domenica 13 ottobre 2019

Di come Michele dall'Ongaro fu eletto accademico di Santa Cecilia. Lo confermeranno gli accademici elettori? ( da un precedente post del BLOG Il menestrello)

Questa storia la rendiamo pubblica solo ora perché la commemorazione in programma ce ne dà l'occasione e perché sicuramente la povera Irma non avrebbe gradito sentirsi elogiare da uno dei suoi più acerrimi nemici, la cui disinvoltura nella scalata professionale Lei non ha mai digerito, in aperto contrasto con Bruno Cagli che invece l'ha favorita, aiutata e spinta fino alla successione.

Adesso che Irma non c'è più, ci siamo decisi a raccontarla. La nostra rivelazione non potrebbe più danneggiarla in alcun modo, come sarebbe potuto accadere quand'era in vita. E non potrà danneggiare neanche altri, vivi e vegeti, dei quali non diremo i nomi, coinvolti nello spoglio delle schede, durante il quale ci fu, testimone Irma Ravinale, una irregolarità, a norma di statuto.

Perchè non l'abbiamo fatto prima? In realtà da tempo  abbiamo rivelato ai principali protagonisti, e cioè a Michele dall' Ongaro e a Bruno Cagli, allora sovrintendente, che eravamo a conoscenza della cosa;  lo facemmo, la sera stessa in cui la Ravinale ci narrò l'accaduto, attraverso due mail loro inviate nelle quali però non rivelammo il nome della suggeritrice. Ad Irma l'avevamo promesso, e Cagli e dall'Ongaro ci sembrarono averci creduto. Fino ad oggi.

Le cose andarono così. Una sera a concerto, era il 2008, a poche ore di distanza dalla votazione incriminata - Irma sapeva che dall'Ongaro ci aveva querelato per calunnia (dall'Ongaro perderà la causa; ma questa è storia che i nostri lettori conoscono già, avendo letto la sentenza del tribunale dell'Aquila che ci scagionò completamente) e per questo ci riferì la storia - in Sala Sinopoli, all'Auditorium, incontrammo Irma Ravinale, la quale immediatamente ci raccontò l'accaduto. I due scrutatori che avevano effettuato lo spoglio delle schede per la nomina dei nuovi accademici - di cui la Ravinale ci fece nome e cognome e che noi ricordiamo bene, ma non riferiremo, lo abbiamo premesso - avevano conteggiato anche una scheda evidentemente nulla, perché rivelava il nome del/della votante, che naturalmente non era Irma Ravinale, perchè Lei non aveva certamente votato dall'Ongaro che non vedeva di buon occhio, non condividendo neppure la benevola politica di Cagli nei suoi confronti. Quella scheda, conteggiata irregolarmnete, concesse a dall'Ongaro il voto che gli mancava per entrare nel consesso degli Accademici. Irma - così ci riferì e noi riferiamo parola per parola - chiamò un noto Accademico raccontandogli dell'accaduto - ed ambedue si accordarono per chiamare Cagli e metterlo a conoscenza della cosa. Cosa accadde dopo è cosa nota. Lo spoglio delle schede fu dato per buono, quella irregolarità non venne presa in considerazione, e dall'Ongaro, per un voto, quel voto che avrebbe dovuto essere annullato, stando la testimonianza della Ravinale, divenne Accademico di Santa Cecilia.

Torniamo alla sera della rivelazione. Mentre la Ravinale ci riferiva l'accaduto, dal retropalco si vide sbucare Cagli il quale osservò di lontano noi due, me ed Irma, parlare. Noi salutammo la Ravinale e prendemmo posto. Cagli appena a tu per tu con la Ravinale, le chiese a brutto muso: non avrai mica raccontato la storia dell'elezione di dall'Ongaro ad Acquafredda? Lei naturalmente negò. Fra parentesi, la Ravinale faceva il doppio gioco. Ce ne accorgemmo in seguito e glielo facemmo notare, con disappunto. Con Cagli ufficialmente andava d'amore e d'accordo, (lui la candidò al Premio Presidente della Repubblica, anni dopo) ma poi lo criticava per qualche verso, principalmente per l'ascesa di Michele dall'Ongaro che Lei non apprezzava come musicista e del quale biasimava il farsi largo nelle istituzioni vantando il suo incarico di prestigio a Radio Tre, e cioè responsabile della musica.

