giovedì 13 agosto 2020

Raggi non può succedere a sè stessa. Roma non si merita due catastrofi di seguito

 Sono in molti a scommettere sulla non rielezione di Virginia Raggi al secondo mandato come sindaco di Roma: il più disastroso che si ricordi. E noi fra questi. I romani, abituati dalla millenaria storia  a farsi scivolare addosso tutto, non sono poi  così fessi. 

Resta però l'incognita PD e quel che farà, perchè indirettamente potrebbe appoggiarla!

Intanto si fanno i primi nomi di possibili candidati, forse per bruciarli. Uno è durato lo spazio di qualche ora, sia perchè lo ha lanciato  Carlo Calenda, che è sembrato tirare il sasso e poi nascondere la mano, sia perchè il diretto interessato si è sfilato. Il suo nome è Carlo Fuortes. Lusingato per la segnalazione di Calenda, ma stretto fra due fuochi, ambedue pericolosi ha detto no, grazie. Per due validissime ragioni. Dovrebbe abbandonare il certo per l'incerto: la sovrintendenza dell'Opera di Roma, appena rinnovatagli; e dovrebbe, fatto ancor più grave, avere come antagonista elettorale, proprio la sindaca che l'ha graziato, alla fine del primo mandato da sovrintendente, rinnovandoglielo.


 Naturalmente non accetterebbe mai di candidarsi contro la sindaca,  perciò dimettendosi dall'incarico, perchè in caso di sconfitta elettorale, addio sogni di gloria e carriera. 

Stupisce, d'altro canto, la ragione per cui Calenda avrebbe fatto il suo nome: ha saputo gestire la crisi del teatro egregiamente. Ma quando? è del tutto evidente che Fuortes quella crisi non seppe gestirla, si mise contro i sindacati, ed alla fine riuscì ad averla vinta - dopo la boutade dell'orchestra e coro 'esternalizzati' che fece ridere ed anche inorridire mezzo mondo - perchè i sindacati, con la mediazione del Campidoglio, accettarono condizioni capestro pur di riprendere l'attività. E poi, ancora oggi, di tanto in tanto escono dal teatro voci di dissenso con il Sovrintendente; ma si sa che, nonostante tutto, Fuortes ha sempre goduto di buona stampa, e quella cattiva, sporadica, poi tace.

 Calenda ne sottolinea le doti di bravo amministratore: non ha fatto altri buchi di bilancio, ma i buchi che ha trovato e che aveva promesso di colmare sono ancora lì; lui, nel frattempo, qualche spesa fuori misura l'ha fatta, esattamente come gli altri (la cosiddetta Traviata 'glamour'  che solo dopo anni è riuscita a pareggiare i costi iniziali: intorno al milione di Euro!): in suo favore, ha avuto la fortuna della 'disgrazia' occorsa a Gatti ad Amsterdam( l'inesistente scandalo delle molestie, anzi di 'comportamenti non consoni' che non vuol dire nulla!), per ottenere di legarlo all'Opera, dopo che aveva rifiutato quell'incarico altre volte prima.

E poi l'esperienza amministrativa che Fuortes vanterebbe, secondo Calenda, sarebbe quella, duplice, dell'Auditorium e dell'Opera. Bastanti per accreditarlo come  possibile buon amministratore di una città di per sè molto complessa?


L'altro nome che si fa è quello della signora Franceschini, Michela Di Biase, 'romana de Roma' (nella sua circoscrizione elettorale, il maritino gli ha trovato i soldi per sistemare uno storico forte!) che abbiamo visto molto determinata e efficace all'opera, dai banchi dell'opposizione in Campidoglio prima, e ora in Regione con la maggioranza di Zingaretti.

 Solo che chi l'ha proposta non ha riflettuto sul fatto che Roma non ha bisogno di una seconda Raggi, come sarebbe la Di Biase, senza cioè alcuna esperienza amministrativa, con tutti  i guai che ne sono derivati. Una seconda 'Raggi' in tal senso no, anche se peggio della Raggi è difficile, anzi impossibile.

Ma c'è chi dice, anzi lo dice la diretta interessata, che si candiderebbe, eventualmente si facessero le 'primarie'; mentre sono molti a consigliarla di restare al suo posto in Regione, visto che suo marito mirerebbe a salire al Quirinale per succedere a Mattarella. E marito e moglie sui due colli più famosi della Capitale, almeno questo, finora non si è ancora visto, e speriamo non si debba vedere in futuro, né con la coppia Franceschini né con nessun altra. 

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