martedì 22 ottobre 2019

José F. Dosal Noriega e Carlo Fuortes: vite parallele ma diversi destini. Uno mandato a casa mentre l'altro confermato

La prima rivoluzione a Musica per Roma - l'Auditorium, per intenderci - dopo la sua costituzione in Fondazione, alla fien dell'epoca 'Bettini', si ebbe con Alemanno sindaco:  fuori  Gianni Borgna dalla presidenza,  e dentro Aurelio Regina, presidente della 'Manifattura tabacchi toscani'. Mentre non si toccò Carlo Fuortes che restò all'Auditorium.
 Si disse allora, a proposito del cambio, che Borgna era troppo schierato (PD) e quindi non poteva restare con  il cambio politico del Campidoglio, mentre Fuortes- che comunque aveva ben amministrato in coppia con  Borgna - no, mostrandosi da allora quanto Fuortes fosse bravo a nuotare in qualunque acqua.

Arriva però il momento in cui  si fa sloggiare, prima parzialmente, Fuortes dall'Auditorium, continuando però a farglielo amministrare, per portarlo prima a Bari (Teatro Petruzzelli) e poi a Roma (Teatro dell'Opera) come Commissario e, infine, all'Opera di Roma come Sovrintendente, quando deve necessariamente  lasciare del tutto l'Auditorium.

 In verità, fosse dipeso da lui, l'Auditorium non l'avrebbe mai lasciato sia perchè la istituzione romana viaggiava a gonfie vele, spinta dal vento del ricco finanziamento  del Campidoglio 'amico', sia perchè la paura che all'Opera ci potesse essere  qualche terremoto istituzionale  era sempre incombente, e Fuortes non voleva trovarsi come  il 'don Falcuccio' della storia.

Comunque nei periodi in cui tenne, per volontà dei gestori capitolini il piede in due scarpe, riuscì a garantirsi che  la somma dell'uno con l'altro compenso raggiungesse la cifra di 240.000 Euro, che era il massimo consentito. Allora si disse che faceva risparmiare al Campidoglio per l'Opera di Roma; sì, ma non si disse che faceva spendere allo stesso Campidoglio per Musica per Roma.

Con l'arrivo di Marino in Campidoglio, arrivo disastroso ma non per le cene  pagate,  come si disse allora, con i soldi del Comune ( accusa dalla quale il prof. Marino è stato poi assolto) bensì per tutto il resto (un capitan Fracassa in giacca e cravatta), si diede il via al solito giro di poltrone, come si usa fare ad ogni cambio di governo della città, indipendentemente dai risultati (nel caso dell'Auditorium, per gli impegni che aveva voluto affidare a Fuortes all'Opera). Marino, con un bando internazionale, scelse Josè Dosal Noriega, spagnolo, il cui curriculum fece storcere a molti, ad anche a noi, il naso.

Dosal si stabilì a Roma, e furono in molti a dire - di questo invece noi non eravamo convinti, in attsea della prova dei fatti - che 'non sarebbe stato più come prima, ai tempi di Fuortes'. Ed invece lo spagnolo ha fatto bene - se stiamo ai risultati - all'Auditorium. Ha avuto lo stesso compenso di Fuortes, nonostante che si sia dovuto trasferire a vivere a Roma, con tutto quello che ha comportato, mentre Fuortes ha da sempre abitato a Roma: e cioè 240.000 Euro, che è poi - come oggi si sottolinea per screditare Dosal Noriega -   ciò che percepisce il Presidente della repubblica. 

Attenzione! Quello stesso compenso lo percepisce, limitandoci a Roma, oltre Dosal Noriega e Fuortes, anche dall'Ongaro, sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, e pure Salini, amministratore delegato della Rai, dove si vede che la sproporzione è  esagerata, senza voler fare paragoni con il Presidente della repubblica.

Adesso, Virginia Raggi, dopo tutti i regali che finora ha fatto a Roma - monnezza, buche, trasporti sgarrupati, metro  disastrata, parchi ridotti a foreste ecc...ecc...), intende fargliene un altro - che non sarà purtroppo l'ultimo: cambiare governance all'Auditorium che della Capitale è certamente il 'fiore all'occhiello' culturale, e lei intende apporselo sul petto.

 Abbiamo scritto nei giorni scorsi, leggendolo sui giornali, di un possibile ingresso dello Stato fra i soci fondatori dell'Auditorium, mentre, in cambio, il Comune entrerebbe nel Maxxi. Staremo a vedere.

Intanto per cambiare la governance all'Auditorium, la sindaca ha fatto un bando della durata di una settimana - si capisce che ha 'prescia', ma perchè non è chiaro - criticato anche dal suo vice che è anche  assessore alla 'ricrescita culturale', Luca Bergamo.

Nelle passate settimane già circolavano strane voci. Si sostituiva Aurelio Regina che non può essere 'buono per ogni stagione politica' e si lasciava Dosal Noriega;  naturalmente andava ricostituito l'intero CdA composto da tre membri.

