Se la Francia si avvia mestamente a una rentrée che deve fare i conti con oltre 7 mila contagi, l’Italia accusa un aumento del numero dei positivi, che viene tenuto costantemente sotto osservazione da Palazzo Chigi ma che al momento non prefigura scenari simili a quelli di Parigi. Il presidente Emmanuel Macron ha parlato di un possibile secondo lockdown nazionale, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ribadisce che non vede alcuna prospettiva di nuova chiusura completa delle attività.
Quello del premier è un giudizio che si basa sul fatto che all’aumento dei contagiati non corrisponde, per ora, un incremento dei ricoveri. Il sistema sanitario è in una situazione molto diversa rispetto a qualche mese fa, quando le terapie intensive erano al collasso. Ma Palazzo Chigi rivendica anche il metodo seguito. «Abbiamo sin qui lavorato in modo metodico, nel segno della precauzione — spiegano dagli uffici — Siamo gli unici ad aver elaborato un meccanismo di monitoraggio della curva del contagio sofisticato, basato su 21 parametri che restituiscono un’analisi del rischio dettagliata, che scende in valutazioni territoriali anche molto circoscritte».
Un sistema che dovrebbe consentire di intervenire, se necessario, con misure limitative ben delimitate anche sul piano geografico. Quindi, almeno per ora, nessuna previsione di tornare al lockdown. Come spiega il premier Conte: «Con il nostro sistema siamo fiduciosi di poter affrontare l’autunno con prudenza ma senza limitare le attività economiche. Dobbiamo rispettare le minime regole precauzionali vigenti che ci consentiranno di assecondare la ripresa che si è già manifestata nei mesi scorsi, come certificato dall’Istat. Il Paese deve correre in sicurezza».
Correre in sicurezza. Quasi una contraddizione in termini. E comunque non facilissimo, vista la situazione disastrata del campo di gara, ma necessario, considerando che l’economia non può rimanere ancora a lungo in stallo. Per questo si sta accelerando anche sul Recovery Plan. Mercoledì mattina 9 settembre, si terrà a Chigi la seconda riunione del Ciae, il Comitato interministeriale degli Affari europei, l’organismo presieduto dal ministro per gli Affari europei Enzo Amendola. Dopo il Consiglio europeo si era tenuta una prima riunione. Per tutto il mese di agosto ci sono stati tavoli tecnici dei ministeri coinvolti e ora si proverà a tirare le somme del lavoro fatto. Anche perché i tempi sono strettissimi e si avvicina la data del 15 ottobre, quando il piano dovrà essere presentato all’Europa.
E poi c’è la scuola, che resta il tasto più dolente, perché la riapertura si prospetta complessa, per le mille polemiche che hanno coinvolto il ministro Lucia Azzolina, anche interne all’esecutivo, ma anche per le difficoltà oggettive che pone il fattore Covid. La data di riapertura ufficiale resta fissata al 14 settembre, anche se le Regioni possono posticiparla. Il premier Conte è comunque ottimista anche su questo dossier, perché i nodi, dopo qualche difficoltà di troppo, sembra che si stiano sciogliendo. La conferenza unificata Stato-Regioni ha approvato il documento sulle condizioni di sicurezza e le regole nel caso in cui ci sia un contagiato. Ora i ministri Francesco Boccia e Paola De Micheli stanno lavorando a testa bassa per risolvere la questione trasporti. Domani un abbozzo di soluzione sarà portata in conferenza unificata e a quel punto i primi nodi, i più delicati, saranno sciolti.
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