lunedì 3 agosto 2020

Riccardo Muti e Raffaella Carrà. L'incontro con il noto direttore fa capire ancora di più quanto imbarazzante sia la serie 'A raccontare comincia tu'

L'altro ieri Rai Tre ha ritrasmesso una puntata della imbarazzante - forse la più imbarazzante - serie: A raccontare comincia tu, della premiata ditta 'Carrà, Iapino & C.', che avevamo già visto con  imbarazzo identico alla prima trasmissione.
Possiamo dire che l'altro ieri la Carrà ci ha fatti vergognare per Lei?
Possiamo dirlo.
Avremmo dovuto supporlo da tempo che quella serie era fatta per dare un pò di soldi alla Raffaella nazionale, nella speranza di sfruttare comunque la fama di cui ha sempre goduto ai bei tempi ed anche dopo, senza considerare che mentre Raf si trovava a suo agio - agio maggiore per lo meno - con personaggi del suo mondo, nel caso dell'incontro di Muti era evidente anche a chi nulla come Lei capisce di musica di quanto fosse fuori ruolo, stonata!  

S'era visto anche in un precedente tentativo, dettato sempre dalla stessa allucinante convinzione, che supponeva Raf  avesse una sorta di bacchetta magica, quale che fosse l'argomento toccato; quella volta con l'Orchestra della Rai di Torino e con i giovani, dove colpevolmente sì era prestata al gioco, inutile, anche qualcuno della cerchia di Rai Tre che di musica forse sapeva un pò più della coppia Carrà-Iapino ( Iapino cì è sempre in tutto quello che fa la Carrà nella duplice veste di autore e regista),  ma che non ha avuto forza e coraggio per rimettere in pista i due.

Raffaella - l'abbiamo capito - non è mai entrata in una sala da concerto, non sa dove sia di casa la musica e del resto, in maniera ' raffaellesca' lo ha anche detto che Lei non ha nulla da spartire con Muti: maestro io e lei abbiamo preso strade diverse e frequentato mondi altrettanto diversi. Ci mancherebbe.

E poi quel vizio originale della soubrette che, quale che sia il suo ospite da intervistare, deve sempre tirare fuori, anche quando non ci azzecca, la sua storia passata- sì, passata! - come andava anticipando il titolo della serie: comincia tu a raccontare che poi proseguo io, che ma che non avrà scalfito nenche un pò l'ignranza  della Rafafella Carràa noi suggeriva altra diversa riflessione: a noi, ora, non ci frega nulla di quello che sei stata!

Raf parla della banda ( per Muti un ensemble musicale, per lei una 'sua' canzone), parla dei suoi capelli al vento - biondissimi anche alla sua ormai veneranda età - e di altre  stupidaggini. 

Alla fine vien da dire: ma non c'era nessuno nella 'premiata ditta & C'. e neppure della Rai che poteva scriverle qualche domanda, almeno una, che non fosse idiota, fuori luogo, inutile, perfino imbarazzante al punto da far vergognare noi per Lei?

Ha salvato, si  fa per dire, quella inutile intervista la simpatia e la personalità del direttore ( pur con qualche caduta che avrebbe potuto sinceramente risparmiarsi - ci riferiamo a quell'amuleto sudamericano simbolo di 'fertilità') e qualche inserto musicale storico che non si era mai visto, ma che a Raffaella ha fatto un baffo!

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