giovedì 10 ottobre 2019

Tony Pappano, un maestro con la passione per i 'Requiem' sinfonici

Possiamo dire, dopo l'inaugurazione di stasera con la Grande Messe des morts di Berlioz che Tony Pappano,  i Requiem sinfonici del grande repertorio, cui però non appartiene quello di Berlioz, se li è fatti tutti, da quando è a capo dell'Orchestra dell'Accademia.

Cominciò  poco dopo il suo arrivo a Roma con quello di Brahms. Lo ricordiamo bene perchè in quell'occasione venne a Roma ad ascoltare suo figlio, la madre, e noi che eravamo seduti  a distanza di un paio di poltrone da lei la salutammo, presentati dalla moglie di Pappano, del quale stavamo preparando la biografia uscita poi nel 2007, presso Skira ( Tony Pappano, direttore d'orchestra) 

 Brahms, a seguire  Verdi, Mozart naturalmente, ed ora Berlioz, la cui prova generale Pappano l'ha fatta a maggio ad Amsterdam, portandosi appresso il Coro dell'Accademia che il brano l'aveva preparato con Ciro Visco che si è trasferito a Palermo, da dove l'Accademia ha preso Piero Monti ,che stasera debutta come  nuovo maestro del coro. 

Perchè questa passione per i Requiem? Perchè un brano simile, nonostante non abbia carattere augurale, come si converrebbe ad inizio di stagione, impiega  tutte le componenti dell'Accademia: non solo l'orchestra ma anche il coro, che in questo caso sarà affiancato dal coro del Teatro San Carlo di Napoli. 

Ma c'è anche un'altra ragione ed è da individuare nella volontà,  ormai evidente in Pappano, di mostrarsi capace di governare grandi masse di musicisti e superare difficoltà esecutive sempre crescenti .

 Questa tendenza fa il paio con quella di  numerosi pianisti 'da concorso' che ai giurati fanno ascoltare spesso brani come  gli Studi trascendentali di Liszt, dei quali evidenziano gli aspetti tecnici piuttosto che quelli più propriamente musicali, piuttosto che altri come le Scene infantili di Schumann, che potrebbero immediatamente  far capire ai giudici  se sono musicisti o atleti, laureando i primi e bocciando i secondi.

 A quale prezzo? E' la prima domanda che ci viene da rivolgere ai vertici di Santa Cecilia. Un brano come quello di Berlioz è assai costoso: grande orchestra - con molti aggiunti - grande coro due al posto di uno, e banda musicale. 

Mentre l'Accademia per decisione condivisa dal suo CdI non intende rimpiazzare i coristi che vanno in pensione (per semplice ragione di risparmio) e mentre a  studenti e studiosi che frequentano la sua  Bibliomediateca ( l'Accademia ha sempre avuto come obiettivo, ancor prima della produzione musicale, quello della formazione dei musicisti) si impone di acquistare una tessera, il cui ricavato servirà all'Accademia per mantenere i sevizi di pulizia ai quali con i propri mezzi dice di non riuscire più a far fronte. Quando sarebbe bastato, per evitare simili bestialità, di evidente falsità, che il sovrintendente  dall'Ongaro ( che il Corriere ieri ha chiamato Emanuele, mentre si chiama Michele, come sanno pure le pietre ma non il Corriere) si tagliasse  di qualche decina di migliaia di Euro il suo ricco  ed immeritato compenso che  è il massimo consentito, cioè 240.000 Euro. Come potrebbe fare anche Pappano.

 Infine, una nota linguistica. I giornali, ieri, presentando il Berlioz hanno ripreso un aggettivo che Pappano,  non perfettamente a  suo agio nella nostra lingua che comunque parla correntemente, ha usato per definire  quella musica: ' tremendo' : traducendo letteralmente ma sbagliando l'aggettivo latino che ricorre nella Messa: in die illa tremenda quando coeli movendi  sunt et terra.

Pappano deve aver voluto dire, usando impropriamente quel termine - subito raccolto da colleghi che sono incorsi, per ignoranza, nello stesso errore del direttore - ad sensum diremmo , che quella messa fa 'tremare i polsi', per la sua complessità, per le mille difficoltà che presenta e per l'impegno necessario per governare una massa così grande di interpreti; mentre quell'aggettivo nel testo liturgico  va tradotto con: spaventoso, terribile, riferendosi al giorno del Giudizio.  Quella musica può considerarsi spaventosa, terribile, caro maestro? No, davvero. 

Si è letto infine che per l'inaugurazione di stagione del prossimo anno, Pappano ha già scelto I maestri cantori di Norimberga di Wagner  che, annota l'acuto cronista, saranno eseguiti per la prima volta a Santa Cecilia.
Caro amico  le opere che a Santa Cecilia, nonostante la lunga storia, non sono state mai eseguite, sono infinite. Santa Cecilia non è un teatro d'opera. E poi su Wagner eseguito in forma di concerto - tanto di moda - ci sarebbe molto da dire e ridire.

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