saranno donne ed è annunciato l’arrivo di ben tre editorialisti da Repubblica. Sulla News letter ha già esordito Alberto Melloni, storico delle religioni ed esperto di trame vaticane.
Nel programma ci sono migliaia di copie da togliere soprattutto a Repubblica e poi al Fatto che le ha prese a Repubblica, dall’arrivo di Molinari in avanti. Ci sono, inoltre, migliaia di lettori che hanno abbandonato Repubblica e hanno smesso di spendere per acquistare un quotidiano.
Nessun commento:
Posta un commento