L'avevano preannunciato. Era il trappolone leghista, il Vietnam parlamentare. L'ultima arma rimasta al Carroccio, dopo essere scivolato fuori dal governo in seguito alla crisi politica aperta da Matteo Salvini, per mettere i bastoni fra le ruote all'esecutivo giallorosso formato da Movimento 5 stelle e Partito democratico: quella delle Commissioni parlamentari.
La Lega non ha mollato. E ora ha cominciato a sfruttare in chiave ostruzionistica. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, ha infatti annunciato: «Questo pomeriggio (il 24 settembre, ndr) per due volte consecutive è saltata la seduta della prima Commissione del Senato per la mancanza del numero legale richiesto. Da adesso i signori della maggioranza di Palazzo impareranno cosa significa avere un movimento come la Lega che fa opposizione! Glielo avevo premesso. E questo è solo l'inizio! Per ora. Lega-maggioranza 1-0».
IN MANO AI LEGHISTI ANCORA 11 COMMISSIONI
Sono 11 le Commissioni in mano al partito di Salvini. Claudio Borghi è il presidente della Bilancio, poi alla Camera il Carroccio controlla anche Ambiente (con Alessandro Manuel Benvenuto), Trasporti (Alessandro Morelli), Attività produttive (Barbara Saltamartini) e Lavoro (Andrea Giaccone).
Passando al Senato invece, Alberto Bagnai presiede la Finanze, Stefano Borghesi gli Affari costituzionali, che deve esprimere pareri anche sull'eventuale riforma elettorale. A Palazzo Madama sono rimaste "verdi" Giustizia (Andrea Ostellari), Difesa (Donatella Tesei), Istruzione (Mario Pittoni) e Agricoltura (Ganpaolo Vallardi).
RINNOVO NON PRIMA DEL 2020
Le Commissioni possono essere rinnovate, ma non prima di due anni: nel caso la questione può dunque essere affrontata solo nel 2020. Dopo la nascita della nuova maggioranza, i leghisti avrebbero anche potuto dimettersi. Ma hanno preferito restare in trincea, anche se accusavano "gli altri" di essere attaccati alla poltrona. Il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo aveva "minacciato" così dem e grillini: «Non ci pensiamo proprio ad andarcene, li faremo impazzire fino alla fine».
LA SOLUZIONE ESTREMA: DIMISSIONI DI MASSA
Cosa può fare la maggioranza per non restare imbrigliata? Una soluzione estrema può essere quella del "bazooka" - e qui il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi non c'entra -, cioè la possibilità di dimettersi in massa per provocare la nascita di nuove Commissioni con nuovi presidenti. Una mossa suggerita dai costituzionalisti Salvatore Curreri e Francesco Clementi.
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