Ieri sui due più noti quotidiani ci è capitato di leggere due lunghi articoli a firma delle 'punte' di cronaca musicale delle rispettive redazioni. E curiosamente, sebbene trattassero argomenti diversi ( in uno, firmato Valerio Cappelli, si leggeva della nuova vita, un hotel di lusso, di una villa meravigliosa di Positano; nell'altro, di Leonetta Bentivoglio, si rifaceva, inutilmente, la storia del Festival di Salisburgo che giunto al primo secolo di vita non ha potuto celebrare come di dovere la ricorrenza, causa pandemia, ed ha rinviato la festa grande al prossimo anno), avevano la stessa chiusa.
Cappelli, sul Corriere della sera, dopo aver raccontato per filo e per segno quella villa che evidentemente conosceva, svelandone anche segreti relativi ai suoi frequentatori, naturalmente quelli celebri, così finiva:
"Si risvegliano tanti ricordi struggenti. Era la casa di un artist che preparava i bozzetti su tele ad olio, e di un uomo capriccioso a volte anche crudele,spiritoso, generosissimo. Il mio amico Franco Zeffirelli".
Leonetta Bentivoglio, su La Repubblica, racconta le vicende storiche del più noto ed importante festival musicale, ed anche del più antico, celebrandosi il primo secolo di vita. Riporta naturalmente qualche parola dell'attuale direttore artistico, Markus Hinterhauser che giustifica il cartellone ridimensionato. Celebra gli ultimi direttori, primo fra tutti quel Gérard Mortier che 'svecchiò' Salisburgo nello spettacolo d'opera e poi, rimandando alla prossima edizione quando si vedranno spettacoli programmati per quest'anno e rinviati al prossimo, conclude:
"Markus promette che saranno recuperati tutti nel '21".
Serve al lettore l'ostentata familiarità con il defunto Zeffirelli per Cappelli, e con il vivo e vegeto Hinterhauser per Bentivoglio? Non serve!
P.S.
Qualcuno mi ha suggerito che l'atteggiamento sopra descritto somiglia tanto ai selfie che è di moda farsi con qualunque personaggio noto o di potere, vero o presunto, e con belloni e bellone in circolazione.
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