In Consiglio di indirizzo i 22 candidati alla guida del teatro: ecco i nomi. Con Franceschini al Mibact prende quota un big della lirica mondiale. La partita appena iniziata si giocherà anche sul piano politico
di ALESSIO GEMMA E CONCHITA SANNINO
Due opzioni in campo. Una, che supera il panorama italiano e rinnova il prestigio di un lirico entrato nel cuore dei grandi direttori, da Muti a Metha. L’altra, che senza rinunciare alla qualità, punta alla valorizzazione delle risorse interne, nel segno di una parziale continuità. Il dopo-Purchia al San Carlo, potrebbe idealmente guardare, ad esempio, all’Opéra di Parigi. È Stephane Lissner, 66 anni, uno dei nomi che potrebbe sbaragliare la concorrenza alla sovrintendenza del Massimo napoletano.
Ma l’altra opzione, altrettanto se non maggiormente quotata, porta al nome di Paolo Pinamonti, attuale e stimato direttore artistico. Due possibilità di cui, non a caso, però ieri mattina non si è parlato al tavolo del Consiglio di indirizzo della fondazione lirica.
È durata infatti pochi minuti, la prima riunione del Cdi chiamata a esprimersi sulla successione dell’attuale sovrintendente Rosanna Purchia. Giusto il tempo di prendere atto dei 22 candidati che si sono fatti avanti, rispondendo alla manifestazione di interesse pubblicata a giugno. Nomi, Pinamonti a parte, che non sembrano colpire particolarmente i cinque consiglieri – Luigi de Magistris, Michele Lignola, Giuseppe Tesauro, Sergio De Felice e Mariano Bruno.
Il tavolo si è dato almeno dieci giorni di tempo per vagliare dettagliatamente i profili. Ma soprattutto – si legge in un comunicato diramato dal teatro – “per prendere in considerazione le altre candidature pervenute”. Massimo riserbo, poche parole ufficiali che lasciano intuire che la partita San Carlo, cominciata ieri in via ufficiale, si è aperta prima e si gioca anche ( legittimamente) altrove. Ed è un agone politico che si dispiega al di fuori degli stretti confini locali e regionali. Si proverà a volare comunque alto. Sia con la scelta di un profilo interno, sia con il corteggiamento di un altro nome di risonanza europea.
È insomma alle ” altre candidature”, fuori concorso, quelle che per curriculum ed esperienza non sempre sono disposte ad autoproposte, che si deciderà il destino del Lirico napoletano. Lissner è in campo: già sovrintendente della Scala, il parigino dovrebbe concludere la sua direzione all’Opéra tra poco più di un anno e sulla Senna sembra già chiusa l’indicazione per il suo successore. Per questo, Lissner si troverebbe nella condizione ideale per accettare la sfida nella più grande azienda culturale del Mezzogiorno.
Tra l’altro Regione e Comune non farebbero mancare il loro gradimento, e ciò nonostante scontri furiosi tra il presidente De Luca e il sindaco de Magistris. È chiaro che l’ultima parola spetterebbe al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini chiamato a pronunciarsi sul nome, o la rosa di nomi, offerta dal Consiglio di indirizzo.
C’è da ricordare che lo schema dei ” direttori stranieri” è stato il cavallo di battaglia di Francheschini nel vecchio esecutivo Pd per la riforma dei musei. Per questo è scontato immaginare il favore del ministro su una nomina dal respiro internazionale. Ma dalle parti del Collegio romano l’influenza decisiva potrebbe averla il neo segretario generale Salvo Nastasi, in passato commissario e plenipotenziario del Massimo, a cui si deve anche la nomina di Purchia.
L’altra opzione che è gradita anche alle stanze ministeriali sarebbe quella di Paolo Pinamonti, l’attuale direttore che raccoglie il successo del suo lavoro e in trasparenza ha presentato ufficialmente la sua candidatura. Tra gli altri 22 candidati figurano i nomi di Luciano Messi, sovrintendente dal 2015 del Macerata Opera Festival. Di Maurizio Roi, già sovrintendente del teatro Carlo Felice di Genova. E Maurizio Pietrantonio, già sovrintendente del Lirico di Cagliari.
