Una settimana di tempo per le nomine all'Auditorium di Roma. I candidati si facciano avanti, entro il 15 di ottobre - così ha stabilito Virginia Raggi, la sindaca di Roma, alla vigilia del rinnovo delle cariche più importanti all'Auditorium di Roma, ovvero 'Musica per Roma'. Dove sono in scadenza il presidente, Aurelio Regina, industriale dell'antico sigaro toscano, nominato da Alemanno; l'amministratore delegato, José Dosal (Noriega) chiamato da Marino con regolare concorso internazionale, che vanta, per il rinnovo, risultati eccellenti; e Azzurra Caltagirone, editrice, membro del CdA in quota Comune.
Luca Bergamo, assessore alla 'ricrescita' culturale e vice sindaco, giustamente, non è d'accordo con questa sospetta 'prescia 'del sindaco e parla di errore, non di dissapori con Virginia.
Nelle precedenti tornate di nomine, si sa perchè Gianni Borgna, noto esponente PD, uomo di cultura e di assoluta correttezza e affidabilità politica, venne fatto fuori: troppo 'PD', dichiaratamente 'PD', dunque via; mentre venne riconfermato Carlo Fuortes, evidentemente più bravo a navigare in qualunque acqua. Si sa che Borgna non la prese bene e che, forse, quella rimozione incise sulla sua salute. I riconoscimenti postumi, come intitolargli una delle sale dell'Auditorium.( Sala studio 'Gianni Borgna'), valgono zero.
Al suo posto Alemanno volle Aurelio Regina, industriale del tabacco, il quale convisse per qualche anno con Fuortes, ritenuto adatto peer tutte le stagioni (politiche) e che aveva dalla sua buoni risultati di gestione. A Fuortes va naturalmente dato atto, in coppia con Borgna, di aver messo su un centro culturale e di spettacolo rivelatosi straordinario per una città che da decenni ne attendeva uno.
Poi Fuortes divenne il jolly per tutte le situazioni, fino a quando sbarcò all'Opera di Roma, dove però ancora non è riuscito, nonostante i quasi sette anni di permanenza, a dimenticare l'Auditorium, come si deduce dalla sua programmazione e dalle sue fisime ideologiche.
Poi arrivò lo spagnolo, Dosal, per decisione di Marino, al posto di Fuortes e tutti dissero che non avrebbe mai raggiunto i risultati del suo predecessore. Errore. Dosal li ha raggiunti e superati. E, infatti, ora che le cariche all'Auditorium saranno a breve rinnovate, Dosal è quello che deve temere meno: lo si dà per riconfermato.
Mentre si cerca, in una settimana, il successore di Regina, il sigaraio, e si fa sempre più frequentemente il nome di Marino Sinibaldi, direttore di Radio Tre, e fino a pochi mesi fa, presidente del Teatro Argentina. Se nominato, lascerà Radio Tre?
Sinibaldi si trova da mesi nella stessa condizione di Cantone, il magistrato a capo dell'Anticorruzione: tutti lo vogliono per qualunque incarico, che già ora son troppi quelli in cui, in un modo o nell'altro ha messo i tentacoli, allungando sapientemente quelli di Radio Tre, che ha 'dependance' in tutto il Paese, attraverso gli infiniti festival ed iniziative varie che organizza e fa dirigere ai suoi.
Se dovesse la sua candidatura avere esito positivo, Sinibaldi andrebbe a dirigere una istituzione che ne ospita all'interno un'altra, l'Accademia di Santa Cecilia, a sua volta diretta da un ex dipendente di Radio Tre, Michele dall'Ongaro, il cui mandato è in scadenza dall'Accademia, al cui vertice è salito da un quinquennio, e dove rischia di restarci per cinque anni ancora. Noi come si sa tifiamo perchè lo mandino a casa; non nuovamente a Radio Tre, da dove inizierebbe una qualche altra scalata.
Ovviamente non siamo contrari all'approdo di Sinibaldi all'Auditorium, vorremmo però che egli si dimetta da Radio Tre; e che una volta terminata la sua permanenza all'Auditorium si cerchi un nuovo lavoro, perchè è nostro timore che, nominato all'Auditorium, riesca a farsi tenere caldo il suo posto in Rai, dove tornare a fine mandato. Come temiamo sia riuscito ad ottenere dall'Ongaro, senza merito nè diritto alcuno.
Siamo fermamene convinti che non esistano 'salvatori della patria', capaci di governare qualunque situazione; se uno riesce già in una impresa non è detto che riesca anche in una seconda ed una terza.
E questo mentre vale per Sinibaldi, che ha irrobustito la voce di Radio Tre facendola arrivare dovunque nel Paese, non vale per dall'Ongaro che ha sfruttato il suo incarico in Rai per fare carriera.
E non siamo noi a dirlo: lo disse, più autorevolmente, agli Accademici ceciliani la buonanima di Bruno Cagli che patrocinò l'ascesa ceciliana di dall'Ongaro: "che dalla Rai può darci una mano anche economicamente; senza dimenticare che egli è anche imparentato con Claudio Abbado". Testuale!
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