martedì 24 maggio 2016

Il COMMISSARIO TRONCA UNO DUE E TRE

Il commissario straordinario di Roma che fra qualche settimana è in partenza per altri lidi ma che molti vorrebbero commissario per tutta la prossima legislatura e magari anche per le seguenti - e non se ne capiscono i grandi meriti - oggi ha fatto alcune sortite pubbliche  imbarazzanti,  e per la loro inutilità pratica  e per l'evidente  contraddittorietà  con altre sue recenti determinazioni.

 Passiamo sopra volentieri alla faccenda delle case e dei beni immobili del Comune, sulla quale sembrava deciso e determinato ad andare fino in fondo, ma della quale non si sa più nulla da tempo, dopo il clamore iniziale, al punto da far promettere ai candidati sindaci,  cogliendo la palla al balzo, che, a differenza di Tronca, il giorno dopo l'elezione pubblicherebbero l'elenco completo - senza riguardo per nessuno - degli attuali occupanti, per sbugiardarli davanti a tutti, soprattutto a quelli che hanno veramente bisogno di una casa, ne avrebbero anche diritto e non l'hanno, perché la casa che spetterebbe a loro è stata offerta a prezzi di favore e fuori mercato al potente 'ladrone'  di turno.

Oggi dalla convocazione di Tronca sulla cultura ed i suoi bisogni tutti si attendevano non solo le cifre dei bisogni ma anche quelle dei fondi disponibili. E, invece, la solita lagna, esattamente come faceva il sindaco che lui è venuto a sostituire. "Il patrimonio artistico della città , elencato nel dettaglio quello bisognoso di cure ordinarie e straordinarie, è immenso" - grazie per avercelo detto. "Gli interventi necessari hanno bisogno di 500 milioni di Euro" - ed anche questo più o meno lo si sapeva. Ciò che di nuovo ha detto Tronca, e questo davvero non lo si sapeva, è che "c'è bisogno di mecenati privati", ai quali si è rivolto con un appello accorato e sincero. Ma inutile.
Marino, almeno un piccolo sforzo l'aveva fatto, andando nei paesi arabi per sensibilizzare i ricchi sceicchi e donare fondi per mantenere lo splendore abbastanza appannato della grande Roma - che non è la squadra di pallone, anche quella appannata nello splendore e percorsa da polemiche.
Lui, Tronca, invece, cerca soldi, come il principe che cercava moglie ma che la trovo' solo dopo che si era dato da fare.
A che serve l'appello di Tronca se lui, o chi per lui, non si muovono concretamente? Pensa forse che i mecenati, sentito il suo straziante appello, si mettano in fila per bussare alle porte del suo ufficio, chiedendo di poter riempire di denaro fresco la cassa comunale? E perché non si è rivolto a Franceschini, magari  per il tramite della sua consorte, Michela Di Biase, già a capo della Commissione cultura del Comune con Marino, per avere da lui la prima tranche di fondi di una ventina di milioni - poca cosa, ma per cominciare vanno anche bene - distogliendoli da quell'insano inutile progetto di ricostruire in legno la platea del Colosseo?

E poi sul finire della sua conferenza, Tronca, si è rivolto ai singoli cittadini con un appello, questo davvero nuovo ed inatteso. "Vorrei che ogni cittadino, un privato cittadino, adotti la sua strada per curarne il decoro". Ma va, Tronca, chi te l'ha data questa geniale idea, in Italia fuori moda e non praticata? Sarebbe bello, anzi bellissimo. Solo che... non più tardi di qualche settimana fa, abbiamo letto sui giornali che il  Comune - forse non era quello di Tronca, o Tronca pensava ad altro, o ha lasciato fare? - ha ingiunto a dei cittadini che curavano la manutenzione delle aiuole della loro strada di desistere,  se non volevano incorrere in multe salate, perchè era compito dell'assessorato al decoro del Comune che, come  si capisce ed era facile immaginare nel disastro generale della città commissariata da Tronca, le hanno fatte andare in malora. Allora Tronca?

 O lei è andato in confusione, ed è quindi giunta l'ora che si prenda un periodo di riposo, oppure deve controllare ogni volta ciò che gli scrivono e gli dicono di dire, perchè c'è qualcuno che vuol farla scivolare platealmente;  e se le accadesse sarebbe impossibile ricostruirsi una onorabilità.

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