Ieri scrivevamo del diritto d'autore, ricordando una delle battaglie condotte dall'infaticabile lottatrice Liliana Pannella, morta un anno fa circa, nel silenzio generale. Lei si era battuta perché l'estensione della protezione non venisse ulteriormente allungata ( oggi è settant'anni dopo la morte dell'autore), convinta che più che giovare nuocesse all'autore, constatando che, terminata la protezione, le opere degli artisti, in ogni campo, compreso quello letterario, subiscono una impennata di vendite e diffusione - come giustamente, su dati concreti, ragionava Liliana.
Ora la questione dei diritti è stata posta all'omologa società francese che li tutela, la Sacem, su Ravel, più precisamente su uno dei brani più famosi ed eseguiti, il suo Bolero. In questo caso si sono fatti vivi, allo scadere dei settant'anni, non gli eredi di Ravel bensì quelli del coreografo che accompagnò con la sua opera il Bolero raveliano, e cioè Benois. Pretendendo che il Bolero venga considerato insieme opera musicale e coreografica e, dunque, non essendo trascorsi ancora 70 dalla morte del coreografo, i suoi eredi reclamano il pagamento dei diritti. La Sacem, omologa della nostra SIAE, ha risposto picche. E bene ha fatto. Bolero è di Ravel e solo suo, Benois ha scritto successivamente una coreografia sul celebre brano. Evidentemente agli eredi del coreografo non bastano i diritti della coreografia, ove eventualmente utilizzata, vogliono, in quota parte, anche quelli del Bolero che ora, e per l'avvenire, non potrà più pretendere. E, sicuramente, verrà eseguito più di prima - parola di Liliana Pannella.
Il nipote del celebre pittore Joan Mirò - che prima di diventare famoso e ricco aveva anche conosciuto la fame - ha devoluto il ricavato dalla vendita di alcune opere ai migranti, sempre di più, sempre più poveri e bistrattati.
Leggendo una simile notizia, riportata da tutti i giornali, ci si immagina che il nipote di un così grande pittore, abbia destinato ai migranti una considerevole somma, visto le altissime quotazioni delle opere di suo nonno. E, invece, ha destinato una miseria: sui 60.000 Euro. Meglio che niente, si dirà, però che vergogna: tanto chiasso per una miseria? A diffondere la notizia ha fatto veramente una figuraccia agli occhi del mondo, lui che, con una sola opera del nonno, delle tante ancora di cui ha la proprietà, potrebbe ricavare milioni di Euro. Perchè non devolvere i milioni piuttosto che le poche migliaia, come ha fatto?
In fondo ai piedi di due giganti, ce ne scusiamo, Gigi Marzullo, di Avellino, da oltre trent'anni padrone della fascia notturna di Rai1 e per tanti anni, RESPONSABILE della CULTURA, sempre per Rai 1- che solo a scriverlo viene da ridere.
In Rai succede di tutto, ad ogni cambio di dirigenti, l'ultimo con Campo Dall'Orto. Trasmissioni che vengono cancellate o aperte, conduttori licenziati o trasferiti, e nuovi che vengono assoldati, ma Marzullo resta lì, nessuno lo tocca. Non ottennero nulla le migliaia di cittadini e personalità che firmarono qualche tempo fa un appello per mandare a casa Marzullo. Neppure i potenti dirigenti da poco approdati a Viale Mazzini possono nulla contro Marzullo, l'intoccabile. Perchè? Non ci vengano a dire che, in fondo, è relegato nella notte televisiva e non fa male a nessuno. No, fa male, se non altro perchè uno, svegliandosi insonne, becca uno spavento se accendendo la televisione, si ritrova la sua faccia circondata dalle altre, sempre le solite, della solita compagnia di giro, nel 'suo' cinematografo ed altre amenità. Se uno pensa poi al suo incarico di 'responsabile della cultura' per la rete ammiraglia Rai, si rende conto di come siamo finiti in basso. Dove resteremo. perchè ora c'è solo da aspettare l'età della pensione di Marzullo ( ci andrà da dirigente con lauta pensione e lautisima liquidazione). Ma forse allora, ritenendolo indispensabile, faranno una eccezione e lo nomineranno direttore generale della Rai.
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