La situazione delle Fondazioni liriche italiane è grave, anzi gravissima. Non solo perché da qualche mese nuove criticità si sono manifestate a Verona, Firenze, ed anche Bologna, ma perché attaccandosi ad esse, mal gestite dalla politica - non lo si dimentichi in nessuna circostanza - si sente dire in giro che al Ministero di Franceschini stanno pensando ad un riassetto legislativo e giuridico delle fondazioni liriche italiane. Non si vuole chiudere nessuno dei 14 teatri, ma molte delle fondazioni sì, riducendole, secondo alcune voci, a tre o quattro: Scala, Opera e Santa Cecilia a Roma, San Carlo a Napoli. Alle quali si potrebbero aggiungere, ma solo in veste di festival storici, con personalità giuridica e gestionale 'a tempo:' Verona ( Festival areniano estivo) e Maggio musicale a Firenze. Portando tutte le altre fuori dal comparto ridottissimo delle Fondazioni, secondo quel che Franceschini sta meditando; e per i due festival per comprenderli nell'apposito comparto, magari con qualche prerogativa maggiore degli altri, essendo fra i festival storici italiani ( chissà cosa diranno a Spoleto, alla Sagra umbra, ma anche i più giovani sebbene non più giovanissimi Ravenna festival, Rossini Opera Festival, Romaeuropa Festival.... ma cosa volete che importi a Franceschini, che quei festival li chiama, per non perdere tempo, con i rispettivi acronimi: RAF, ROF, REF, e che vuol far piazza pulita del tessuto musicale italiano, come del resto da tempo gli andava suggerendo il salvatore di Bagnoli, Nastasi, già affossatore della musica, dandone la responsabilità a quell'infame algoritmo che da solo ha bussato al ministero ed ha detto di voler ridurre spesa e pretendenti della musica in Italia e gli hanno risposto: venga avanti!
In attesa di questo nerissimo futuro sul quale si sono concentrate le attenzione delle fameliche iene ministeriali, il cui capobranco ha il cognome che comincia con la F - e il seguito nol dico! - si stanno facendo le prove generali della distruzione, cominciando da Verona e Firenze.
A Verona, per la cui fondazione lirica, il gran governatore Zaia, per metterla in quel posto al dissidente Tosi, propone di fondere le due fondazioni venete, Verona e Venezia in un'unica istituzione, seppure con programmi che non posso essere uguali, e neppure somigliarsi lontanamente per la diversa vocazione, storia e missione delle due entità - ma allora che balzana idea è quella di Zaia?
Nel frattempo ci pensa il Commissario a far piazza pulita di ciò che lui reputa zavorra. Il commissario Fuortes chiude il corpo di ballo (che è di sole 8 unità e di infiniti aggiunti stagionali, e perciò non così grave, ma comunque grave è lo stesso!) e vuole fermare l'attività per due mesi, ma anche l'apertura e funzionalità della Fondazione Arena, ogni stagione, fra ottobre e novembre, risparmiando naturalmente stipendi e spese) E Tosi non sembra sgradire. Cosa gliene fotte a lui dell'Arena se non può metterci più la copia perfetta di Girondini che in quasi dieci anni alla guida dell'Arena con la benedizione e protezione di Tosi, oggi viene a dare la colpa del buco nei conti e nel patrimonio a chi ha gestito l'Arena fino al 2007 ( Orazi, ndr.). Lui, bravo amministratore, in questi dieci anni, che ha fatto? Non poteva pian piano riportare i conti dell'Arena sulla giusta strada? No, s'è dato lo stipendio più alto di tutti i sovrintendente italiani, e crediamo anche un premio di produzione aggiuntivo - causa produzione maggior debito - si è nominato anche un vice direttore artistico - solo per restare nelle cose che traspaiono all'esterno, mentre gettiamo un velo pietoso sulla pessima amministrazione della fondazione, già stigmatizzata da mezzo mondo musicale al momento, lo scorso anno, della sua riconferma quinquennale, strenuamente voluta da Tosi, e contro la quale Zaia, il fiero leone veneto, non ha mosso un dito se non per benedirla. Poi la scissione nella Lega, gli ha fatto cambiare idea e quella benedizione si è trasformata nel 'pollice verso' contro Tosi, Girondini, ed ora contro la stessa Fondazione Arena, a favore di Venezia. E Chiarot, a capo della Fenice, che replica sommessamente, un incomprensibile 'vediamo, ma prima salviamo Verona dalla bancarotta'.
Anche a Firenze le acque sono agitatissime, e gli argini del suo fiume non reggono all'urto e sprofondano. Nardella, che dal suo compagno Renzi ha avuto in premio svariati milioni per completare il nuovo teatro dell'opera, è in rotta di collisione con il sovrintendente Bianchi, messo lì da lui e da Renzi ed ora sul gozzo sia a lui che a Renzi- ma nessuno dei due vuol darlo a vedere - ed al teatro tutto intero. Bianchi ha un teatro divorato dai debiti e dal deficit, e che ti fa? alla chetichella, aumenta gli stipendi ai manager - all'insaputa di Nardella, come ha dichiarato l'interessato - sebbene egli presieda il Consiglio di indirizzo. Insomma nella merda fin sopra i capelli.
Nardella dice di voler attendere l'incontro già fissato ai primi di giugno con Francechini, il famelico ministro, quando forse verrà messo a parte del manifesto funebre già pronto in tipografia per gran parte delle Fondazioni liriche. Ed allora, almeno in quel caso, non così improbabile, vogliamo vedere se il mondo musicale italiano marcerà compatto contro Franceschini, magari portandolo in ceppi nel Colosseo restaurato e liberando dalle gabbie qualche leone tenuto a stecchetto perchè si avventi, famelico, sulla preda ministeriale.
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