Forse serve aggiungere, a questo punto, che poco più di un anno prima della fine del mandato di Cagli, giunsero agli Accademici di Santa Cecilia, lettere aperte zeppe di accuse molto pesanti nei suoi confronti; gli si rimproverava la scarsa considerazione degli Accademici per la gestione di Santa Cecilia, che egli gestiva con disinvoltura, ma anche lo spazio dato a dall'Ongaro, fresco accademico, giustificandolo con questi precisi termini: attraverso Radio Tre può dare un aiuto, anche economico, all'Accademia, e poi non dimentichiamo che è imparentato con Claudio Abbado - così s'era giustificato Cagli con chi gli faceva notare la troppo veloce ed immeritata ascesa di dall'Ongaro in Accademia, con la sua (di Cagli) benedizione (quelle lettere, fra cui una anche del card. Bartolucci, noi le abbiamo pubblicate tutte e integralmente sull'ultimo numero di Music@ affidato alla nostra direzione, che l'attuale direttore del Conservatorio dell'Aquila, vietò di pubblicare, alla fine del 2013).

Durante tutto il concerto pensammo a quello che ci aveva detto Irma, anche perché nel frattempo era giunto, in Sala Sinopoli, anche Michele dall'Ongaro, in compagnia, e aveva preso posto proprio alle nostre spalle.
Alla fine del concerto, appena a casa, nonostante l'ora tarda, ricevemmo una telefonata della Ravinale la quale ci riferì del colloquio avuto con Cagli e della sua risposta negativa. Ma prima di salutarci, ci raccomandò - come era ovvio ma anche superfluo - di non fare mai il suo nome. Promessa mantenuta fino ad ora.
Attaccammo il telefono e ci mettemmo al computer. Scrivemmo due mail, una a dall'Ongaro e l'altra a Cagli, al suo indirizzo in Accademia, l'unico che utilizzavamo per comunicare con lui (sicuramente ambedue l'avranno conservata; per dall' Ongaro siamo certissimi perché,  alcuni anni fa, ci rimandò senza una parola di commento, a mò di avvertimento, una mail che gli avevamo inviato anni prima, e che noi non avevamo più, nella quale gli avevamo detto di un suo sgarbo nei nostri confronti, attraverso Radio Tre, e che terminava con queste parole: a buon rendere!).
Non è difficile immaginare cosa scrivemmo in quelle due mail. A dall'Ongaro facevamo notare che solo una irregolarità lo aveva fatto accogliere fra gli accademici; e a Cagli di non essere andato fino in fondo alla denuncia della Ravinale.
Nessuno dei due ci rispose, naturalmente. Sarebbe stata una ammissione della irregolarità, visto che la nostra mail era circostanzata, con nomi cognomi e particolari. Ma qualche giorno dopo, incontrandolo in Sala Santa Cecilia, per un concerto, Cagli ci disse: "le cose non sono andate come tu mi hai scritto". Pura, ma imbarazzata difesa d'ufficio! Lui non poteva sapere che ce le aveva riferite persona presente  allo spoglio incriminato e degna di fede, come Irma Ravinale.

Qualche tempo dopo riprendemmo il discorso con un altro accademico che faceva parte del Consiglio accademico che aveva ratificato, come da statuto, il risultato delle elezioni, che non era stato presente allo spoglio, ma che sicuramente era stato avvertito della faccenda dalla Ravinale della quale egli era molto amico. La sua risposta fu che una volta che il Consiglio accademico aveva approvato l'esito della votazione la cosa era regolare. Il suo ponziopilatismo non è necessario neppure sottolineare. Del resto senza un simile atteggiamento, nonostante il valore, ma anche senza di quello, sarebbe difficile restare a galla per molto.

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