Ancora: Fedora Sorrentino, presidente del Teatro Sociale di Como, Agostino Riitano, già project manager di “Matera Capitale Europea della Cultura 2019”, Paola De Simone, docente e critico musicale, Valeria Told, segretario generale della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, Paola Carruba, sovrintendente dell’orchestra sinfonica nazionale della Rai. Tra le candidature fuori concorso è circolato anche il nome di Cristiano Chiarot, ex sovrintendente del Maggio fiorentino. Mentre è sembrato quasi uno sberleffo l’auto candidatura di Luca De Fusco, direttore uscente del Nazionale, già sostituito al teatro Stabile da Roberto Andò. Non gli era riuscito il colpaccio del quarto incarico al Mercadante, vuoi vedere che si possa rientrare dalle scuderie del San Carlo. ( 2 ottobre 2019)
Due opzioni in campo. Una, che supera il panorama italiano e rinnova il prestigio di un lirico entrato nel cuore dei grandi direttori, da Muti a Metha. L’altra, che senza rinunciare alla qualità, punta alla valorizzazione delle risorse interne, nel segno di una parziale continuità. Il dopo-Purchia al San Carlo, potrebbe idealmente guardare, ad esempio, all’Opéra di Parigi. È Stephane Lissner, 66 anni, uno dei nomi che potrebbe sbaragliare la concorrenza alla sovrintendenza del Massimo napoletano.
Ma l’altra opzione, altrettanto se non maggiormente quotata, porta al nome di Paolo Pinamonti, attuale e stimato direttore artistico. Due possibilità di cui, non a caso, però ieri mattina non si è parlato al tavolo del Consiglio di indirizzo della fondazione lirica.
È durata infatti pochi minuti, la prima riunione del Cdi chiamata a esprimersi sulla successione dell’attuale sovrintendente Rosanna Purchia. Giusto il tempo di prendere atto dei 22 candidati che si sono fatti avanti, rispondendo alla manifestazione di interesse pubblicata a giugno. Nomi, Pinamonti a parte, che non sembrano colpire particolarmente i cinque consiglieri – Luigi de Magistris, Michele Lignola, Giuseppe Tesauro, Sergio De Felice e Mariano Bruno.
Il tavolo si è dato almeno dieci giorni di tempo per vagliare dettagliatamente i profili. Ma soprattutto – si legge in un comunicato diramato dal teatro – “per prendere in considerazione le altre candidature pervenute”. Massimo riserbo, poche parole ufficiali che lasciano intuire che la partita San Carlo, cominciata ieri in via ufficiale, si è aperta prima e si gioca anche ( legittimamente) altrove. Ed è un agone politico che si dispiega al di fuori degli stretti confini locali e regionali. Si proverà a volare comunque alto. Sia con la scelta di un profilo interno, sia con il corteggiamento di un altro nome di risonanza europea.
È insomma alle ” altre candidature”, fuori concorso, quelle che per curriculum ed esperienza non sempre sono disposte ad autoproposte, che si deciderà il destino del Lirico napoletano. Lissner è in campo: già sovrintendente della Scala, il parigino dovrebbe concludere la sua direzione all’Opéra tra poco più di un anno e sulla Senna sembra già chiusa l’indicazione per il suo successore. Per questo, Lissner si troverebbe nella condizione ideale per accettare la sfida nella più grande azienda culturale del Mezzogiorno.
Tra l’altro Regione e Comune non farebbero mancare il loro gradimento, e ciò nonostante scontri furiosi tra il presidente De Luca e il sindaco de Magistris. È chiaro che l’ultima parola spetterebbe al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini chiamato a pronunciarsi sul nome, o la rosa di nomi, offerta dal Consiglio di indirizzo.
C’è da ricordare che lo schema dei ” direttori stranieri” è stato il cavallo di battaglia di Francheschini nel vecchio esecutivo Pd per la riforma dei musei. Per questo è scontato immaginare il favore del ministro su una nomina dal respiro internazionale. Ma dalle parti del Collegio romano l’influenza decisiva potrebbe averla il neo segretario generale Salvo Nastasi, in passato commissario e plenipotenziario del Massimo, a cui si deve anche la nomina di Purchia.
L’altra opzione che è gradita anche alle stanze ministeriali sarebbe quella di Paolo Pinamonti, l’attuale direttore che raccoglie il successo del suo lavoro e in trasparenza ha presentato ufficialmente la sua candidatura. Tra gli altri 22 candidati figurano i nomi di Luciano Messi, sovrintendente dal 2015 del Macerata Opera Festival. Di Maurizio Roi, già sovrintendente del teatro Carlo Felice di Genova. E Maurizio Pietrantonio, già sovrintendente del Lirico di Cagliari.
Ancora: Fedora Sorrentino, presidente del Teatro Sociale di Como, Agostino Riitano, già project manager di “Matera Capitale Europea della Cultura 2019”, Paola De Simone, docente e critico musicale, Valeria Told, segretario generale della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, Paola Carruba, sovrintendente dell’orchestra sinfonica nazionale della Rai. Tra le candidature fuori concorso è circolato anche il nome di Cristiano Chiarot, ex sovrintendente del Maggio fiorentino. Mentre è sembrato quasi uno sberleffo l’auto candidatura di Luca De Fusco, direttore uscente del Nazionale, già sostituito al teatro Stabile da Roberto Andò. Non gli era riuscito il colpaccio del quarto incarico al Mercadante, vuoi vedere che si possa rientrare dalle scuderie del San Carlo. ( 2 ottobre 2019)
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