Non vi fate venire in mente che volete assistere ad una delle quindici repliche previste per la Traviata Valentino-Coppola (ed anche Bignamini che però non interessa quasi a nessuno, con qualche ragione) all'Opera di Roma, perché i posti, in tutto 24.000 circa, sono esauriti da tempo - non ce n'è neppure uno disponibile anche a pagarlo oro - procurando alle casse del Teatro entrate per 1 milione e mezzo circa di Euro, a fronte di un costo dell'intera 'operazione/produzione' di Traviata intorno a 1 milione e 800 mila euro, che saranno pareggiati dagli incassi solo alla prima ripresa dell'opera, già richiesta - secondo quanto si è letto - in Giappone.
E perciò la Traviata, anche a fine stagione, potrà aver procurato all'Opera di Roma pagine di giornali, ribalta internazionale, 'red carpe' stile Hollywood, o passerelle di moda, ma deficit di bilancio.
E nonostante tale incontrovertibile realtà, ancora qualche giorno fa, quando la partita della 'prima' era stata ampiamente archiviata, in pareggio fra i laudatores della scintillante sala del Costanzi, e buca d'orchestra opaca, qualche giornale è tornato ad intervistare il sovrintendente, artefice di tale successo planetario che la Scala invidia e non potrà mai più scalfire. Dimenticando di accennare al fatto che sì il bilancio in pareggio è stato raggiunto con il contributo dei lavoratori, che in teatro sono giunti registi ed artisti di fama - fra breve vi lavorerà anche Kentridge, l'artista del fregio a rischio 'profanazione' sul Tevere - ma che un'orchestra senza un direttore stabile di polso e prestigio, non va da nessuna parte, come del resto ha dimostrato la sbiaditissima direzione di Bignamini in questa Traviata, cosa che ha molto infastidito il sovrintendente, quando è stato fatto notare da alcuni giornali, autorevoli, a firma dei rispettivi critici musicali, e non dei soliti cronisti mondani che alla vista di tutte quelle star - venute per Coppola e Valentino, molto meno per la Traviata e per l'Opera di Roma - si sono ringalluzzite, sperando in più intenso lavoro futuro.
L'Opera sarà veramente riformata quando tutta la complessa macchina funzionerà perfettamente, in ordine di importanza per un teatro d'opera: cantanti all'altezza dei ruoli, direttori d'orchestra capaci, orchestra e coro perfettamente funzionanti; mentre invece, per Fuortes, che considera il 'mondo alla rovescia', il successo dell'Opera dipende dalla modernità introdotta con registi innovatori - unica eccezione Sofia Coppola che gli è servita - a suo dire - ad allargare il pubblico, come dimostrano i 24.000 posti tutti venduti, al punto che neanche chiedendo un biglietto all'Ufficio stampa, dimenticato in qualche cassetto, o in attesa di qualche possibile richiesta inattesa, per una qualsiasi delle repliche, è possibile ottenerlo.
Dal coro dei 'laudatores' di Fuortes, un coro ancora più numeroso di quello dei 400 ragazzi che ieri hanno cantato tutti insieme nel teatro, alla fine di un corso di avvicinamento dei ragazzi al melodramma, sembra essersi sfilato, con garbo ed educatamente Nicola Piovani - come si legge in una intervista di oggi al Messaggero: " anche lo sciagurato teatro Costanzi - Teatro dell'Opera - sembra che ultimamente stia lentamente imboccando una buona strada, rispetto ad un passato grottesco e scellerato".
Abbassate la voce, sembra voler dire Nicola Piovani, non è ancora tempo di cantare vittoria, con quell' ULTIMAMENTE, LENTAMENTE. Il cammino di risanamento è appena iniziato, le star della Traviata non fanno fare neanche un passo avanti all'Opera, sulla strada del riscatto, ancora lunga la prima, lontano il secondo. Non si può credere ai miracoli ai quali sembrano invece credere tutti i partecipanti del coro di 'laudatores' della gestione Fuortes, i giornali in prima fila, nel quale coro - come si deduce facilmente - noi non cantiamo, e non canteremo prima che il Teatro dell'Opera torni ad essere il teatro di una vera capitale.
Nessun commento:
Posta un commento