 Poi, invece, è cambiato il vento e  pure le voci: Aurelio Regina, diventava 'buono per tutte le stagioni' e dunque poteva restare, mentre Dosal Noriega tornava a casa, in Spagna.

Noriega, aveva fatto un consuntivo della sua presenza a Roma: cresciuto il pubblico, cresciute le entrate: tutte cose che si davano per impossibili dopo la partenza del 'grande' Fuortes.

 E, invece, no. Dosal Noriega ci è riuscito. Perchè cambiarlo allora? Perché gli si imputa strapotere, zero sponsor e  zero collaborazioni internazionali, oltre qualche marachella di contratti ( due in particolare, spagnoleggianti, per complessivi 80.000 Euro annuali).  E poi si aggiunge il carico: mandando via l'amministratore delegato e mettendoci un direttore generale, dopo il cambio del sistema di governance, si risparmierebbero 140.000 Euro l'anno.

 Quando si vuole  eliminare qualcuno si ricorre anche a mezzi  illeciti: si può arrivare  a dire che deve andare via, perchè sua moglie porta le 'calze a rete'.

Ora, permetteteci di notare che altrettanti risparmi si potrebbero ottenere diminuendo, alla stessa maniera, i compensi degli altri due  sovrintendenti romani. Fuortes e dall'Ongaro, che , invece, continueranno a prendere 240.000 Euro ciascuno per anno, con l'avallo dello stesso Comune di Roma.

 E che non si comprende come mai Dosal Noriega - che naturalmente non intendiamo  giustificare  a scapito degli altri due sovrintendenti - che ha ottenuto risultati più brillanti degli altri due in termini di pubblico ed entrate, debba essere sostituito mentre gli altri due restare al loro posto.

Fuortes ogni anno sbandiera aumento di pubblico e di entrate. Conti alla mano, abbiamo dimostrato come nel caso di Caracalla ( stagione estiva) i consuntivi di Fuortes siano farlocchi: aumenta le serate per aumentare pubblico ed entrate, ma ogni sera che c'è spettacolo a Caracalla vi sono  troppi posti vuoti in platea ( addirittura in  qualche stagione un terzo di posti vuoti: una voragine), non ci ha mai detto quanto costa al teatro quella stagione, mentre ad esempio ci ha dovuto dire che la tanto celebrata Traviata  verdiana con 'Coppola -Valentino' è costata una enormità e prima di rientrare dei soli costi ha dovuto attendere  le repliche nelle stagioni successive e qualche  vendita dell'allestimento all'estero. E, infine, che lo stesso rimprovero che viene mosso a Dosal Noriega per l'Auditorium, cioè mancanza di sponsor, è valido anche per l'Opera di Roma, dove  è sì entrato un nuovo socio fondatore, ma solo perchè costrettovi dal Comune, che di quella partecipata è azionista di maggioranza.

 Ci sarebbe anche qualche marachella contrattuale, al pari dell'Auditorium, all'Opera di Roma, e nello stesso campo rimprov erato a Dosal Noriega: l'ufficio stampa.  Fuortes ha chiamato un dirigente che è in pensione dallo Stato, che è sulla settantina, e che paga più di quanto Dosal Noriega ha pagato quello spagnolo da lui  incaricato.

 Ma Fuortes resta - anche perchè bravissimo a nuotare in qualuque acqua - e Dosal Noriega no

Il discorso si potrebbe estendere anche all'Accademia di Santa Cecilia. Chi frequenta assiduamente i concerti - non come noi  che, per ordine di dall'Ongaro, non possiamo più metterci piede da giornalista invitato!- dice, e lo ha anche scritto, che  la platea non è sempre piena - come si vuole far intendere, senza mai offrire l'avallo dei numeri - e come lo è in occasioni particolari: vedi serata inaugurale con il Requiem di Berlioz. Che i bilanci ed i resoconti non siano pubblici, avendo l'Accademia un regime amministrativo autonomo e particolare, come la Scala, è cosa nota.

Le voci che emergono però la dicono in qualche  difficoltà finanziaria ( mancata sostituzione degli artisti del coro in pensione; tessera obbligatoria per l'entrata alla Bibliomediateca; licenziamento del precedente  ufficio stampa, francese, ed al suo posto un interno che già lavorava nel medesimo ufficio ecc...ecc...) alla quale comunque non intende rimediare  diminuendo i compensi dei suoi vertici che sono anche sovradimensionati nel numero: non solo quello del sovrintendente dall'Ongaro, ma di tutti vertici che, dal punto di vista del compenso, sono sopravvalutati, dai tempi di Cagli che se li assicurò, con lauti stipendi, 'fedelissimi'.

Ciò detto, si ci spieghi ora perchè Dosal deve andar via, e Fuortes e dall'Ongaro devono restare, pur avendo fatto il primo meglio - in termini di risultati effettivi - degli altri due.


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