Paolo Baratta, alla soglia degli Ottanta, ha più anni della istituzione , fra le più antiche, che presiede, e cioè la Biennale di Venezia - sezione cinematografica) che di anni ne ha solo 76. E non è, naturalmente al primo mandato, che sta per concludersi. Perchè ha guidato, da Presidente, la Biennale , la prima volta dal 1998 al 2001, poi undici anni di seguito, dal 2008 ad oggi, per due mandati consecutivi. Ai quali, sembra, per statuto che non possa seguire un terzo, che per Baratta sarebbe il quarto.
Per la prosecuzione di Baratta a presidente della Biennale, si stanno pronunciando direttamente già parecchi, come fecero anche la volta precedente, dal sindaco di Venezia, Brugnaro al Governatore Zaia; e, indirettamente, la stessa Biennale che spara risultati eccellenti sopra ogni aspettativa e migliori di molto a quelli dell'anno scorso.
Adesso poi che Franceschini , che lo volle a presidente di tutte le commissioni che scelsero durante la sua precedente permanenza al Collegio romano, i direttori dei principali musei italiani - in maggioranza stranieri - torna a fare il ministro, alle voci di consenso aggiungerà anche la sua, per stima verso il manager ed anche per vicinanza politica, essendo Baratta di dichiarata fede di sinistra e di appartenenza ai partiti che tale idea hanno incarnato in questi ultimi anni.
Noi, per quel pochissimo, vicino allo zero, che contiamo pensiamo innanzitutto che una stagione dirigenziale dopo quasi vent'anni, pur egregia, meriti di chiudersi, perchè se ne apra un'altra. Perchè siamo convinti che una sedimentazione di idee e persone incarnate e sostenute dall'attuale presidente della Biennale, essendosi incancrenita, meriti di essere estirpata.
Ma anche perchè ci fa paura che un paese di sessanta milioni circa di abitanti non sappia trovare un degno, anzi miglior sostituto di una manager che ha saputo governare la Biennale, ma che ha già fatto il suo tempo.
Perciò Franceschini cominci da subito a pensare al sostituto di Paolo Baratta alla Biennale veneziana.
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